Le fiamme che si avvicinano pericolosamente, l’imminente pericolo e la decisione, pur di salvarsi la vita, di scappare. Rinunciando però così alla propria casa che va letteralmente in fumo. E’ questa la storia di Serena una delle tante persone di Pomezia che hanno pagato un conto altissimo per i roghi scoppiati sul territorio nel giugno scorso.
La sua abitazione infatti, da quel ‘maledetto’ 27 giugno, quando diversi focolai misero a dura prova l’area industriale della città, ha subìto ingenti danni e da allora è rimasta così. Del resto quel giorno infatti erano state davvero tantissime le richieste di intervento considerando gli enormi roghi scoppiati in tutta Roma e provincia che misero seriamente in difficoltà la macchina dei soccorsi: i più rilevanti si registrarono sull’Aurelia e sulla Laurentina tra Pomezia e Roma, dove un tratto venne chiuso.
La testimonianza
“Avevamo visto in lontananza il fumo che si avvicinava da Ardea già dalle 14.00 circa“, ci racconta Serena. “La mia famiglia (la donna vive con il marito, la figlia e la mamma ma quel giorno c’era anche la nipotina di 11 anni, ndr), così come anche i vicini, inizia a chiamare il numero delle emergenze ma purtroppo non arriva nessuno”. Le richieste purtroppo, come detto, sono tantissime: tutte le squadre disponibili (tra Vigili del Fuoco, Protezione Civile, ecc.) vengono inviate sul campo ma chiaramente qualche intervento resta all’inizio inevaso.
Sul territorio invece a bruciare è l’area industriale di Pomezia al confine con Ardea: nuovamente la Via Laurentina ma anche Via Campobello e numerose vie interne della zona. Ed è proprio qui che vive, o meglio viveva Serena dato che la casa, dopo il rogo, è diventata inabitabile tanto che ora la famiglia dovrà andare in affitto.
Morti due cagnolini
“Presi dalla paura siamo scappati e solo mio marito è rimasto per cercare di limitare i danni. Ma la lotta è stata impari e gran parte dello stabile è bruciato. Nelle fiamme abbiamo rinvenuto anche i resti di due dei nostri cagnolini che purtroppo non hanno fatto in tempo a scappare. E’ stato uno strazio, sommatosi alla disperazione di aver perso, di fatto, ogni cosa, i ricordi di una vita”, continua il racconto.
Intervento in ritardo e mancanza di acqua potabile
Ad incidere sul disastro, secondo la famiglia, sarebbero stati due fattori in particolare. “Sicuramente il ritardo nei soccorsi è stato il problema principale considerando che solo nel tardo pomeriggio gli operatori hanno raggiunto la nostra casa. Ma a quel punto era tardi”, racconta Serena.
“Ma c’è dell’altro. Se avessimo avuto l’acqua potabile, ovvero l’allaccio diretto alla condotta idrica pubblica, avremmo potuto salvare di più. E invece la nostra zona, nonostante le battaglie che portiamo avanti da anni, ne è ancora sprovvista. Noi abbiamo soltanto un pozzo-depuratore collegato alla corrente ma una volta in corto siamo rimasti senza acqua e quindi paralizzati. Quello che mi chiedo è: visto che ci sono le elezioni tra pochi mesi, potrà una nuova Amministrazione garantire un allaccio idrico come si conviene in un mondo civile nel 2022?”, è l’amara considerazione della cittadina.
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L’appello di Serena
Ma cosa si può fare quando, per cause terze, come una calamità naturale in questo caso, si subiscono danni, peraltro così ingenti? Cosa possono fare le Istituzioni? Da questo punto di vista il Comune di Pomezia aveva pubblicato nei giorni successivi un avviso per dare modo alle persone rimaste coinvolte dagli incendi di segnalare i danni subiti; il tutto da inoltrare poi alla Regione Lazio in caso di attivazione dello “stato di calamità” (necessario per attivare i risarcimenti) che però nel Lazio è stato attivato soltanto sul fronte della siccità in quest’estate.
“Oggi, a distanza di tre mesi, siamo ancora in attesa della perizia sulla nostra abitazione. Da quello che sappiamo ci sono dei fondi previsti per questo tipo di situazione ma purtroppo non abbiamo ancora ricevuto nessuna notizia”, aggiunge Serena che nei giorni scorsi ha incontrato anche la deputata e candidata del PD Patrizia Prestipino (che si propone di presentare una proposta in modo di garantire tempi certi e ragionevoli di risarcimento del danno e trasparenza nelle procedure in questi casi) ella speranza che il suo appello superi i confini comunali.
La raccolta fondi
In attesa di novità la famiglia si è attivata per chiedere aiuto al popolo della rete. A questo link è stata infatti pubblicata una raccolta fondi per raccogliere i soldi necessari per sistemare l’abitazione.