E’ agghiacciante, quello che succede nelle verdi e bucoliche campagne tra Pomezia e Torvaianica, dove vengono coltivati i rinomati “cocomeri“, le angurie più pregiate che tutta Italia ci invidia, ma anche, a seconda della stagione, carciofi, pomodori e tanta altra frutta e verdura. Tutta “condita” di veleno. O meglio, il veleno viene messo, in alcuni campi, per tenere lontani gli animali, per paura che mangino i semi o addirittura la frutta.
Parliamo dei sacchetti blu contenenti dose massicce di veleno, capaci di far morire un cane o un gatto, così come un uccello, una volpe, un riccio o un qualsiasi altro animale selvatico.
Il cane avvelenato e gli animali morti
Ma ecco cosa è successo e come lo abbiamo scoperto. Il primo giugno Marcello porta Minnie, Trilly e Romeo, tre grossi cani che hanno bisogno di correre e giocare, a sgambare in un terreno pubblico in via Foce Verde, una traversa di via del Mare, tra Pomezia e Torvaianica. Si tratta di un ampio campo dove di sono alcune balle di fieno, non recintato, apparentemente non privato visto che non ci sono cartelli che ne delimitano l’area privata, non coltivato, confinante con un campo coltivato ad angurie. Minnie, la più esuberante, una volta tornata a casa inizia a sentirsi malissimo: trema, non si regge in piedi, ha la bava alla bocca. I proprietari notano che ha qualcosa di blu tra i denti e la portano di corsa all’ospedale veterinario di via dei Castelli Romani, a Pomezia, dove i medici scoprono che la cagnolona ha ingerito una bustina di veleno. Grazie al tempestivo intervento dei veterinari, che le inducono il vomito e le danno le cure adatte, Minnie si salva.
“Inizialmente – racconta Teresa, la moglie di Marcello – abbiamo pensato che il veleno si trovasse nel nostro giardino, ma non c’era nulla. Abbiamo perciò ripercorso a ritroso tutta la strada fatta con il cane quel giorno, fino ad arrivare nel campo, dove abbiamo trovato, sia lì che soprattutto nell’adiacente campo coltivato ad angurie, centinaia e centinaia di altre bustine uguali a quella che aveva ingerito Minnie. Erano quasi tutte già aperte, solo qualcuna era ancora piena di veleno. La cosa brutta era che, tutto intorno, era pieno di animali morti: gatti, cornacchie, ricci… tutte bestiole che sicuramente avevano ingerito il veleno. Ma ancora più scioccante era che ce ne stavano alcuni ancora vivi, ormai agonizzanti, per i quali non c’era più nulla da fare: una scena straziante: ho pianto tutto il giorno e ancora adesso ho il magone”.
“Anche lo scorso inverno – aggiunge Marcello – quando il campo era coltivato a carciofi, c’erano tutte queste bustine blu e una persona mi aveva detto di stare attento ai cani, perché qui era pieno di veleno, ma non avevo dato peso alla cosa. E invece a quanto pare era tutto vero…”.
Avvisata Asl e organi competenti
Alessia, la figlia di Marcello e Teresa, invia immediatamente una pec alla Asl Roma 6 per segnalare l’accaduto, allegando anche le foto. Non solo: il 2 giugno vengono avvisati sia la forestale che la polizia locale. Nel frattempo gli animali continuano a morire. Ieri Marcello chiama nuovamente, arrabbiato, la forestale, che stamattina è andata sul posto per fare un sopralluogo, intimando al proprietario di rimuovere il veleno. I carabinieri hanno quindi preso in carico la vicenda, per capire se il veleno utilizzato sia del tipo permesso nell’agricoltura oppure no.
Nel campo intanto alcuni animali morti sono spariti. Ma molti sono ancora lì. I video in nostro possesso, che ovviamente giriamo integralmente agli inquirenti che ne facciano richiesta, saranno le prove. Gli animali chiedono giustizia. Noi anche.