Il fumo dell’operazione “Smoking Fields” (campi fumanti) messa a segno dalla DDA di Roma il 13 giugno scorso insieme alla Procura di Latina, polizia e carabinieri non si è ancora diradato dai cieli di Pontinia. Cieli da sempre funestati da un alone di polemiche, di paure, di segreti. Nel pieno di quello che doveva essere un cuore industriale dell’agro pontino è dove sorge l’azienda di trattamento rifiuti chiamata SEP in località “Mazzocchio”, il cui nome è stato spesso associato ad episodi di disagio, anche molto pesante per i cittadini dovuti a fortissimi miasmi che sarebbero stati emanati negli anni dall’azienda. Il Tribunale di Roma ha disposto 18 sequestri preventivi, 6 perquisizioni domiciliari e 6 perquisizioni locali, oltre al blocco di conti correnti per più di 1 milione di euro, e oltre ad aver nominato una amministratrice e messo sotto inchiesta decine di persone tra cui dirigenti regionali sospettati di essere “consulenti occulti” della società, gli amministratori della stessa, laboratori analisi, proprietari di terreni in cui si sversava il presunto “finto compost di qualità” e altre, pesantissime presunte negligenze amministrative e ambientali. Il ruolo dei comitati è stato determinante per poter iniziare le indagini e noi intervistiamo il presidente di uno di questi comitati, Luigi Cellini, del Comitato Mazzocchio, che durante un recente incontro che si è tenuto a Fossanova tra esponenti regionali di massimo rilievo (c’era anche l’assessore ai rifiuti Valeriani) ha espresso con grande forza la perplessità sua e dei comitati che lottano per il ripristino della legalità nel proprio territorio.
D. Signor Cellini, quanti sono i comitati impegnarti in questa vera e propria battaglia, da che zone provengono e quanti sono i cittadini coinvolti più o meno?
R. Ci siamo noi del comitato di “Mazzocchio”, con circa 300 famiglie dislocate nell’are industriale. C’è poi il comitato “Il Fontanile” presieduto da Emilio Altobelli, Il comitato “Boschetto-Gricilli-Macallé” di Priverno presieduto da Enzo Musilli e il comitato “Pontinia, Salute e Ambiente” presieduto da Fabio Ottaviani. In totale contiamo circa 1000 adesioni ma stiamo parlando di un’area molto vasta perché purtroppo la puzza in linea d’aria è capace di disturbare la vita di un’area abitata da circa 50 mila persone.
D. Durante un incontro pubblico tra i comitati e gli esponenti politici della Regione ci sono state vere e proprie scintille e avete manifestato la vostra diffidenza e in particolare lei ha usato il termine “disagio”. Perché vi sentite a disagio in questo momento?
R. Da una parte abbiamo subito e continuiamo a subire a nostro modo di vedere, un disagio dal punto di vista ambientale. Diretto perché riteniamo che una cattiva gestione dei rifiuti, laddove si riscontra, sia potenzialmente molto dannoso per l’acqua, il suolo, la terra e le persone. E di “riflesso” tutto questo ci fa vivere con angoscia il nostro quotidiano, entra direttamente nelle nostre case, ci fa guardare con ansia il nostro futuro e quello dei nostri cari. Ma anche apprendere che dentro il presunto sodalizio criminale fosse coinvolto anche un dirigente della Regione Lazio, descritto come una specie di consulente o addirittura un socio occulto della società SEP ci ha messo a disagio. Ci mettono a disagio gli innumerevoli silenzi della Regione Lazio. Pensate che la magistratura indagava già dal 2014 sui fatti della SEP e in questo periodo la Regione Lazio ha dato autorizzazioni e aumenti di carichi giornalieri come se non vedesse nulla. Ci mette a disagio che la Regione ci abbia reso la vita difficile con gli accessi agli atti e non ci abbia ammesso a dei tavoli tecnici importanti. La presenza di un amministratore (designato dal Tribunale sia chiaro) che è anche un membro del CDA della Lazio Ambiente, partecipata interamente dalla stessa Regione Lazio che per anni ha guardato in silenzio.
D. Le cose non sono cambiate positivamente dopo l’inchiesta?
R. No, e non vorrei essere pessimista, ma rischiano anche di peggiorare. L’amministratrice incaricata dal Tribunale ci ha scritto una lettera recentemente in cui afferma che a suo modo di vedere, non ci sono pericoli per la salute derivanti dalle tremende emissioni odorigene che la Sep sta tutt’ora (forse ancora più di prima) emettendo. Questo per noi è un brutto colpo perché adesso stiamo soffrendo anche più di prima e vogliamo chiarezza.
