Roma, con i suoi 2.776 anni, dalla sua fondazione vanta reperti, monumenti, edifici antichissimi. La Città Eterna riesce a mischiare miti e leggende con il corso della storia ufficiale, come fu per Romolo e Remo. Lo stesso discorso vale il monumento più antico di Roma: non è facile appurare in migliaia di anni per quale opera fu deposta la prima piena nella Capitale, ma con un po’ di fortuna possiamo farci strada tra le opere che compongono il suo immenso patrimonio archeologico e scoprire quale detenga questo primato.
Qual è il monumento più antico di Roma?
Partiamo con ordine. Se si parla per esempio dell’edificio più antico ancora in piedi nella città, sembra sia il tempio di Ercole Vincitore, eretto verso la fine del II secolo a.C. per conto del ricco commerciante di olio d’oliva, Marcus Octavius Herennius. Se parliamo però di opera architettonica, il podio se lo contende invece la Cloaca Massima, una delle più antiche condotte fognarie, costruita per volere di Tarquinio Prisco alla fine del VI secolo a.C. al tempo degli ultimi re di Roma.
Certo è che attribuire un merito così importante a una fogna (anzi, la fogna più grande di Roma), avrebbe tolto alla Capitale il fascino che vanta in tutto il mondo. Ed ecco perché, escluse queste due menzioni, oggi il monumento più antico a Roma, inteso come edificio visitabile e simbolo culturale della città, è notoriamente riconosciuto come il Pantheon.
La storia del Pantheon a Roma
Il Pantheon rappresenta, da più di duemila anni, l’espressione massima della gloria di Roma. La sua storia si lega in maniera indissolubile allo sviluppo della città eterna di cui è immagine nei secoli. Fu ispirazione dei più grandi architetti del Rinascimento, tanto che Raffaello volle farne il luogo del proprio riposo eterno.
Nel 27 a.C. Marco Vipsanio Agrippa, genero, amico e collaboratore del primo imperatore Augusto fece costruire questo tempio, dedicandolo alle sette divinità planetarie. A esse si deve il nome di Pantheon, che, in greco, significa “di tutti gli Dèi”. L’edificio originario, che doveva essere di dimensioni ridotte rispetto a quello attuale, fu riedificato da Adriano tra il 118 ed il 125 d.C. Nel ricostruirlo, Adriano non tenne conto dell’impostazione di Agrippa: rovesciò l’orientamento dell’edificio di 180 gradi e aprì davanti al nuovo tempio una grande piazza porticata.
Il Pantheon, chiuso e abbandonato sotto i primi Imperatori cristiani e successivamente saccheggiato dai barbari, nel 609 d.C. fu donato dall’Imperatore bizantino Foca a Papa Bonifacio IV. Papa Bonifacio IV consacrò il tempio dedicandolo a Santa Maria ad Martyres. Il riferimento ad una schiera collettiva cristiana fu voluto in contrapposizione all’antica dedica pagana a tutti gli dèi di Roma.
Il Pantheon come miracolo di architettura
Un miracolo di architettura renderebbe il Pantheon una sfera perfetta. La sua altezza è infatti uguale al suo diametro: 43 m e 44 cm per 43 m e 44 cm. Equilibrio e stabilità sono i principi a cui si attenevano gli antichi architetti e, nel Pantheon, sono sintetizzati dall’armonia delle linee e dal calcolo perfetto delle geometrie delle masse.
Inoltre, il Pantheon non è stato protetto da copertura oltre che per ragioni tecniche (la cupola sarebbe caduta per il peso eccessivo) e simboliche (per comunicare direttamente con le divinità), anche per sfruttarne la particolarità (dal foro entra un fascio di luce che consentiva studi di astronomia). L’edificio fu concepito architettonicamente per avere un’unica finestra a forma di oculo sulla cupola di quasi 9 metri di diametro. Dal punto di vista illuminotecnico, questa apertura verso l’esterno permette il ricadere zenitale della luce e dunque un sapiente gioco di chiaroscuro all’interno.
Sapevi che il Pantheon un tempo aveva il parquet?
Immaginate la Roma dei primi del ‘900, centro della vita economica dell’Italia giolittiana, nel pieno del fermento culturale, industriale e architettonico. È in quegli anni che l’edilizia fa importanti passi in avanti, coinvolgendo anche dei progetti nel Centro storico, uno dei più singolari riguardò proprio il Pantheon. Infatti, nel 1905 davanti al Pantheon fu installato un vero e proprio parquet, composto da circa 500.000 tessere in legno.
La scelta stilistica però si rivelò piuttosto sgradita per il rumore che provocava e la poca praticità, tanto da sopravvivere solo fino al 1950. Anche il Centro storico di Roma, con le sue viuzze fatto di botteghe e artigiani, viveva la vivacità culturale dei primi del ‘900 ed era attraversato costantemente da carrozze e carri. La piazza fuori del Pantheon era rivestita allora da un selciato, che copriva l’originale pavimentazione in travertino voluta dell’epoca di Adriano, ed era attraversata costantemente dai mezzi.
Sembra infatti che il passaggio di carrozze e dei mezzi tra quelle vie, di per sé molto trafficate, provocasse troppo rumore, in netta contrapposizione con le motivazioni per cui era stato inizialmente posto il parquet da parte del Governo argentino, ovvero conferire all’area un senso di serenità e gradevolezza.
Il Comune di Buenos Aires donò infatti il legno necessario per pavimentare l’intera piazza con il pregiato “quebracho” e dispose persino gli operai per installarlo a Roma. Questa nuova pavimentazione serviva a rappresentare il desiderio di serenità degli emigranti, oltre a conferire anche una dignità straordinaria all’area circostante il Pantheon. Gli operai argentini cercarono di attutire il rumore coprendo il selciato di Piazza della Rotonda con abbondante segatura. Questa pratica, finalizzata a ridurre il rumore causato dal passaggio dei carri e dei cavalli, è stata mantenuta fino al 1906 ma comunque non ha convinto i romani, motivo per cui pochi anni dopo il parquet fu rimosso. Inoltre, il legno doveva in un certo modo “accompagnare” con solennità i visitatori verso le tombe dei due primi re d’Italia, Vittorio Emanuele II e Umberto I, custodite all’interno del monumento.
Il parquet al Pantheon, troppo pericoloso e causa di incidenti
Come in molti sanno, poi, il parquet per essere mantenuto nel tempo richiede anche l’utilizzo di grasso, per lucidarlo ed evitare danni. Tuttavia, a causa delle frequenti cadute dovute al grasso spalmato sul pavimento inclinato, il legno fu rimosso, segnando la fine di un capitolo interessante nella storia del Pantheon.
All’epoca dei sampietrini in legno, il parquet antistante al Pantheon veniva periodicamente cosparso di grasso. Questo materiale era considerato certamente efficace per proteggere la pavimentazione, ma provocava molti indesiderabili scivoloni a chi passava di lì. Gli incidenti erano frequentissimi. Per questo motivo, nel 1950, viste le molte lamentele dei cittadini, l’amministrazione decise di rimuovere il legno donato dagli argentini e di installare poi i sampietrini classici che vediamo ancora oggi.