La Regione Lazio certifica in queste ore quello che la nostra inchiesta aveva già portato alla luce un anno fa. Ovvero che riscuotere le somme previste dalla polizza fidejussoria, stipulata all’epoca a garanzia del sito, sarebbe stato impossibile. Il motivo? Il fallimento della società assicurativa, la City Insurance, ossia la compagnia romena firmataria della polizza fideiussoria che avrebbe dovuto garantire per l’appunto – con un importo pari a circa 725,000 euro – i costi di un eventuale incidente e della successiva bonifica.
Adesso però, a seguito di un’interrogazione presentata dall’ex Sindaco di Pomezia Adriano Zuccalà, che oggi siede in Consiglio Regionale all’opposizione, dalla Pisana mettono nero su bianco che quei soldi non arriveranno mai. Di conseguenza, sul sito andato a fuoco nel maggio 2017 sulla Pontina Vecchia – e sul quale in tutto questo tempo è stato fatto poco o nulla – tornano a calare nuove ombre.
Il caso della polizza a “garanzia” della EcoX
Quindi che fine hanno fatto dunque quegli oltre 700mila euro? Svaniti nel nulla e a quanto pare persi per sempre. C’è da dire che comunque la cifra, a prescindere, non sarebbe sufficiente alla bonifica dell’area, considerando che il costo stimato per la bonifica (completa) sarebbe di circa 5-6 milioni di euro, ma comunque è innegabile che tali somme avrebbero giocato comunque un ruolo importante, anche solo per le operazioni di mappatura del materiale combusto.
Proprio per questo il ruolo di questa polizza nella vicenda era cruciale, tanto quanto le carenze nei controlli di chi – a tutti i livelli – avrebbe dovuto vigilare sull’azienda: il documento era infatti indispensabile per la concessione dell’autorizzazione all’azienda di Via Pontina Vecchia e non a caso viene citata al momento della voltura alla Eco Servizi per l’Ambiente, ovvero l’ultima azienda che aveva preso in affitto dalla Eco-X il ramo d’azienda nel 2014; ma nessuno si era preso la briga di controllare la reale affidabilità della compagnia assicurativa. Eppure i segnali per capire che qualcosa non andava c’erano stati davvero tutti.
La storia
Ripercorriamo la vicenda (qui il nostro articolo integrale datato maggio 2022). La City Insurance S.A. è una compagnia come detto con sede in Romania che ha esercitato in Italia “l’attività assicurativa in libera prestazione di servizi (senza sede stabile), principalmente nel ramo cauzioni”. Sin da subito però la sua attività finì nel mirino degli organi di vigilanza tanto che nel 2012 l’Istituto di Vigilanza sulle Assicurazioni Private (ISVAP), aveva fatto divieto alla City Insurance di stipulare nuovi contratti in Italia. Un divieto che verrà confermato peraltro nel 2014. Secondo quanto ricostruito dall’ISVAP City Insurance era apparsa in Italia (dal 2008) “raccogliendo affari quasi esclusivamente nel campo delle garanzie fideiussorie”, e, a partire dalla seconda metà del 2011, anche in quello delle “garanzie di responsabilità civile generale a favore di Enti pubblici territoriali e ASL che espongono la compagnia ad impegni economicamente rilevanti se rapportati alla misura del suo capitale”.
Secondo l’organo di vigilanza in poche parole c’erano forti rischi che la City Insurance non sarebbe stata in grado di far fronte, al momento dell’occorrenza, agli impegni assunti. Tante le anomalie riscontrate, a partire dalla divisione in una “governance sostanziale” operante in Italia, e una solo “formale” in Romania con quest’ultima che non era a conoscenza, secondo l’Istituto di Vigilanza, di conoscere e monitorare “la consistenza del portafoglio polizze, l’ammontare dei premi emessi, ecc”, solo per fare un esempio. Gli accertamenti svolti nel 2011 permisero inoltre di accertare “criticità operative tali far ritenere non sana e prudente la gestione aziendale della City Insurance, quanto meno in relazione agli affari assicurativi assunti in Italia, che espongono, come detto, la compagnia ad impegni economicamente rilevanti”. Per questo, alla fine, arrivò il doppio provvedimento di divieto ad operare nel nostro Paese.
Le date
Ed è questo il punto centrale della questione. Perché infatti non si tenne conto di queste criticità al momento della voltura dalla Eco-X alla Eco Servizi per l’ambiente? Le date parlano chiaro.
- L’atto di divieto “a stipulare nuovi contratti nel territorio della Repubblica Italiana” da parte dell’Istituto di Vigilanza sulle Assicurazioni Private e di interesse Collettivo è del 2 luglio 2012;
- Il 3 marzo 2014 l’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni conferma tale divieto;
- Il successivo 17 ottobre 2014 viene firmata la Determina di “voltura dell’autorizzazione dalla Eco-X alla Eco servizi per l’ambiente per l’affitto del ramo d’azienda” che menziona all’interno la polizza fideiussoria della City Insurance per 725,000 euro.
