L’ex Sindaco di Pomezia Fabio Fucci è stato condannato per diffamazione. La condanna al pagamento di una multa di 750 euro arriva a seguito di un post su Facebook del 2015 in cui Fucci attaccava Michele Gregis.
Al centro il rinnovo dei contratti per i precari
A dare per primo la notizia è stato Il Messaggero. Il post incriminato era stato pubblicato sulla pagina ufficiale Facebook di Fabio Fucci, all’epoca Sindaco di Pomezia. Nel post Fucci attaccava Michele Gregis, agente di Polizia Locale e delegato sindacale Diccap. Il Sindaco accusò Gregis di voler far saltare il tavolo sul rinnovo dei contratti di 110 dipendenti municipali precari. Il delegato sindacale chiese infatti di esaminare i contratti di rinnovo, preparati dal Comune pochi giorni prima della scadenza, prima che venissero firmati dai dipendenti. Al centro della questione c’erano i diritti dei lavoratori che Gregis riteneva non adeguatamente tutelati. Fucci replicò alla richiesta dando pubblicamente del “vigliacco e opportunista” a “chi sfrutta i lavoratori per questo scopo”. A seguito di questo post su Facebook, Gregis decise di sporgere denuncia per diffamazione: il Tribunale di Velletri gli ha dato ragione, emettendo il decreto di condanna.
La replica di Fabio Fucci
Fabio Fucci, da poco sfiduciato dal Movimento 5 Stelle e di nuovo candidato a Sindaco con l’appoggio di due liste civiche, ha commentato la notizia della condanna. “All’epoca stavamo trattando con i sindacati per il rinnovo dei contratti”, spiega Fucci. “Fu una trattativa complicata: un sindacato, il Diccap e un sindacalista, rischiarono di far saltare l’accordo. Sulla mia pagina Facebook, vista la delicata situazione e il concreto rischio di danneggiare numerose famiglie, dichiarai che chi sfrutta i lavoratori per questo scopo è un vigliacco, opportunista, che specula sulla pelle dei lavoratori. Per queste parole mi è stato notificato il decreto penale di condanna per diffamazione”. Fucci annuncia poi la volontà di non chiudere qui la vicenda. “Ho 15 giorni per oppormi al decreto e lo farò. Credo che il provvedimento del giudice sia sproporzionato. Questo è uno di quei famosi reati di opinione”, conclude Fucci. “Il rischio di incorrere in questo tipo di situazioni per una persona come me, che comunica molto con la popolazione, è ovviamente molto frequente e fa parte del gioco. Sono tutto meno che un delinquente e di questo sono sicuro che i cittadini ne abbiano avuto prova in questi anni”. Questa volta il massiccio utilizzo dei social si è rivelato un’arma a doppio taglio, danneggiando chi più di tutti ha usato Facebook per promuovere il proprio operato e attaccare gli avversari. Resta da vedere se il Tribunale accoglierà le osservazioni di Fucci o darà nuovamente ragione al sindacalista diffamato.