Verranno addestrati nel Lazio per cercare i nidi di tartaruga marina più nascosti e che solo il loro formidabile fiuto può scovare. Sono i ‘Tarta Dog‘, i cani che contribuiranno alla salvaguardia della specie Caretta caretta. Si tratta di un’attività prevista dal progetto Life Turtlenest, cofinanziato dal programma LIFE dell’Unione europea, , finalizzato al miglioramento della conservazione della tartaruga marina comune (Caretta caretta) in Italia, Spagna e Francia. Il progetto è coordinato da Legambiente e vede coinvolto in prima linea l’Enci – Ente Nazionale Cinofilia Italiana, partner di progetto.
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Record di nidi di caretta caretta nel 2023
L’estate 2023 ha segnato un record nella storia delle nidificazioni in Italia e nel Lazio. A livello nazionale sono oltre 400 i nidi deposti (nel 2022 ne erano stati trovati 123), di cui 16 registrati sulla costa laziale.
Con l’innalzamento delle temperature dovuto alla crisi climatica, infatti, le tartarughe Caretta caretta stanno individuando le coste del Mediterraneo occidentale come luoghi adatti per formare nuove colonie. Fino a pochi anni fa la nidificazione regolare avveniva esclusivamente nel più caldo bacino del Mediterraneo orientale, principalmente in Libia, Grecia, Turchia e Cipro.
Tuttavia, negli ultimi due decenni gli esperti hanno registrato un numero crescente di nidificazioni lungo le coste italiane, francesi e spagnole. Evidentemente questa specie esplora nuove località ed espande l’areale di nidificazione, dal momento che oggi sono disponibili contesti naturali precedentemente troppo freddi per l’incubazione degli embrioni.
Le parole di Stefano Di Marco
“L’incremento delle nidificazioni – ha dichiarato Stefano Di Marco, coordinatore dell’Ufficio progetti di Legambiente e Project Manager – ha determinato l’aumento dell’attenzione sulla salvaguardia delle tartarughe marine. Life Turtlenest è nato proprio per dare una risposta a tale emergenza, attraverso attività di monitoraggio, messa in sicurezza dei nidi, ricerca scientifica, campagne di sensibilizzazione e la sperimentazione di nuove metodologie per la ricerca dei nidi, come l’ausilio delle unità cinofile”.
“Oltre all’utilizzo dei droni, l’ausilio fornito dall’Enci sarà di fondamentale importanza per individuare quelle tracce che sfuggono all’occhio umano, ma che le abilità di cani ben addestrati possono trovare. I corsi di formazione rappresentano un primo passo in questa direzione, un preludio delle attività di monitoraggio, che partiranno dal maggio 2024, la prossima stagione di nidificazione”.