D. Che cosa la turba di più di questa vicenda, a parte il danno ambientale e personale che ritenete di aver subito?
R. Vede, in molte regioni d’Italia purtroppo l’omertà e il silenzio sono percepiti come strumenti di sopravvivenza per alcuni. E questi ostacolano con il loro silenzio spesso il lavoro di chi amministra. Noi invece abbiamo sempre pensato che il silenzio, da parte nostra, sarebbe stato solo un modo di soccombere e non lo abbiamo mai accettato. Ma la Regione Lazio da molti anni ci ha messo di fronte a questo silenzio, che nelle orecchie e nell’animo delle persone perbene è devastante quando arriva dalle istituzioni che ti dovrebbero tutelare. Noi siamo stati buoni guardiani del nostro territorio. Abbiamo combattuto con tutti gli strumenti che la democrazia e la giustizia ci hanno concesso. Ma non possiamo dire altrettanto della politica in questo caso. Gli inquirenti hanno detto che i comitati hanno avuto un ruolo fondamentale per l’inchiesta. Questo vuol dire che avete fatto buona guardia al vostro territorio. E allora secondo lei cosa è andato storto?
D. Perché le cose vanno avanti ancora adesso con maggiori disagi se è possibile? Cosa non ha funzionato: il privato, la politica, il sistema rifiuti in generale?
R. Prima di tutto devo dire agli inquirenti grazie per averci ascoltati. E come vede, la mancanza di ascolto da parte della politica rende ancora più importante l’intervento della giustizia, perché secondo noi non si sarebbe dovuti arrivare a questo punto. Quello che secondo noi non ha funzionato qui sono i meccanismi di controllo e le procedure autorizzative da parte della Regione. L’assessore Valeriani a Fossanova ci ha detto che il nuovo piano dei rifiuti sarà arricchito con un quadro di controlli molto più stringente affermando che il vecchio piano era carente da questo punto di vista. Non è facile credere che sia stato un problema burocratico il fatto che l’Arpa e altri organi di verifica venivano qui a controllare la situazione della azienda descrivendo situazioni allucinanti mentre la Regione Lazio non prendeva nessun provvedimento, anzi, autorizzava e basta. Nel piano regolatore attualmente vigente (risalente al 2012) c’è forse scritto che una azienda può fare quello che ha fatto la SEP fino ad ora? Per la Regione era tutto normale, le gravi carenze di sicurezza e di controlli, i percolati, il giro di rifiuti nei campi e via dicendo. E allora ci domandiamo, se il piano rifiuti era così importante da impedire agli organi di controllo di operare e permetteva simili scempi, come mai Zingaretti non lo ha ancora messo in piedi dal 2013 ad oggi? Ma quanto tempo ci vuole? Sono passati sei anni e ancora non lo hanno fatto?
D. Se potesse decidere lei cosa farebbe? In merito alla SEP?
R. Quello che spero sempre di riuscire a trasmettere è che i nostri non sono comitati di cittadini in preda all’isteria “nimby”. Noi conosciamo bene ciò che accade e a quanto pare le nostre indicazioni sono servite a puntare un dito nella direzione giusta. Ma non siamo contro il lavoro di nessuno. Non vogliamo rovinare nessuno né ci fa piacere pensare che la gente possa perdere il lavoro. Vogliamo però che se si opera lo si faccia a salvaguardia dell’ambiente e delle persone. Per noi, ogni minuto che quella azienda continua ad lavorare in condizioni antecedenti al 13 di giugno è un minuto di sofferenza e angoscia e crediamo che sia anche immorale e forse peggio. Se proprio vogliono ripartire, i nuovi amministratori ci dovranno garantire tempi certi per la cessazione di questi terribili odori.
D. Che messaggio vorrebbe lanciare alla politica regionale in questo momento?
Che crediamo di essere stati giusti e rispettosi in passato con il gestore privato.
R. Ma siamo certi di essere stati anche intransigenti. Poi, che i nostri appelli non venivano recepiti dalla politica ma dalla magistratura sì è un altro discorso. Ma noi non siamo disponibili a cedere sulla nostra intransigenza. Non guarderemo in faccia a nessuno. Siamo disposti a denunciare chiunque per proteggere noi e la nostra terra. Saremo sempre pacifici e rispettosi ma al momento il nostro livello di inquietudine e attenzione non è calato per niente.
D. E che messaggio vi sta lanciando la politica? Come hanno reagito alle perplessità dei cittadini dopo il vostro incontro?
R. La politica è uscita un pochino malridotta e infastidita dall’incontro di Fossanova. Ma non siamo un gruppo di persone in cerca di un applauso, non cerchiamo di farci degli “amici”, vogliamo che i nostri diritti siano salvaguardati e non vorremmo essere costretti a confrontarci con nessuno ma poter vivere le nostre vite, fatte di famiglia, lavoro, affetti e altre cose ben più preziose e piacevoli degli incontri politici. Alcuni esponenti del PD si sono detti un po’ amareggiati per essere stati contestati. Lo capiamo, ma loro devono capire noi. E devono capire anche che “non guardare in faccia a nessuno” significa anche che se ci sarà lo spazio per cooperare lealmente in difesa del territorio noi non diremo di no, anzi, saremo gli alleati migliori che possano sperare. Dipende da loro ma non sono del tutto sicuro che questo fatto sia stato chiarito. In ogni caso non è e non sarà mai una questione personale né una caccia alle streghe nei confronti del PD. Questo da parte nostra possiamo garantirlo.