Picchiate con una mazza da baseball dal papà. Colpite violentemente con una cinghia, fino a quando la mamma, anche lei massacrata di botte, le ha prese – scalze, in piena notte, approfittando del fatto che il loro aguzzino si era addormentato – e le ha portate in salvo.
Il racconto che le due ragazzine hanno fatto questa mattina al giudice mette i brividi. Un racconto lucido, esposto durante l’incidente probatorio nel corso dell’indagine preliminare che vede indagato un pugile 35enne, nato a Cagliari, di origini napoletane, ma residente a Ladispoli.
Lui da anni picchiava in maniera sistematica la compagna, facendo vivere nell’incubo anche le loro due figlie. Per la donna 13 anni di violenze, con calci, pugni, schiaffi e cinghiate che aveva sopportato solo per il bene delle bambine. Ma poi la furia dell’uomo si era rivolto anche verso le piccole.
La foto del fidanzatino della figlia
Motivo scatenante una foto, trovata nel cellulare della compagna. Ritraeva una delle due figlie abbracciata a un ragazzo. L’uomo era diventato una furia. Ha picchiato – per l’ennesima volta – la sua compagna, poi le figlie. “Ci ha picchiate con una mazza da baseball sulla testa, anche se non ha colpito forte”, hanno riferito al Gip parlando del primo episodio, avvenuto a gennaio. Ma a febbraio la violenza si ripresenta in forma ancora peggiore. L’uomo prima sfoga, come al solito, la sua furia sulla compagna, poi torna sulle bambine. Stavolta usa la cinghia. E fa male. “Ci ha preso a cinghiate”, raccontano con lucidità.
La testimonianza delle bambine
Prima di essere sottoposte all’incidente probatorio, le ragazzine, che adesso hanno quasi 13 anni, sono state oggetto di perizia circa la loro capacità testimoniale, risultando idonee. “Ci ha fatto male, soprattutto con la cinghia. E abbiamo avuto paura”. Con la mazza da baseball è stato più leggero e non ha fatto troppo male. Se avesse colpito più forte, avendo colpito la testa delle piccole, avrebbe potuto fare danni seri. Il racconto delle due bimbe strazia il cuore. Schiaffi, calci: nei due episodi narrati al Gip, uno accaduto il 24 gennaio, l’altro il 7 febbraio, i dettagli sono precisi. E la cosa che fa più male è che il carnefice è colui che doveva proteggerle.
Alle violenze fisiche si aggiungono anche quelle psicologiche. Insulti e parolacce molto pesanti nei loro confronti, che arrivavano anche da parte dei familiari del padre.
Leggi anche: Ladispoli. Scopre che la figlia ha un fidanzato e massacra di botte la moglie: arrestato pugile
Le violenze contro la madre
Le ragazzine hanno poi confermato tutte le violenze che il pugile ha compiuto nel tempo nei confronti della madre. Ecco le parole della donna in merito a uno dei tanti episodi accaduti, all’epoca dell’arresto del 35enne. “Mi ha rotto la mandibola per ben due volte per una banalità: un piatto di pasta che non gli piaceva. Volavano pugni, calci e cinghiate e cose che non riesco neanche a descrivere. Ho pensato che finché avesse continuato a sfogare la sua rabbia su di me, non avrebbe fatto del male ai miei genitori e soprattutto alle mie bimbe. Non ho mai avuto il coraggio di denunciarlo, mi faceva sentire come se non valessi niente, mi chiamava fallita, puttana, merda, cornuta e in tanti altri modi irripetibili”. Ma quando l’uomo ha picchiato anche le bambine, la donna ha trovato il coraggio di scappare, scalza e in piena notte, e di denunciare il mostro che le viveva accanto.
L’arresto del pugile
La bambine sono difese dall’avvocato Nicola Bramante, che tutela anche la mamma. Al momento il legale non rilascia dichiarazioni, trattandosi di una fase preliminare della fase processuale. “Siamo comunque fiduciosi nell’operato dei giudici”. Il pugile è attualmente in carcere, dopo l’arresto avvenuto in conseguenza alla fuga e alla denuncia presentata a febbraio da Francesca (nome di fantasia ndr), in attesa del processo.