Il carcere di Mamertino, oppure più comunemente chiamato Tulliano, è considerato il carcere più antico di Roma, molto probabilmente è addirittura il più antico del mondo. Questo carcere si trova nel Foro Romano.
Il carcere Mamertino è il simbolo dei prigionieri illustri presenti nell’antica Roma e non è un caso che si trovi in una zona centralissima, vicino la Via Sacra nel foro Romano.
Il carcere più antico del mondo
Il Mamertino (o Tulliano, in latino Tullianum) ha ospitato per 1000 anni circa, in ceppi, i più grandi nemici dello Stato e del popolo, grandi traditori e grandi vinti di Roma. Il re dei Sanniti Ponzio, il re dei Galli Vercingetorige, Pietro apostolo e i congiurati di Catilina. È infatti considerato il carcere più antico di Roma e del monto intero.
Il carcere era costituito da due piani sovrapposti di grotte scolpite sulle pendici meridionali del Campidoglio, vicino le scale Gemonio, in direzione del Comitium. La grotta più profonda risale ad un’epoca arcaica, tra VIII e il VII secolo a.C.
In più era scolpita nella cinta muraria costruita durante il periodo Regio, che serviva a proteggere il Campidoglio all’interno delle Mura serviane. La grotta successiva è stata costruita sopra la prima e risale all’era repubblicana. Subito sotto entrambi i livelli di grotte invece è presente ancora oggi un’antica fonte.
Il complesso oggi si trova sotto la chiesa di San Giuseppe dei falegnami, risalente al XVI secolo, presso l’area del Foro dove veniva amministrata la giustizia durante l’età romana. Il Tulliano è stato costruito per volere di Anco Marzio, nel VII secolo a.C.. Il nome infatti deriva dal latino tullus, ovvero ‘polla d’acqua‘. Alcuni però ritengono che le origini del nome possano derivare da diverse tradizioni che lo collegano alle azioni di Tullo Ostilio oppure di Servio Tullio.
Sulla facciata del carcere sono incisi i nomi di Caio Vibio Rufinio e Marco Cocceio Nerva, che hanno contribuito alla costruzione del monumento tra il 39 e il 42 d.C.. Intorno all’VIII secolo il complesso fu cristianizzato e, risalente alla stessa data, è presente all’interno del Tulliano un affresco. Entrambi gli spazi furono convertiti in piccole cappelle. Sempre nell’VIII secolo il luogo iniziò ad essere chiamato carcere Mamertino.
Mamertino: all’interno del carcere più antico del mondo
Per accedere all’interno del carcere è possibile attraversare una rampa di scale che vi porterà direttamente alla parte più antica. L’attuale facciata, realizzata in blocchi di pietra di travertino, risale all’inizio dell’Impero Romano ed è ricoperta da un cornice con su incisi i nomi dei consoli Nervia e Rufinio.
Una facciata ancora più antica è coperta dalla facciata di cui abbiamo parlato poc’anzi, fu costruita con blocchi di tufo della Grotta Oscura.
Tramite un’apertura fatta probabilmente durante l’epoca moderna, si accede ad una stanza trapezoidale ricoperta da una volta a botte e realizzata con grandi blocchi di pietra tufo provenienti da Monteverde e dalla zona rossa dell’Aniene. Tale struttura potremmo datarla intorno al II secolo a.C., quando queste cave in pietra venivano ancora utilizzate.
L’ingresso principale, inizialmente, doveva essere attraverso una piccola porta murata posizionata ad un livello superiore rispetto al pavimento attuale, sulla parete di destra. Da questa porta si poteva accedere anche alle cosiddette lautumiae, ovvero degli spazi creati nelle cave antiche di pietra di tufo utilizzati come prigione.
Tullianum, ecco l’ambiente più segreto e spaventoso
Un foro all’interno del pavimento, ad oggi chiuso grazie ad una grata, era l’unico modo per accedere all’esterno dell’ambiente sottostante, che ad oggi è raggiungibile solo tramite una scala recentemente realizzata. La parte inferiore di questo ambiente era chiamata Tullianum ed era considerata la parte più segreta è spaventosa. Sulla parete est del Tullianum, tuttavia c’è una sorta di portale in ferro utile per accedere ad altri ambienti che sono ancora poco esplorati.
Il Tullianum ha una forma semicircolare. Fatta eccezione per un segmento ad est realizzato con blocchi di pietra peperino senza l’utilizzo di cemento e in opera quadrata. Le dimensioni della muratura fanno pensare che inizialmente dovesse trattarsi di una sorta di fontana monumentale.
Quest’ultima realizzata intorno ad una cisterna chiamata tullus, nella quale l’acqua filtra in modo naturale ancora oggi. Tuttavia, secondo Filippo Coarelli, è probabile che sin dall’inizio questa stanza venisse utilizzata come carcere. Dunque, qui venivano rinchiusi e detenuti tutti i condannati a morte, prigionieri dello Stato romano e del popolo.
La detenzione poteva essere breve, in quanto l’esecuzione veniva eseguita appena dopo la grande processione romana del trionfo, come ad esempio nel caso di Giugurta. Ma poteva essere anche lunga, come nel caso di Vercingetorige, il quale passò sei lunghi anni all’interno del Tullianum prima della sua decapitazione.
Tradizione e leggenda
Secondo quanto riporta la tradizione cristiana medievale, la cella più bassa (accessibile tramite una scala strettissima) e la fonte d’acqua rappresentano il luogo in cui gli apostoli Pietro e Paolo, che erano stati imprigionati lì, atteggiarono i convertiti cristiani che condividevano con loro la cella.
Questa tradizione risale appunto al medioevo e ha contribuito alla conservazione del carcere Mamertino che fu poi trasformato in una chiesa, che prese il nome di San Pietro in carcere, e in un luogo di pellegrinaggio. Questa consacrazione tradizionalmente pare sia avvenuta nel IV secolo per volontà del Papa Silvestro I.
Secondo la leggenda pare che San Pietro, mentre si trovava nel Tulliano, cadde scendendo e batté il capo contro una parete, lasciando così un’orma nella pietra, protetta dal 1720 da una grata. Durante il periodo di prigionia all’interno della cella segreta, insieme ad altri seguaci, i due apostoli sembra abbiano fatto sgorgare una polla d’acqua miracolosamente, riuscendo a convertire e battezzare anche i vari custodi del carcere, Processo e Martiniano, a loro volta martiri. Tuttavia, Pietro e Paolo non vennero giustiziati nelle vicinanze: San Pietro fu portato sul colle Vaticano mentre San Paolo alle Acque Salvie. Attualmente l‘Abbazia delle Tre Fontane.