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Cassino, ospedale a corto di anestesisti: si rischia lo stop anche delle operazioni di urgenza

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“Gli anni passano, il mondo cambia, ma per l’ Ospedale di Cassino il tempo sembra essersi fermato. Giusto sei anni fa, come Fp Cgil, avevamo denunciato la necessità di interventi organizzativi e strutturali come cura per rilanciare il nosocomio, invece per sei anni ci sono stati solo interventi palliativi, il cui solo effetto è stato quello di aggravare ancor più le carenze del presidio di Cassino”.

Va giù duro Giovanni Salzano, segretario generale della Fp-Cgil di Frosinone-Latina. Che in una nota prosegue: “L’assistenza sanitaria garantita nel sud della provincia di Frosinone dall’Ospedale Santa Scolastica di Cassino è messa seriamente in discussione da una serie di criticità, che stanno aggravandosi a ritmo esponenziale negli ultimi mesi e che – se non affrontate al più presto con misure serie e definitive – condurranno alla chiusura di reparti fondamentali e ad incrementare la mobilità passiva verso altri presidi sanitari da parte dell’utenza, quasi sicuramente in regioni confinanti.

Da tempo sollecitiamo la Asl di Frosinone affinché provveda ad effettuare il concorso per operatori socio-sanitari dove era prevista, in percentuale, la riqualificazione del personale ausiliario, che già lavora in ospedale, nella figura di Oss e nelle more anche l’avviso pubblico per 120 posti a tempo determinato fermo da circa 7 mesi, solo recentemente ha visto la pubblicazione della graduatoria degli ammessi.

Riguardo all’annosa vicenda della mancanza degli anestesisti, la Fp Cgil di Frosinone Latina ha esortato la Asl a trovare una rapida soluzione alla problematica. Alla luce del rischio di bloccare anche le operazioni urgenti riteniamo che sino ad oggi la nostra Azienda Sanitaria Locale abbia sbagliato strategia e sia stata  assolutamente miope nelle soluzioni “tampone” adottate.

L’ospedale Santa Scolastica ha un bacino potenziale di 200.000 persone e trovandosi al confine di due regioni deve essere potenziato, in primis per i cittadini che non sono cittadini di serie “B” rispetto ai cittadini romani e anche, in un ottica manageriale, per evitare una mobilità passiva verso altre Regioni”.

           

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