Perché allora la Regione, così come accaduto, tanto per fare un esempio, con la questione della mancanza della certificazione antincendio, non si accorse del problema considerando che nel frattempo erano stati emessi quei provvedimenti contro la City Insurance?
Il provvedimento in Romania contro la City Insurance
La storia ad ogni modo prosegue. Se dunque dal 2012 la compagnia non avrebbe più potuto più stipulare nuovi contratti in Italia, e tra l’altro il suo nome iniziò a comparire in altre vicende collegate ad inchieste giudiziarie, nel 2016, un anno prima del disastro Eco-X, qualcosa si mosse anche nel paese di origine. Il 20 aprile 2016 sempre l’IVASS, rese noto infatti che l’Autorità Romena aveva “vietato alla City Insurance la sottoscrizione di nuovi contratti nel ramo cauzioni”. Oltre a questo veniva chiesto alla società di presentare “un piano di risanamento finanziario” per ottemperare ai requisiti richiesti dalle direttive comunitarie “al fine di garantire che le società possiedano il capitale necessario per far fronte ai propri impegni”.
Chiesto il fallimento dell’Assicurazione
E arriviamo così alla storia recente. Nel settembre 2021 – in mezzo c’è stato chiaramente il disastro ambientale – con comunicazioni ribadite sia ad ottobre che a novembre, l’Autorità di Vigilanza romena ASF aveva disposto la revoca dell’autorizzazione alla City Insurance avviando al contempo le procedure con il Tribunale per avviare la procedura fallimentare.
Zuccalà (M5S): “Gravissimo, così abbandonano il nostro territorio”
Oggi, allora, a distanza di poco meno di due anni, arriva la conferma che quelle somme non saranno più recuperate. L’interrogazione è stata presentata al presidente della Regione Lazio Rocca il 5 maggio scorso dal consigliere M5S Adriano Zuccalà che chiedeva chiarezza sui fondi destinati alla bonifica del sito ECO-X, sui soldi che la Regione deve restituire al Comune di Pomezia per l’intervento di messa in sicurezza già realizzato nel 2019 e sulla polizza fidejussoria di oltre 700mila euro mai pervenuti all’ente pometino.
“La risposta all’interrogazione è arrivata dalla Direzione regionale Ciclo dei rifiuti e non è per niente rassicurante”, ha spiegato Zuccalà. Ecco il passaggio saliente: “La Regione dichiara innanzitutto che non è stato possibile escutere la polizza fidejussoria perché la società assicurativa, con sede in Romania, è stata dichiarata fallita, perché insolvente, dal tribunale romeno con sentenza definitiva in data 20 aprile 2022. Ciò significa che gli oltre 700mila euro che potevano essere utilizzati per iniziare a bonificare l’area sono svaniti nel nulla, ma anche che nessuno, in più di un anno, si è preoccupato di comunicarlo al Comune di Pomezia”.
I soldi anticipati dal Comune di Pomezia
Non solo. Ricordiamo che il Comune di Pomezia aveva anticipato i soldi per la messa in sicurezza d’emergenza (i teli ormai logori sui cumuli di rifiuti che oggi campeggiano nel piazzale dell’azienda), oltre 180mila euro che non sono stati ancora restituiti, nonostante sia stata inviata tutta la documentazione richiesta già nel 2019. E cosa ancor più grave, “la Regione scrive che non ha fondi in bilancio per finanziare la bonifica di ECO-X“, aggiunge ancora Zuccalà, “considerato peraltro che nel corrente anno è già stato concesso, a favore del Comune di Pomezia, un finanziamento di 2.500.000 mila euro per la messa in sicurezza di un altro sito industriale abbandonato’, vale a dire l’ex Kema, bomba ecologica che stanzia sul territorio di Pomezia dagli anni ’80”.
Futuro incerto per la bonifica della Eco-X di Pomezia?
“Dovremo aspettare anche stavolta 30 anni per un finanziamento che ci consenta di bonificare il sito ECO-X, che non è ancora classificato come potenzialmente contaminato, ma che ha bisogno di controlli costanti e periodici interventi necessari a mantenere la messa in sicurezza efficace? Finanziare la bonifica di un sito inquinato esclude la possibilità di finanziarne un altro?”.
“Al momento la Regione passa la palla al Ministero dell’Ambiente, dichiarando che potrebbero essere trovate soluzioni nei fondi ministeriali. Mi auguro che si facciano tutti i passaggi necessari affinché il nostro territorio non venga abbandonato. Io continuerò a vigilare e a sollecitare le istituzioni a tutti i livelli, perché i cittadini e le cittadine di Pomezia non hanno dimenticato quel terribile incendio del 2017 e attendono risposte concrete”, conclude Zuccala’.