Non si è certo fermata l’attività della Breast Unit di Latina durante
l’emergenza Coronavirus. Grazie alla collaborazione fra l’Icot “Marco Pasquali” e l’Ospedale “Santa Maria Goretti” è stato possibile, nonostante le difficoltà e i timori iniziali, continuare a seguire le donne affette da tumore al seno, eseguendo gli interventi chirurgici più urgenti e gravi.
Tutto ciò che non poteva essere bloccato, insomma, è stato così garantito, superando nel migliore dei modi un periodo difficile, legato soprattutto alla necessità di controllare la diffusione dei contagi.
Se al Goretti, infatti, riconosciuto centro specializzato e presidio anti Covid-19, bisognava garantire posti letto e cure necessarie, specie nel momento di maggiore incremento dei casi da trattare, non si potevano bloccare le altre attività medico-chirurgiche, lasciando senza cure o attenzioni chi si ammalava
d’altro o presentava sintomi riconducibili ad altre patologie ugualmente gravi.
Da qualche giorno, vista la necessità di essere affiancati dalla
medicina nucleare per la tecnica del linfonodo sentinella, importantissima per affrontare la cura del tumore al seno, la Breast Unit è rientrata nella propria sede situata al terzo piano del Goretti, dove ha ripreso le proprie attività, ristabilendo la “normalità”.
Il direttore prof. Fabio Ricci e il Responsabile Aziendale dottor Carlo De Masi, sentono ora il dovere di ringraziare quanti hanno permesso di garantire un servizio essenziale nei
mesi di emergenza.
D’altra parte, spiega lo stesso prof. Fabio Ricci, come rivelavano i dati di un’indagine di “Senonetwork”, che aveva coinvolto 130 centri italiani di senologia, già alle risposte dei primi 100, veniva fuori una preoccupante fotografia della situazione nazionale verificatasi nei primi mesi della diffusione dell’epidemia da Covid-19: alla necessità di recuperare sempre più posti letto per i pazienti contagiati, corrispondeva
una pesante diminuzione della diagnostica delle neoplasie dal 10% ad oltre il 50% e degli screening praticamente azzerati. Una frenata brusca e pericolosa, quindi, se si pensa che, in alcuni ospedali diventati centri Covid, era stato necessario ridurre di circa il 50% anche gli interventi chirurgici normalmente effettuati. “Ovviamente era giusto rispettare la situazione di grande emergenza –racconta il prof. Ricci- soprattutto
quando il contagio sembrava non dover dare tregua e cresceva in modo esponenziale la necessità di trovare posti letto e di terapia intensiva.
Le stesse donne, invitate dalla Breast per visite urgenti o controlli,
impaurite dal rischio contagio, arrivavano in qualche caso anche a rifiutare di presentarsi nel nostro centro”.
Nonostante ciò, al Goretti “sono state garantite le visite di urgenza e, grazie alla collaborazione con l’ICOT, che ha messo a disposizione spazi e personale, la Breast Unit ha potuto svolgere anche la propria attività chirurgica”.
Così, mentre al Goretti, divenuto centro anti-Covid,
s’incentivava ogni attenzione per l’emergenza pandemica, le varie attività elettive dei reparti di chirurgia venivano spostate all’ICOT, garantendo altresì un maggior numero di posti in rianimazione. Ovviamente, visto l’aumento delle sedute operatorie venute a gravare sull’ICOT con il coinvolgimento di tutte le Unità Operative chirurgiche del Goretti , è stato necessario dimezzarle rispetto a quelle precedenti, ma – assicura il prof. Fabio Ricci- l’esperienza è stata molto “positiva, di grande collaborazione
e organizzazione”.
Da qui il sentito grazie a tutti, dalla dirigenza
amministrativa, medica, al personale infermieristico dell’ICOT che ha accolto e collaborato con professionalità, con il personale del Goretti e della Breast Unit.
Siamo stati la prima chirurgia a rientrare al Goretti,
grazie all’impegno personale del Direttore Generale dottor Giorgio Casati e del Direttore Sanitario Aziendale dottor Giuseppe Visconti, dimostrando ancora una volta sensibilità e lungimiranza verso questa patologia – conclude il Direttore Clinico- ricominciando gli interventi e ricoverando le
pazienti nel nostro reparto».
