Morirono nel crollo di una palazzina ad Acilia per una fuga di gas, indagato il tecnico che lavorò sul contatore. Nuovi sviluppi sulle morte di Debora Catinari (42 anni) e la figlia Aurora Ramacci (8 anni), che perirono sotto il crollo della propria casa per una fuga di casa. Dopo che il giudice ha ritenuto innocenti i vicini di casa stranieri, da oggi le indagini andranno a concentrarsi su un tecnico del gas che aveva operato sulla centralina della palazzina nella mattinata del 28 dicembre 2016 (giorno della morte di Debora e Aurora).
Gli sviluppi sul crollo della palazzina ad Acilia
Fino a oggi si era perseguita la strada dei vicini di casa dello Sri Lanka, secondo cui quel giorno forzarono un sigillo al gas e si resero protagonisti dell’incidente. Il giudice ha ritenuto falsa questa conclusione, sottolineando come il fatto non sia provabile e quindi concedendo la piena assoluzione alla famiglia (il marito è morto dal 2016). Una ricostruzione molto elaborata, che però non è stata accolta dalla Procura e soprattutto non ha trovato riscontro nelle indagini.
Più plausibile le responsabilità del tecnico, che riguardo l’intervento del 28 dicembre 2016, ha in più occasioni cambiato versione. Infatti, interrogato dalla Procura, in un primo momento avrebbe negato l’intervento sui contatori del gas della stessa palazzina di Acilia. Scoperto come quel giorno fosse nel quartiere per l’attacco alle celle telefoniche, avrebbe parlato di diversi interventi all’interno del palazzo e minimizzando questi lavori.
La pista degli inquirenti, al momento, sarebbe quella di un errore, fatale, sul lavoro. Infatti, il tecnico avrebbe tolto un sigillo del gas dallo stabile, non curandosi se tale procedura potesse essere fatta in piena sicurezza. Tale condizione, avrebbe contribuito a una perdita di gas e la conseguente esplosione, che come sappiamo purtroppo ha ucciso la signora Debora Catinari e la propria figlia di nome Aurora.
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