«Abbiamo appreso alcuni giorni fa dalle testate giornalistiche locali, dell’apertura a Fiumicino, di un nuovo centro logistico del colosso dell’e-commerce statunitense Amazon, il quale sorgerà tra l’autostrada Roma-Civitavecchia e il centro commerciale Da Vinci, in zona Le Vignole e lavorerà in stretta collaborazione, in termini anche di collegamenti grazie ad una viabilità ad esso dedicata, con il Cargo City dell’aeroporto Leonardo da Vinci.
Il nuovo stabilimento, avrà una superficie di 80 mila metri quadrati e sarà tra i più grandi in Italia ed avrà un impatto notevole in termini occupazionali, necessitando di circa 2000 lavoratori, con diversi profili professionali, quali gli operatori di magazzino, gli addetti alla movimentazione delle merci, gli operatori di processo, gli addetti alle consegne, oltre che a figure tecniche e manageriali, le cui assunzioni dovrebbero concludersi entro il 2022 . Considerando che la realizzazione dello stabilimento in questione, si deve ad una recente delibera di Giunta, con la quale si è dato l’avvio formale dell’iter amministrativo, ad un accordo già precedentemente firmato, per la sua realizzazione, ci auspichiamo, che l’amministrazione faccia valere il suo peso proprio per le nuove assunzioni, in favore dei residenti del nostro territorio.
Particolare riguardo, dovrebbe essere riservato a quei lavoratori che negli ultimi tempi, hanno visto venir meno le proprie certezze occupazionali o addirittura svanirle del tutto. Ci riferiamo agli ex dipendenti Ceva, il gruppo logistico in zona Parco Leonardo di Conad-Auchan, che contava 13 unità, i quali hanno visto recapitarsi lo scorso 31 dicembre, le lettere di licenziamento, misura questa dovuta alla chiusura del deposito locale, a seguito della perdita della commessa di fornitura verso Auchan, gruppo quest’ultimo, che a sua volta, nel maggio 2019, è stato acquisito dal gruppo Margherita distribuzione S.p.A, la cui proprietà è al 51% di Conad e il restante 49%, fa capo invece al Gruppo Wrm, il quale non ha dato alcuna garanzia occupazionale per tutti gli Auchan d’Italia acquisiti, e nello specifico, anche quello di Parco Leonardo, mettendo a rischio quindi circa 200 lavoratori. Altrettanto sfortunati, sono stati i 62 dipendenti del deposito Opel di via Corona Boreale, investiti da un licenziamento collettivo lo scorso dicembre, dopo che nel 2017 il gruppo francese Psa, acquisendo la Opel Italia, aveva prima trasferito la sede commerciale a Milano e poi sul finire del 2019, decideva per la chiusura definitiva anche del deposito di Fiumicino.
Accanto a questi lavoratori, occorre annoverare anche i dipendenti della filiera del trasporto aereo, tra cui quelli che fanno capo ai Service Provider, handlers, caterers e compagnie aeree, tutti facenti parte di un settore, già da alcuni anni in sofferenza, dove alla crescita dei passeggeri e dei voli, paradossalmente si sono registrate delle situazioni di crisi delle imprese, che ne compongono appunto la filiera e dove anche di frequente, si è fatto ricorso agli strumenti degli ammortizzatori sociali. Parliamo quindi di un settore, caratterizzato da diverse criticità, a cui le parti sociali che lo compongono, tentano di dare una definizione ai temi che riguardano la sana competitività d’impresa, le tutele occupazionali e del costo del lavoro, della sicurezza e formazione, del welfare, fino ad arrivare alle politiche UE di coesione e sviluppo.
Consapevoli della crisi economica su scala mondiale, causata dalla pandemia e dalla relativa emergenza sanitaria, che ha travolto ogni angolo della Terra, con decisioni drastiche presi dai vari governi nazionali, quali appunto i lockdown in primavera nella prima ondata, ma da alcuni giorni, di nuovo imposti da diversi Stati Europei, per arginare questa seconda ondata di contagi da covid-19, che ci sta di nuovo travolgendo e consapevoli del rischio per migliaia di lavoratori, che dal prossimo marzo, limite temporale che è stato dato dal nostro Governo al blocco licenziamenti, di veder perdere il proprio posto di lavoro, dobbiamo fare notare che tutti i dipendenti sopracitati del nostro territorio, sono stati licenziati o sono stati investiti da crisi aziendali, già da prima che questa pandemia facesse la sua apparizione e il suo corso.
Pur sposando il principio della libertà d’impresa, garantita tra l’altro dall’art. 41 della Costituzione, che sancisce la libertà dell’iniziativa economica privata e partendo dall’assunto della libera impresa in libero Stato, non volendo entrare nel merito delle scelte aziendali, che comunque rimangono legittime ed autonome, allo stesso modo, però, dobbiamo evidenziare, che da queste stesse aziende, non è arrivato l’impegno per una ricollocazione dei propri dipendenti, che si sono visti privare del posto di lavoro, per scelte non proprie e a loro non attribuibili.
Vogliamo sperare quindi, che l’amministrazione locale, in un clima di piena e fattiva collaborazione tra maggioranza ed opposizione, si attivi per tempo, affinché a questa importante novità del settore occupazionale di Fiumicino, venga assegnata una corsia preferenziale per ricollocare tutti quei lavoratori in questione, anche per affinità di mansioni, che ancora non hanno trovato nel frattempo altro impiego e che a breve, vedranno scadere il periodo dell’ammortizzatore sociale della Naspi, considerando anche, che Amazon Italia, come già per gli altri depositi quali quelli di Passo Corese, di Settecamini e di Colleferro, si avvale sia per le assunzioni che per le prestazioni lavorative, di una delle principali multinazionali, specializzate nella somministrazione lavoro, sottolineando il fatto che tra le peculiarità di queste ultime, rientra infatti anche la ricollocazione dei lavoratori».
Lo dichiara in una nota il Comitato ViviAmo Fiumicino per il centro studi di Mario Baccini.