La sentenza
A far sapere l’esito del processo di primo grado è la mamma di Tommaso, Maria. E l’esito non è di certo stato quello che tutti si aspettavano.
«Il Tribunale di Velletri ha rigettato le lesioni gravissime. Nonostante ci fosse un fascicolo di 90 giorni di ricovero redatto dal San Camillo, reparto maxillo facciale e oculistico. Agli atti c’erano anche riprese delle le telecamere agli atti, che riportavano il pestaggio di Tommaso. Da lì si riconosceva benissimo mio figlio, dal tatuaggio al braccio. Ma a quanto pare, pure le telecamere sono state inutili», racconta la donna indignata.
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“Ritira la denuncia, altrimenti prendiamo tuo figlio e lo puniamo”
«Ai due imputati la pena detentiva è stata commutata in 9 mila euro di multa, da pagare a favore dello Stato italiano», prosegue Maria. Al dolore vissuto in questi lunghi mesi adesso si aggiunge quello di non aver avuto giustizia.
«Ho chiesto numerose volte di essere ascoltata dal Primo Cittadino, tramite i social che so che vengono letti da chi di dovere. Ma sono rimasta sola e inascoltata. Abbandonata. Volevo raccontare delle bande che girano tra Anzio, Nettuno e Aprilia, degli spacci di droga: cocaina, crack e altro. Dei tunisini, degli albanesi e dei Casamonica, lo so da due anni, perché ho ascoltato tutti quelli che mi volevano parlare. Brutti e buoni. A illo tempore sono stata “consigliata” di ritirare la denuncia e di stare calma, di tacere, di abbassare i toni, perché sarebbero tornati quelli più grossi e sarebbe stato facile per loro prendere Tommaso nel territorio, per punirlo definitivamente».
Storie che fanno paura solo a raccontarle. Ma lei, Maria, non ha avuto paura. E la denuncia non l’ha ritirata.
È gente che gira con il coltello in tasca, che è normalità nel territorio
«I due che hanno quasi ammazzato Tommaso sono conosciuti dalle forze dell’ordine e hanno un casellario strapieno di reati. Eppure nessuno li sbatte in galera. Chi vuole insabbiare cosa, quando è tutto evidente? Chi difende questi delinquenti? È gente che gira con il coltello in tasca, che è normalità nel territorio. È gente che mena tanto per picchiare. Esiste un DASPO urbano. Si deve applicare. Si ferma la gente, si vede il casellario e si dà l’interdizione a stare ad Anzio e Nettuno, nei luoghi della movida. Si devono proteggere i ragazzi perbene, non i delinquenti», si sfoga Maria.
Le accuse: soldi facili in tasca ai giovani frutto dello spaccio
Ma la donna lancia anche accuse pesanti. Le sue parole non sono dette a cuor leggero, ma frutto di quanto raccolto in due anni di confidenze raccolte in strada, di messaggi ricevuti, di storie vissute da vicino proprio grazie all’esperienza di suo figlio, che l’ha fatta avvicinare a un mondo sconosciuto. In tanti, infatti, le hanno voluto esprimere solidarietà in modi diversi, anche raccontandole quanto succede nelle piaghe della città. E molto altro ha visto con i suoi occhi, che adesso vedono in modo diverso rispetto a prima.
«Molti ragazzi del territorio hanno soldi facili in tasca, perché questi giovani vengono usati per spacciare. Ci si lamenta che non si trova personale per lavorare, diamo colpa al RDC, ma siamo sicuri invece che si alzano più soldi con la vendita della droga, visto che girano dosi da 5 euro per i ragazzini?»
(In)Giustizia
Territorio male amministrato
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Anzio e Nettuno unite dallo stesso “destino”
«Vorrei che Tommaso, Leonardo e tutti i ragazzi offesi del territorio servissero da monito a non delinquere. Se esistesse la pena certa sarebbe diverso. E invece, i nostri figli restano lo zimbello di chi crede di averci fottuto. Esiste l’Universo e saprà lui cosa farne di tutti noi. Nel bene e nel male. Perché la giustizia terrena ad Anzio e Nettuno è latitante», conclude amareggiata Maria.
L’aggressione
La solidarietà dei cittadini
In tanti hanno commentato il post di Maria, esprimendole solidarietà. E ci si chiede, appunto, dove sia la giustizia. Il pensiero va quindi immediato a quel padre che, poche ore fa, ha provato a farsi giustizia da solo. Un gesto da condannare, spinto dalla disperazione di aver perso un figlio, quel pugile ucciso da una coltellata. Ma che fa riflettere sulla disperazione di chi si sente abbandonato dalla giustizia.