Prima sono stati elogiati per il grande sforzo compiuto durante il periodo della pandemia, quando le bombole di ossigeno, materiale da loro prodotto, era tra i più ricercati. E ora, in previsione di un calo della produzione dopo il picco dei mesi scorsi, l’azienda che aveva dato l’encomio “premia” gli stessi dipendenti coinvolgendoli in una procedura di mobilità che preclude al licenziamento. Succede a Pomezia e i lavoratori sono quelli della multinazionale francese chimico-farmaceutica Air Liquide di via Campobello. L’azienda nella sede pometina si occupa solo della parte farmaceutica, con 26 dipendenti: in questo momento il provvedimento è toccato a 6 lavoratori.
Per questo è stato annunciato uno sciopero, che si svolgerà venerdì 15 ottobre, nelle 4 ore finali del turno di lavoro. “Si parla di ricollocazioni, ma se la proposta è di ricollocare un lavoratore di Pomezia a Verona o in Lombardia ovviamente per il dipendente è impossibile – spiega Giancarlo Samori, portavoce Filctem cgil Roma Sud Pomezia Castelli – Lo sciopero nella sede di via Campobello è stato indetto per tutelare i posti di lavoro di questi colleghi che rischiano il licenziamento. Sempre il 15 ottobre ci sarà un incontro in Assolombarda con l’azienda per cercare una soluzione migliore rispetto a quanto prospettato dall’azienda, che porta inevitabilmente al licenziamento. Durante la pandemia questi lavoratori hanno dato il massimo, perché producono bombole di ossigeno e quindi il lavoro è aumentato. Adesso che il lavoro è tornato ai ritmi regolari pre pandemici, vogliono ridurre il personale mettendolo in mobilità e poi licenziando”.
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Lo sciopero
“Il 15 ottobre sarà sciopero nazionale di tutti i dipendenti della azienda chimico farmaceutica. Questo è dovuto alla decisione di implementare la tecnologia digitale e licenziare i lavoratori. È questa la ricetta proposta dal management della Air Liquide”, spiegano le segreterie nazionali di Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil dopo l’annuncio dei licenziamenti da parte dell’azienda nei siti di Pomezia e di Milano.
“Di fatto – insistono i sindacati – chiudendo i magazzini italiani ed esternalizzando l’attività di logistica ad una società privata che la gestirà dalla Francia, l’azienda continua a tagliare i comparti in Italia, questo dopo aver già l’accentrato l’attività finanziaria a Lisbona in Portogallo. È inaccettabile”.
“I lavoratori licenziati hanno ricevuto encomi aziendali nei mesi scorsi per non avere mai fatto mancare l’ossigeno nelle strutture ospedaliere, soprattutto per salvare la vita ai malati Covid. L’azienda, per tutta risposta, ha deciso invece di esternalizzare tagliando un ramo essenziale per la produzione e lo stoccaggio dell’ossigeno nel nostro paese. Un requisito che è risultato essenziale nella fase pandemica”.