Si era accasciato in un fosso esanime, esausto, ma cosciente.
Nessuno lo aveva notato ma è probabile che fosse lì da giorni. Per questo quando ha percepito la presenza “umana” dei suoi soccorritori, Valeria e Andrea, due angeli spuntati dal nulla nella notte di giovedì scorso, li ha lasciati fare.
Non solo. Durante il tragitto dal parco alla clinica veterinaria, ha cercato ripetutamente il contatto fisico con uno dei suoi salvatori. E Andrea Nalli, 46 anni, ex-poliziotto accorso sul posto per dare una mano a Valeria Boccardi che trainata dai suoi cani lo aveva localizzato – non appena il tam-tam su Facebook aveva cominciato ad assumere toni allarmati – ha lasciato che gli “succhiasse” dolcemente il polso. Solo a tratti, per smorzare il dolore lancinante che non gli dava tregua, mordeva la pedana con la quale era stato issato in macchina.
Non stiamo parlando di un cane, né di un gatto. Né di altro animale domestico. Bensì di un cinghiale, specie considerata pericolosa in quanto appartenente alla fauna selvatica.
“Dobbiamo distinguere – dichiara il dott. Umbero Cara veterinario per passione che da 20 anni dirige il Centro Recupero Fauna Selvatica “Il Nostro Regno degli Animali” sull’Appia Antica – tra le due cose. Nessun animale è pericoloso in quanto tale. Quello che deve variare è il tipo di approccio che il volontario di turno e il comune cittadino deve avere con la bestiola che si appresta a salvare, per evitare, nel migliore dei casi, spiacevoli inconvenienti”.
Ignaro il piccolo di cinghiale, sedato da ieri nella sua brandina – di avere scoperchiato il proverbiale Vaso di Pandora. Il suo ritrovamento – dopo giorni di abbandono in quel canale ghiacciato in grave stato di denutrizione e disidratazione – ha posto ancora una volta l’accento sulla imperdonabile carenza, che minaccia ogni specie animale del nostro amato Paese, di corpi e personale specializzato e formato a questo scopo.
E mentre si attende di sciogliere la prognosi per il piccolo Trudy (così lo hanno battezzato i suoi fans di Facebook), probabilmente investito da un’auto di passaggio, sono in molti a chiedersi quale sia la prassi corretta da seguire in caso di ritrovamento di animali selvatici feriti.
“Quello che è certo è che in casi come questo, la buona volontà e l’amore per i nostri amici a quattro zampe non bastano – sottolinea il dott. Cara – ed i cittadini non possono sostituirsi alle istituzioni, rischiando di essere feriti dall’animale, per un gesto compiuto sicuramente in buona fede”
Il problema è che spesso una chiamata al numero di emergenza non è sufficiente a risolvere il problema in tempi ragionevoli. E i cittadini, confusi da tanta burocrazia, non sanno che pesci pigliare.
Lo stesso CUFAA, il Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari – sembra di fatto fluttuare in un limbo dal quale non riesce a uscire.
E fatto ancor più grave, è che nella maggior parte dei casi, l’abbattimento di esemplari appartenenti alle più diverse razze, finisce con il rappresentare la soluzione più facile, la via più comoda e meglio accettata dalla popolazione, per lo più ignara dei retroscena di questo desolante panorama. Facile preda di allarmismi che poco o nulla hanno a che fare con la realtà delle cose.
“La verità è che dove sorgevano campagne, oggi abbiamo cemento. Allora…chi è il vero invasore? si domanda Andrea angosciato per la sorte dei suoi amici che lui stesso nutre in angoli nascosti per evitare che vadano a cercare cibo nei centri abitati.
Non possiamo in sostanza attribuire agli animali colpe che non hanno. Criminalizzare la fauna a favore di mere speculazioni.
Insomma, ad oggi, il piccolo Trudy ci appare come un miracolato. Deve avere qualcuno lassù che lo protegge. Forse perché certe scomode verità – come la vendita di carne di cinghiale all’asta nel Parco di Veio da parte di chi dovrebbe proteggerla, la fauna selvatica; i parchi che non sono parchi (ma lo diventano quando si tratta di incamerare sovvenzioni) i bandi di formazione truccati – vengano finalmente a galla.
Rosanna Sabella