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Ritratto della giovane in fiamme, un film femminista per raccontare la condizione della donna alla fine del ‘700

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Il “Ritratto della giovane in fiamme” trova sicuramente ispirazione nel raccontare una storia femminile a pochi anni dalla Rivoluzione Francese, in una narrazione palesemente femminista che osserva le forti disuguaglianze sociali verso la figura della donna in quell’epoca. 

E’ su questo tema che ha calcato la mano per questa pellicola la regista Céline Sciamma, che già in altri suoi lavori – come per esempio Tomboy – aveva portato al grande pubblico storie genere e pellicole dove rivendicava i diritti sociali.

Questa storia ruota intorno al personaggio di Marianne (Noémie Merlant de “Le ciel attendra”), giovane pittrice chiamata che su commissione di una contessa – interpretata da Valeria Golino – a dipingere il volto della propria figlia Héloïse (Adèle Haenel de “The Fighters – Addestramento di vita”) in vista del suo imminente matrimonio. 

Un ritratto complesso si preannuncia, considerato come la ragazza rifiuti di farsi riprendere come atto di ribellione verso la madre per un “matrimonio combinato” con uno sconosciuto.

Proprio sui diritti delle donne Céline Sciamma vuole incentrare il suo film per quest’occasione, mostrando nitidamente con lo scorrere delle immagini quei tanti divieti che una ragazza doveva vivere alla fine del 1700. In una traccia che si svolge precisamente nel 1770, vediamo come una ragazza anzitutto non aveva il diritto allo studio, doveva essere succube di “decisioni altrui anche contro la sua volontà o addirittura ricorrere ad aborti clandestini e quasi tribali quando si accorgeva di “gravidanze indesiderate”.

Un palcoscenico dove la regista francese non relega a grande sorpresa l’uomo nelle file dei cattivi, nonostante le figure maschili compaiano solamente in tre scene dove si mostrano rozzi e maleducati verso il “gentil sesso”. Infatti nella storia non c’è un cattivo o un avversario da sconfiggere, poichè la Sciamma per l’occasione vuole raccontarci una narrazione su tutte altre tematiche.

Importante è il nodo dell’amore omosessuale tra Marienne ed Héloïse, figlio della scoperta tra le personalità delle due protagoniste – la pittrice prova a ritrarre la figlia della contessa di nascosto, riprendendo i tratti somatici facendogli da “dama di compagnia” – e che in questa pellicola non vede nessun intralcio se non le condizioni sociali dell’epoca.

Una pellicola che mischia un erotismo soft a temi crudi come l’aborto, che rendono questo film molto lento e soprattutto spinoso in diverse scene.

Se il lungometraggio può spiegare bene la condizione femminile in Francia nel XVIII secolo, con tale registro Céline Sciamma non è al passo coi tempi per fare una critica sociale dei giorni nostri: è vero che ancora tante disuguaglianze tra i sessi devono essere risolte, in una maturazione della società che però guarda a una graduale uguaglianza dei generi in tempi brevi. 

Intervento di Valeria Golino in conferenza stampa:

https://www.facebook.com/AndreaRapido91/videos/2429014127221252/

VOTO PELLICOLA: 6 1/2

CONSIGLIATO: NI’ (SOLO AGLI ADULTI)

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