Altra brutta pagina riguardante la crisi economica che oramai attanaglia il nostro paese da diversi anni a questa parte. Anche Pomezia, in più di un’occasione, è finita alla cronaca per casi di licenziamento forzati, licenziamenti che ne hanno indebolito inevitabilmente il tessuto sociale. E oggi, purtroppo, una nuova azienda, e con essa altri lavoratori, finisce nell’occhio del ciclone. Si tratta della Sintel Italia S.p.A. sita in Via Carlo Poma, impresa operante dagli anni ’80 nel settore della sicurezza soprattutto per la Pubblica Amministrazione; ebbene, lo scorso maggio l’azienda ha deciso di licenziare 9 dipendenti (circa il 26% della forza lavoro complessiva, come fanno sapere gli stessi lavoratori) motivando la scelta per “crisi economica”. Inutili, al momento, sono stati gli incontri, due, uno il 26 maggio, l’ultimo lo scorso 10 giugno, tra le parti, così come vani sono stati gli sforzi dei Sindacati – a causa della totale chiusura da parte dell’azienda a qualsiasi forma di dialogo, fanno sapere ancora i dipendenti – per cercare di arrivare ad una soluzione condivisa. I lavoratori stanno allora pensando, come si legge nel comunicato di seguito riportato, di spostare la battaglia anche in Regione Lazio e al Ministero del Lavoro: “non può finire così”, sembra essere dunque il messaggio lanciato da chi si è visto sottrarre improvvisamente dalle mani il proprio futuro.
Sintel Italia Spa, licenziamenti forzati: il comunicato stampa
“Oggetto: “Licenziamenti coatti alla Sintel Italia S.p.A. di Pomezia”
Ancora una volta arriva una triste e preoccupante notizia per la nostra economia locale. Ancora una volta una piccola-media impresa del settore metalmeccanico arriva alle cronache non per i suoi prodotti e successi, ma per procedure di licenziamento.
E’ questa la volta della Sintel Italia S.p.A. impresa da più di 30 anni sul mercato nella produzione di tecnologie e videosorveglianza per clienti istituzionali importanti, quali Polizia, Carabinieri, Ministeri, uno tra tutti il Ministero dell’ Interno, Polizie nazionali ed internazionali. Un’azienda conosciuta ai più quale fornitrice dell’innovativo “Sistema Mercurio” in dotazione alla Polizia di Stato, utilizzato anche per il giubileo in corso.
Ebbene, la Sintel Italia a fine maggio decide di licenziare ben 9 dipendenti su una struttura di circa 35 lavoratori ( circa il 26% DELLA FORZA LAVORO) per “crisi aziendale”. salvo poi scegliere dipendenti nella forza vendite e un intero reparto della “customer care”. Una decisione a dir poco discutibile se si pensa che l’azienda si sta spostando dalla fornitura di sistemi di videosorveglianza alla vendita di prodotti finiti dedicati all’ “in-car technology”.
La decisione è stata presa dal consiglio di Amministrazione per poi essere presentata ai sindacati a fine maggio, decisione a cui gli stessi sindacati si stanno opponendo fortemente consigliando altre forme di ammortizzatori sociali ma altresì trovando, dall’altro versante, una totale chiusura ad ogni forma di dialogo da parte dell’ azienda: e questo sia nel primo incontro svoltosi in data 26 maggio sia nell’ultimo svoltosi lo scorso 10 giugno dove l’azienda, in presenza anche del proprio consulente di Federlazio, non ha voluto ascoltare e concordare con le rappresentanze sindacati possibili altre soluzioni siglando così un secondo un mancato accordo con le unioni sindacali.
Ora si andrà in Regione Lazio e presso il Ministero del Lavoro: ci saranno altri 15 giorni in cui ci si augura possano cambiare le decisioni e l’atteggiamento dei vertici della Sintel Italia su questa triste vicenda che rischia di ledere pesantemente la fama e l’immagine della Sintel Italia eche comunque segna un’altra sconfitta per il comparto aziendale della provincia di Roma. A tal proposito facciamo proprio un appello anche alle istituzioni, in modo particolare alla Regione Lazio e al Ministero del Lavoro, perché non rimangano impassibili di fronte a tali avvenimenti e perché possano intervenire anche sulle piccole e medie realtà imprenditoriali che rappresentano il cuore vivo dell’ Italia, e non solo sui grandi gruppi e lobby del nostro paese Italia“.