Una finta cupola, anche se non ci si crederebbe. Il soffitto in realtà è piatto e, per creare l’illusione della profondità al fine di farlo sembrare una cupola, vi è stato posto sopra un dipinto prospettico su tela. Una banale illusione ottica tridimensionale. Basta infatti spostarsi dal punto da cui lo si osserva che la finta cupola assume un’altra prospettiva e le immagini perdono di significato.
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La Chiesa di Sant’Ignazio da Loyola
Già, stiamo parlando proprio della nota chiesa gesuita. È situata in piazza Sant’Ignazio a Roma e già la location dà la misura di ciò che aveva in mente chi l’ha costruita. Si tratta di plessi estremamente scenografici del Settecento, tra i quali si affaccia la Chiesa di Sant’Ignazio da Loyola, che è a sua volta inserita nell’edificio del Collegio Romano. Questo è costituito da un vero e proprio sistema di cappelle, aule, laboratori, mense, cucine, stalle, biblioteche, infermeria, officine e anche un pollaio. C’è anche l’osservatorio astronomico di Athanasius Kircher. Il Collegio è stato voluto proprio da Ignazio da Loyola, Fondatore della Compagnia del Gesù. Si trova, per capirci meglio, tra il Pantheon e via del Corso, ed era ovviamente destinato alla formazione dei novelli Gesuiti.
Le vicende legate alla nascita della Chiesa
L’enorme complesso destinato agli studenti, nel 17mo secolo, comprendeva anche una chiesa in onore dell’Annunziata. Forse perché troppo piccola, o perché progettata male, fatto sta che i Gesuiti decisero di demolirla e costruirne un’altra. Via dunque alla presentazione dei progetti; tra i molti venne scelto quello del docente di matematica servizio presso il Collegio Romano, il frate Orazio Grassi. Il Cardinale Ludovico Ludovisi si occupò delle spese, versando fino a 200mila scudi. I lavori durarono più di cinquant’anni, ed effettivamente non terminarono mai. Iniziati nel 1626, nel 1685 ci si trovò di fronte a un problema. Mancava la cupola e i soldi per finanziarla. Ed ecco come ci si arrabattò. I Gesuiti chiesero all’architetto, pittore e decoratore Gesuita Andrea Del Pozzo di inventarsi qualcosa.
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L’ingegnoso espediente
La cupola, dunque, è finta. Dal Pozzo realizzò un dipinto prospettico e lo sistemò sopra al soffitto, così da creare una illusione ottica. Ciò per sopperire alla mancanza di fondi, criticità che però ha messo in luce le sue doti artistiche. Qualcuno dice che furono gli stessi abitanti di Campo Marzio a non volere una vera realizzazione della cupola, in quanto avrebbe oscurato il sole. Ma su questo non abbiamo fonti storiche attendibili. Il Gesuita inserì nell’abside, quindi su una superficie curva, quattro false colonne dritte. La tecnica pittorica utilizzata è denominata ‘sotto in su’, ma viene impiegata anche la ‘quadratura‘ e il trompe d’oeil, che tradotto dal francese significa proprio ‘inganna l’occhio’. Insomma, grazie al gioco sulla prospettiva e l’impiego di espedienti spaziali, si ottiene l’effetto ‘cupola’, che oggi ci fa dire che siamo di fronte ad un geniale inganno.
Le peculiarità della Chiesa. Per una architettura simulata
Già, appena si entra, si calpestano straordinarie geometrie dei marmi che compongono il pavimento e conducono al centro della navata, nella quale si sfogano con fantasie circolari. Da questo punto, sollevando lo sguardo, c’è un importante affresco con la Gloria di Sant’Ignazio, sempre composta da Andrea Del Pozzo. È realizzata col la tecnica succitata della quadratura del soffitto. Cosa che lo fa sembrare più alto di quello che è in realtà. In pratica, sommando i giochi prospettici, è come se ammirassimo una seconda chiesa simulata che parte da quella reale. Sono principalmente due i settori di questa architettura simulata. Quello superiore è il più strutturale; si estende verso l’alto, con colonne ed archi con la raffigurazione al centro di Sant’Ignazio osservato di Cristo crocifisso.