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Sorry we missed you, Ken Loach racconta l’inferno dei corrieri al giorno d’oggi

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Una storia che tocca al cuore il nuovo lavoro di Ken Loach, che torna dietro la macchina da presa per raccontarci in “Sorry we missed you” le difficoltà che ogni giorno un corriere deve affrontare nello smistare i pacchi per qualche multinazionale come Amazon.

Il regista ci porta a vedere sotto la lente d’ingrandimento i “nuovi schiavi” del III Millennio, dove si palesa la realtà di un lavoro senza tutela e soprattutto un’organizzazione sindacale che faccia prevalere i diritti del singolo lavoratore. Persone – prima che operai – che operano turni anche di 14 ore a bordo dei loro veicoli (perlopiù furgoni, moto o biciclette), costretti a non fare una sosta neanche per “urinane considerato come il ritardo sulle consegne danneggia le statistiche del singolo corriere e del suo magazzino sulle prestazioni di qualità del recapito.

Ma la storia di Ricky Turner (il corriere con il volto dell’esordiente Kris Hitchen) è anche uno sguardo a come un impegno lavorativo così distruttivo e incessante va a deteriorare i rapporti con la società circostante, in primis con la propria famiglia come in questo caso.

La storia della famiglia Turner ci narrà di un Ricky finito sul lastrico come manovale edile per la crisi economica, in una condizione anzitutto di sopravvivenza che lo porta ad accettare il posto di corriere espresso senza contratto e soprattutto in assenza di qualsiasi tutela.

Vi è infatti un capo magazzino di nome Maloney, pronto a monetizzare in ogni occasione pur passando sopra la dignità dei propri collaboratori (perchè nessuno di loro sembra esser stato messo a contratto come un regolare dipendente). Un responsabile che appare senza un briciolo d’umanità verso le persone che lavorano per il suo magazzino, mostrando una formula moderna della figura dello schiavista. Maloney infatti quando si assenta un rider chiede d’individuare dei sostituti agli assenti, pena sennò di 100 sterline da pagargli. Situazione che ripresenta anche in caso di furto, dove il “capo magazzino” viene a richiedere ai propri rider aggrediti i costi della merce senza garanzia piuttosto che preoccuparsi della loro salute. Un mondo lavorativo senza nessun diritto ma soprattutto dove la dignità della persona viene calpesta in ogni istante di servizio, se consideriamo poi come gli stessi corrieri sono costretti a urinare in una bottiglia per non perdere tempo sulle consegne dei pacchi.

Condizioni disastrose che si ripercuoto poi sulla vita privata del dipendente e magari sulla sua famiglia precaria, specie quando si è costretti a vendere la propria auto di famiglia per noleggiare – a spese proprie – un furgone che ti servirà per lavorare e che Maloney non offre nonostante detenga un magazzino per corrieri espressi. 

Ken Loach va oltre in questa pellicola, volendo filmare come un simile lavoro deteriora i rapporti familiari: un Ricky che diventa più violento e irascibile inanellando lo stress di un simile mestiere; la moglie Abbie – interpretata da Debbie Honeywood – che risente dell’assenza del marito nelle faccende domestiche e deve gestire il suo lavoro precario come “assistente agli anziani” senza avere più la sua automobile per gestire al meglio i numerosi clienti; il figlio Seb – con il volto di  Rhyse Stone – che cresce ribelle per l’indole d’artista e che compie piccoli reati per l’assenza del di dialogo con il padre; la piccola Liza Jane – nel film Katie Proctor – che vorrebbe tornare a vedere la famiglia felice come prima del lavoro da corriere del padre Ricky.

Il regista britannico torna a parlare nel suo cinema delle condizioni degli operai, stendendo una pellicola che come sempre non presenta il lieto fine: una scelta artistica ben comprensibile, considerato come Loach nel suo lavoro vuole palesare la crudeltà attorno al lavoro dei rider. Osservare quale disumanità si nasconde dietro la consegna di un pacco Amazon o di un altra multinazionale, tra diritti non riconosciuti e dignità umane portate via. 

La conferenza stampa con Ken Loach e Diego Bianchi presso il “Cinema 4 Fontane” di Roma

https://www.facebook.com/AndreaRapido91/videos/463719217678236/

VOTO DELLA PELLICOLA: 8

CONSIGLIATO: ASSOLUTAMENTE SI’

 

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