Non va dimenticato, del resto, che quello al seno è un tumore con un’incidenza elevata nella popolazione, di grande
impatto sociale: è il primo tumore in assoluto per incidenza che, se trattato in una Breast Unit, garantisce un 20% in più di sopravvivenza alla paziente che, nel cento multidisciplinare, viene accompagnata dalla diagnosi alla terapia.
Le pazienti sono seguite anche dopo l’intervento con un follow up
che va dai cinque ai dieci anni. In più, la Breast Unit è supportata da una vera e propria rete di Associazioni che ne fanno parte integrante.
«Non possiamo farne a meno è un aspetto qualificante– chiarisce Ricci- perché alle Associazioni è affidato il compito importante di fare educazione sanitaria, rappresentare le istanze delle donne e di indirizzarle verso il Centro di Senologia che rappresentano un modello di assistenza specializzato nella diagnosi e cura del carcinoma mammario.
Qui un team coordinato e multidisciplinare garantisce la specializzazione e l’alto livello delle cure, dalle fasi di screening sino alla gestione della riabilitazione psico-funzionale, ottimizzando la qualità delle prestazioni e della vita delle pazienti e, nello stesso tempo, applicando i percorsi diagnostico-terapeutici e assistenziali (PDTA) in coerenza con le linee guida nazionali e internazionali”.
Nella Provincia di Latina sono diagnosticati circa 350 casi di tumore della mammella l’anno, e l’arma migliore per sconfiggerli è la diagnosi precoce proprio grazie ai percorsi della Breast e ai programmi di Screening.
“Essere tornati alla Breast Unit del Goretti – termina il prof. Ricci- non ci impedisce di esternare riconoscenza a quanti hanno permesso ed attuato la collaborazione con l’ICOT, a cominciare dai vertici della struttura, il Direttore Sanitario dott. Angelo Boumis e il Direttore Amministrativo dott. Roberto Ciceroni, al personale medico, l’Anestesista dott.ssa Anna Maria
Palliccia ecollaboratori, al Prof. Piero Maceroni Responsabile del CADI, alla Responsabile del Personale Infermieristico dott.ssa Simonetta Pedrazzi, al personale infermieristico molto qualificato e disponibile.
Da sottolineare l’ottimo lavoro con l’Anatomia Patologica e la Biologia Molecolare Universitaria del prof. Vincenzo Petrozza e della prof.ssa Antonella Calogero e la Radiologia Universitaria del prof. Iacopo Carbone. Infine da rimarcare lo sforzo organizzativo della Direzione Sanitaria del Goretti con il dott. Sergio Parrocchia, la bed manager Dott.ssa Teresa Coluzzi, la Responsabile Infermieristica dott.ssa Paola Pedrazzi.
Un plauso al personale della Breast Unit, medici ed infermieri
che non si è risparmiato a cominciare dal Coordinatore Evangelista Fusco e la Case Manager Marcella Schembari.
E non è tutto, la Breast Unit sta sostenendo il progetto lanciato nel periodo del Covid dal sindaco di Gaeta, dott. Cosmo Mitrano, e dall’ASL di aprire nell’ex ospedale Mons. Di Liegro di Gaeta un Centro di Alta Diagnostica.
La Convenzione stipulata tra il Comune e l’ASL, ha ottenuto il plauso e l’impegno fattivo nella raccolta fondi anche dalla LILT provinciale di Latina con la Presidente dott.ssa Nicoletta D’Erme e il dott. Alfredo Cecconi, Coordinatore Regionale che, con i volontari di Gaeta guidati dal dott. Rosario Cienzo, stanno dando notevole supporto all’iniziativa.
Il Centro, del resto, sarà attrezzato per tutta la diagnostica oncologica e per i tumori della mammella. Il prof. Fabio Ricci, che da un anno è anche “Cittadino Onorario” di Gaeta ha subito sostenuto il sindaco Mitrano, supportando con i dottori Alfredo Cecconi Cecconi e Alessandro Novaga, la bontà dell’iniziativa del sindaco Mitrano e della ASL, invitando e coinvolgendo nella raccolta fondi anche le altre associazioni che, con la
LILT fanno parte della Breast Unit, ovvero AVO, ANDOS, CIF, Lions Club, Europa Donna, Tribunale dei Diritti del Malato e Consulte Femminili della provincia.
In conclusione il coronavirus non ha bloccato la Breast Unit, anzi ha creato sinergie, alleanze terapeutiche a tutto vantaggio
delle Donne.