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“L’isola che non c’è”, un paradiso naturale a poche miglia dal litorale romano

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Secche di Tor Paterno

I giochi secolari della natura. Parliamo delle Secche di Tor Paterno, una formazione rocciosa particolare situata al largo della costa romana, tra Ostia e Tor Vajanica. Tutto il massiccio roccioso è coperto da organismi animali e vegetali, che nel tempo, scavando, hanno letteralmente costruito le loro dimore nel corso dei secoli. Così hanno modificato la forma della roccia. Il tutto si presenta, in buona sostanza, come una vera e propria isola sul fondo del mare, situata in una sorta di area desertica costituita da sabbia e sostanze fangose.

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Nelle secche una notevole quantità di vita animale e vegetale

Nelle Secche di Tor Paterno si concentra una notevole quantità di flora e fauna. Una produttività ecologica sorprendente, dovuta alla vicinanza con il delta del Tevere. Il fiume è anche responsabile dei frequenti mutamenti del regime delle correnti e delle condizioni di torbidità delle acque, assai variabili. La profondità massima della formazione è di circa sessanta metri. È presente anche una sorta di montagna, ovviamente sommersa dal mare, che arriva ad una altezza di diciotto metri. Nulla emerge dal mare; dalla superficie nulla è visibile. Peculiarità del banco roccioso è sicuramente il fatto che sia sede di una pianta acquatica, la Posidonia Oceanica. Si tratta di un tipo di vegetazione endemica del Mar Mediterraneo, appartenente alla famiglia delle Posidoniacee, e ha caratteristiche simili alle piante terrestri. Più in profondità si possono apprezzare le colonie di Gorgonia Rossa, parente stretta del corallo, e gli Alcionari. Alcuni anni fa diversi esperti hanno certificato anche la presenza della Gerardia Savaglia, nota anche come Corallo Nero.

Le Secche di Tor Paterno, area marina simile a un'isola, ma totalmente immersa nel mare. Si trova tra Ostia e Tor Vajanica.
La biodiversità delle Secche di Tor Paterno

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Peculiarità della fauna marina 

Sono assai numerose anche le specie di pesci. Sia di fondale, come la Murena, e il Grongo, la Rana Pescatrice, ma anche di acque libere, come la Spigola, l’Occhiata e il Sarago. Ci sono periodi in alcune stagioni in cui, peraltro, non è difficile avvistare i delfini. Il 29 novembre del 2000, il Ministero dell’Ambiente, per questi motivi, ha dichiarato le Secche di Tor Paterno Area Marina Protetta, affidandone la gestione a Roma Natura. L’istituzione dell’Area Protetta, però, non ha salvaguardato le Secche da una attività di pesca troppo aggressiva. Il regolamento, secondo molti osservatori, sarebbe troppo permissivo e la scarsità di controlli non ostacolano efficacemente il bracconaggio marino. Per questo la zona è soggetta a prelievi indiscriminati che riducono drasticamente anche la popolazione dei volatili. La zona di terra è frequentata da sub, alla ricerca di orate, cefali, corvine e saraghi. Come già accennato, anche le spigole sono di casa. E poi aguglie, occhiate e sugarelli, ma in alcuni periodo anche polpi. In inverno sono presenti anche i calamari e le seppie. Ma c’è di più. La zona è frequentata anche da diversi tipi di tartaruga, soprattutto la Tartaruga Caretta, ma anche la Tartaruga Verde e la Tartaruga Liuto, molto più rare nei mari italiani. Sono specie a rischio di estinzione e protette da leggi nazionali e da accordi internazionali.

Le Secche di Tor Paterno, area marina simile a un'isola, ma totalmente immersa nel mare. Si trova tra Ostia e Tor Vajanica.

Nelle Secche di Tor Paterno è anche abbastanza comune imbattersi negli Astici. La cui pesca sfrenata ha posto a rischio la sua stessa esistenza. Si tratta di un crostaceo prelibatissimo, le cui dimensioni possono giungere oltre i 50 centimetri di lunghezza, antenne escluse. Vive generalmente in tane rocciose. In alcune stagioni l’astice compie delle vere e proprie migrazioni spostandosi, sempre in gruppi numerosi, in fila indiana. Infine, non per importanza, la presenza di un simpatico organismo. Il Cavalluccio Marino, strano pesce di piccole dimensioni, vive qui sulla vegetazione marina e sulle gorgonie a cui si aggrappa con la sua coda prensile. Risucchia le sue prede, piccolissimi organismi, grazie alla bocca estremamente specializzata. Curiosità; per quanto riguarda questa specie è il maschio a covare le uova. Le custodisce all’interno di una specie di marsupio. Anch’esso è divenuto raro, ma è una delle icone dell’Area Marina Protetta, tanto da essere ritratto nel suo logo.

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