Gli attivisti si erano incollati alla celebre opera per protesta: il team di legali di Ultima Generazione vuole ridiscutere la condanna.
Continuano i blitz di Ultima Generazione, gli attivisti che intendono far aprire gli occhi alla comunità sull’emergenza climatica. Le loro scelte di protesta in tal senso sono sempre state molto divisive, perchè i giovani non si fermano alle parole. Usano un metodo particolarmente sovversivo, spesso al limite del consentito ma assolutamente non violento, che nella maggior parte dei casi causa controversie sul piano legale.
Bloccano le strade, si fanno trovare al cospetto delle grandi opere per operazioni che mettono a repentaglio la giornata di molti. In nome di una presa di coscienza non sempre condivisibile: molte infatti sono le ritrosie da parte della comunità. Alcuni li spalleggiano, ma altri ritengono che le loro cause (seppur giuste sul piano etico) possano essere portate avanti in maniera più convenzionale.
Ultima Generazione: processo bis dopo l’operazione ai Musei Vaticani
Questo scontro, spesso figlio anche di un gap generazionale, da qui il loro nome che però suona come un allarme (Ultima Generazione prima della catastrofe ambientale se non si fa qualcosa), arriva anche nelle aule. Il 12 giugno scorso, infatti, i giudici vaticani hanno condannato due attivisti a 9 mesi di reclusione più una multa da 1500 euro. Senza contare la contribuzione al risarcimento di un danno pari a 28mila euro. Gli attivisti si erano incollati al Lacoonte presso i Musei Vaticani: l’intento era sempre lo stesso.
Portare consapevolezza sull’emergenza climatica: una scossa alle coscienze per cercare di scuoterle. In quel 18 agosto, data del blitz, una scossa è arrivata solo dalle autorità che non hanno potuto evitare l’intervento. Ora gli attivisti sono al processo bis e la difesa vuole ridiscutere la condanna. Appuntamento il 16 gennaio prossimo presso la Corte d’Appello di Città del Vaticano. Di questo hanno parlato anche colleghi dei giovani coinvolti nell’ultima operazione concordata: una rappresentanza davanti al Pantheon nel corso della messa per l’Immacolata Concezione.
Lo scorso 8 dicembre ad ascoltarli c’era Monsignor Frigerio che ha cercato di comprendere le loro cause e ha detto: “Forse noi siamo meno irrequieti, ma siamo dalla stessa parte. Anche noi ci battiamo per la pace”. Con l’occasione gli attivisti hanno potuto ribadire che, volendo, sarebbe stato possibile aiutarli con un contributo per finanziare le loro attività. Comprese le spese legali che saranno chiamati ad affrontare. Il loro operato, comunque, non si ferma.