Si apre un nuovo fascicolo di indagine a carico della dipendente della Regione Lazio accusata di gestire la maxi discarica abusiva scoperta ai confini dei Comuni di Roma e Fiumicino.
Non solo la gestione illegale dei rifiuti e un presunto (si ipotizza) allevamento altrettanto illecito di animali destinati alla vendita. In quel mix di degrado e spazzatura avrebbe vissuto anche un uomo, con disabilità, per ben diversi anni. Accuse che chiaramente dovranno essere eventualmente confermate ma che intanto, purtroppo, fanno i conti con la tremenda realtà: sì perché quella persona, fratello della donna accusata di essere a capo della “terra dei fuochi” tra Roma e Fiumicino, è nel frattempo deceduta.
Una morte che resta avvolta nel giallo dato che proprio lì l’uomo sarebbe stato trovato e soccorso in condizioni igienico-sanitarie precarie. Ma le cure ricevute non sono bastate a salvargli la vita.
Maxi discarica a Fiumicino, il nuovo filone d’indagine
Ecco allora che, a carico della dipendente della Regione Lazio, ritenuta il vertice di un sistema in cui sarebbero coinvolti anche diversi imprenditori, si profilano nuove accuse. Come riporta stamani Repubblica si parla di maltrattamenti in famiglia, abbandono di incapace, morte in conseguenza di un altro reato. Il tutto contenuto all’interno di un secondo fascicolo aperto dalla Procura di Roma.
Secondo l’ipotesi mossa nei confronti della 52enne, quest’ultima avrebbe fatto vivere il fratello in quel mondezzaio, relegandolo in quel capannone tra feci di animali, denutrito, sporco e mal vestito. A dispetto delle sue condizioni – precarie – di salute. A quanto pare l’uomo era destinatario di una pensione di invalidità, altro elemento sul quale proseguiranno le indagini per capire se e in che modo, anche qui, la sorella sia o meno coinvolta.
La maxi discarica e l’allevamento di animali
Intanto nell’area i rifiuti, pericolosi e non, sono ancora lì. Un mega sito abusivo per la cui bonifica, come stimato da AMA, serviranno almeno 100 autotreni. I reati contestati, a vario titolo, vanno dall’inquinamento ambientale, all’incendio doloso, fino alla calunnia per arrivare al furto di energia elettrica ed acqua. E poi l’abbandono e il malgoverno di animali.
In questo senso, fortunatamente, almeno le bestioline trovate sono state tratte in salvo. Si tratta di circa 40 cani tra corso, volpini, bulldog francesi, maremmani, pastori tedeschi che erano tenuti all’interno di gabbie, tra la spazzatura e perfino una fogna a cielo aperto. In condizioni pietose ma pronti, si pensa, per essere venduti. Insieme a loro sono stati confiscati anche tre cavalli e una folta colonia felina.