Guardia di Finanza Latina, frode fiscale nel commercio di pellet scoperta dalle Fiamme Gialle. Eseguito un sequestro preventivo di oltre 700 mila euro. Ecco come funzionava il sistema.
I Militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Latina hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo, emesso dal Tribunale di Latina su richiesta della locale Procura della Repubblica per un importo di oltre 700 mila euro, nell’ambito di una indagine su una presunta frode fiscale nel campo del
commercio di pellet. L’indagine, portata avanti dalle fiamme gialle del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Latina è partita dall’approfondimento di alcune segnalazioni relative a taluni rivenditori che vendevano il pellet ad un prezzo ribassato rispetto alla media nazionale.
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La frode col pellet a Latina
L’attenzione, quindi, si è concentrata su una società di Latina, che risultava formalmente amministrata da un 48enne disabile residente a Roma, che percepiva per la sua opera un compenso di poche centinaia di euro mensili, ma di fatto era gestita da un 58enne, originario di Solbiate Olona (VA) ma residente a Rivello (PZ),
gravato da diversi precedenti per Truffa” e Falsità materiale commessa da privato. L’operazione, fanno sapere dalle Fiamme Gialle, costituisce ulteriore e concreta testimonianza del costante impegno del Corpo e della locale Procura della Repubblica nel contrasto ai comportamenti illeciti che generano – ostacolando il regolare sviluppo economico e la sana concorrenza- sperequazioni e diseguaglianze tra gli operatori economici.
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Come funzionava il sistema
Ma ecco come funzionava il sistema? La società coinvolta nella frode acquistava bancali di pellet da ignari operatori commerciali di altri Paesi dell’Unione Europea (quindi, senza addebito dell’I.V.A., come previsto dalla normativa sugli acquisti intracomunitari) rivendendoli, successivamente, attraverso una rete di agenti rappresentanti, a commercianti e privati sull’intero territorio nazionale (in particolare nell’area centro-sud), emettendo centinaia di fatture di vendita con addebito dell’I.V.A. pari al 22%. L’imposta però, una volta incassata dal cliente nazionale, non veniva mai versata all’Erario, né dichiarata ai fini fiscali.
In ragione di tale meccanismo evasivo, il mercato di tali beni risultava essere fortemente alterato dalla presenza di un considerevole numero di operatori che, non avendo scontato l’I.V.A. a monte, potevano commercializzare prodotti a prezzi molto competitivi, con conseguente ed inevitabile danno in capo agli imprenditori onesti. In sintesi, la frode consentiva di evadere sistematicamente l’I.V.A. intracomunitaria, nonché creare un effetto distorsivo nello specifico settore commerciale, permettendo alle società coinvolte di praticare un prezzo di vendita altamente concorrenziale rispetto a quello medio di mercato. Un collaudato sistema in grado di dispiegare un duplice effetto lesivo, ossia sottrarre gettito alla pretesa impositiva dello Stato e, contestualmente, distorcere il principio di leale concorrenza di mercato. La società attenzionata, nell’arco di tre anni, ha acquistato e rivenduto pellet per un totale di circa 4 milioni di euro, evadendo l’I.V.A. per oltre 700 mila euro, somma questa oggetto del sequestro preventivo emesso dalla competente Autorità Giudiziaria.