Si chiama Walter Biot l’ufficiale militare italiano arrestato con l’accusa di spionaggio nella serata di ieri, 30 marzo, ha 56 anni ed è sposato con quattro figli. Capitano di fregata in servizio all’ufficio Politica Militare dello Stato maggiore della Difesa, Biot è accusato di rivelazione di segreti militari a scopo di spionaggio e procacciamento di notizie segrete a scopo di spionaggio. Si tratta di reati, previsti dagli articoli 86 e 88 del Codice penale militare, punibili con l’ergastolo o, nel secondo caso, con almeno vent’anni di reclusione.
L’arresto di Biot
Nella serata di ieri, 30 marzo, i carabinieri del Ros hanno tratto in arresto il capitano di fregata Walter Biot, in servizio all’ufficio Politica Militare dello Stato maggiore della Difesa. Con lui è stato fermato anche un ufficiale delle forze armate russe, la cui identità al momento rimane ignota. L’accusa che pende sul militare italiano è di procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato, spionaggio politico e militare, diffusione di notizie di cui è vietata la divulgazione. I due sono stati scoperti nel corso di un appuntamento per un incontro clandestino, mentre l’ufficiale italiano passava al collega straniero documenti “classificati”, ricevendo in cambio 5 mila euro, denaro posto sotto sequestro dai carabinieri che sono intervenuti proprio al momento dello scambio. I militari hanno condotto le indagini con la collaborazione dell’Aisi, l’intelligence interna, e dello Stato Maggiore della Difesa. Da quanto trapela, Biot avrebbe ceduto i documenti esclusivamente per denaro, in quanto da qualche tempo la sua situazione economica non era delle migliori.
Chi è il pometino Walter Biot
Biot viveva da anni al centro di Pomezia ed era conosciuto da molti come persona serissima e riservata. Grande stupore, nel pomeriggio di oggi, quando si è saputo che era lui l’ufficiale accusato di spionaggio. Il 56enne aveva intrapreso giovanissimo la carriera militare in Marina come sottufficiale ed era riuscito a diventare ufficiale grazie a un concorso interno, qualificandosi in seguito come “guida caccia”, ovvero come uno di quei militari addetti alle varie operazioni aeree nelle loro varie forme, dalla gestione radar al controllo e alla guida, appunto, dei caccia intercettori. Nel 2010 è passato allo Stato maggiore della Marina Militare dove ha lavorato per due anni presso l’ufficio stampa, per poi passare al Gabinetto del Ministro della Difesa, occupandosi di cerimoniale, comunicazione e relazioni esterne. Il suo attuale incarico era al terzo reparto dello Stato maggiore della Difesa, ufficio Politica militare e pianificazione, dove si trattano le direttive politiche in tema di sicurezza e difesa e per poi tradurle in direttive tecnico-militari, oltre ad essere l’ufficio in cui si gestiscono le relazioni internazionali riconducibili al capo di Stato maggiore della Difesa e di elaborare le linee d’azione in materia di distensione e disarmo.
I documenti sottratti
Secondo l’accusa, l’ufficiale avrebbe fotografato i documenti riservati dal monitor del suo computer e li avrebbe scaricati su una chiavetta, che avrebbe poi consegnato all’ufficiale russo. La pen drive adesso sarà analizzata dagli investigatori. Domani si svolgerà l’udienza di convalida dell’arresto dell’ufficiale pometino, che – nel caso venga riconosciuto colpevole – rischia una condanna che può andare da 20 anni fino all’ergastolo.
Maria Corrao