Sono entrati nel parco di notte e hanno iniziato a prendere a calci i giochi dei bambini. Colpi ben assestati, finalizzati a distruggere la casetta appena posizionata dal Comune per i piccoli frequentatori del “Playground”, il parco giochi di via Luni, a Marina di Cerveteri. Già altre volte, in passato, lo stesso parco era stato oggetto di raid vandalici che avevano messo fuori uso i vari giochini. Ma questa volta l’intera scena è stata fotografata da una donna che, oltre a riprendere tutto, ha urlato ai ragazzi di smettere e, visto che la sua richiesta non sortiva effetto, ha avvisato le forze dell’ordine.
«Anche stasera, al parco di via Luni, dobbiamo ringraziare i “ragazzi educati” se i bambini avranno un gioco in meno. Foto del prima, durante e dopo i vari calci e ribaltamenti», ha scritto la signora nel gruppo Facebook Cerenova – Marina di Cerveteri e Cerveteri. La donna ha postato le immagini della baby gang in azione, scatenando i commenti dei residenti.
Giochi distrutti, le reazioni dei residenti
Non è certo la prima volta che bande di ragazzi danneggiano le strutture all’interno del Playground. Ieri sera, intorno alle 23:00, l’ennesimo scempio da parte di una baby gang formata da 6 o 7 giovanissimi che, con calci e ribaltamenti, hanno distrutto la casetta dei bimbi piccoli. Ma le foto pubblicate hanno suscitato anche delle polemiche.
“Chiama i carabinieri, oltre che fotografare“, ha rimproverato Luca. Ma Antonia, l’autrice della sequenza, ha pazientemente spiegato di averlo ovviamente fatto. “È quello che faccio, e non sono l’ unica, ripetutamente ogni qualvolta si è in presenza di atti vandalici. Il problema spesso è l’ assenza di tempestività che ovviamente le forze dell’ordine, avendo un ordine di priorità, non possono giustamente sempre garantire. E il meglio che si può cercare di fare intanto è sgridare i ragazzi in questione per prendere tempo e impedire che il danno diventi totale o più esteso. Il fatto che manchi la foto del momento in cui prendono a calci la casetta significa proprio questo. Non pensate che se una persona pubblica sia inattiva su altri fronti legali, legittimi e prioritari: magari c’è anche l’intento secondario di risvegliare le coscienze dei genitori e sociali“, ha spiegato.
Poi c’è stato anche chi – non si sa se ironicamente o meno – avrebbe preteso un intervento “di forza”, come Fabrizio. “Perché invece di “postare”, non fare gli uomini e scendete? Io non vi capisco, poi se avete paura chiamate i carabinieri”. Le reazioni, ovviamente, sono state tutte compatte: in molti, infatti, nell’assistere a questi episodi sono scesi, senza ottenere nulla. “Discutiamo in continuazione – spiega Agata – I ragazzi reagiscono rispondendo e prendendoci in giro. Noi donne scendiamo anche da sole per la disperazione, mettendoci a rischio. Ma il rischio ancora più grande sarebbe quello di far scendere un uomo che, alle risposte insolenti di questi ragazzini, perdesse le staffe: allora chissà cosa potrebbe succedere”.