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Perché si chiama Via Tiburtina?

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Via Tiburtina

Sono tante le strade di Roma con una storia che risale molto indietro nel tempo. Tra le altre non è certo da meno via Tiburtina. Nata come via consolare, proprio perché voluta da un console, Marco Valerio Massimo, per unire Roma a Tibur, l’attuale Tivoli, a cui deve il suo nome, subì varie modifiche per assolvere alla funzione di collegare non solo le due città tra loro, ma anche per raggiungere le ville romane che altro non erano che dimore estive della nobiltà.

La Via Tiburtina ripercorreva il tragitto della transumanza

La strada seguiva quello che era il percorso dei pastori per la transumanza, il tragitto che veniva compiuto per portare gli animali al pascolo durante il periodo estivo e riportarli nell’agro romani in inverno. Una via che ha visto anche l’insediamento di nuove popolazioni, quando sono state, poi, fondate le colonie di Carseoli e Alba Fucens. Questo indusse il console Marco Valerio Massimo Potito a pavimentare la strada, come le altre strade romane, per renderla facilmente fruibile anche da queste popolazioni. Per questo motivo dopo Tivoli la strada si chiama Via Valeria. La via Tiburtina ha subito, poi, altre modifiche, o meglio prolungamenti. Grazie all’imperatore Claudio che la estese oltre le gole di Sussi, da Corfinium fino a ostia Aterni, attuale Pescara, raggiungendo così il Mare Adriatico.

fiume aniene

Il promo tratto della via Tiburtina nasce dall’omonima porta, chiamata anche Porta San Lorenzo

Il primo tratto della strada inizia Porta Tiburtina, conosciuta anche Porta San Lorenzo che è una porta d’ingresso nelle mura Aureliane e proseguiva attraverso la basilica paleocristiana di San Lorenzo fuori le Mura dell’età di Costantino, attraversando Ponte Mammolo e ponte Lucano, accanto a quest’ultimo venne innalzato l’imponente Mausoleo dei Plautii in onore del Console Plautus Silvanus. I due ponti sono i punti esatti attraversati dal fiume Aniene. Nel percorso che seguiva la via Tiburtina costeggia villa Adriana fino a raggiungere la città di Tivoli, l’antica Tibur,  e ad arrivare al santuario di Ercole Vincitore.

I due Templi sull’ultimo tratto di via Tiburtina

Nell’ultimo tratto, quello grazie al quale si arriva a Tivoli, ci sono tornanti al termine dei quali si trovano due templi: quello di Vesta e quello della Sibilla, seppure il culto di Ercole era quello predominante, tanto da essere stati costruiti una serie di edifici che insieme costituivano il tempio a lui dedicato.

tivoli panorama

Dalla città di Tivoli in poi la strada cambia nome e si chiama: Via Valeria

Da Tivoli a seguire la strada prende, come abbiamo sottolineato, il nome di via Valeria. Una strada che sul suo percorso incontra la cittadina di Vicovaro. Un piccolo centro che custodisce gelosamente le mura ciclopiche che si pensa siano state costruite nel IV secolo a.C. dagli Equi poco distante da quella che era la colonia di Carseoli e Alba Fucens, costeggiando il lago del Fucino. Nel proseguire su via Valeria la strada dopo Carseoli arriva ai Colli di Monte Bove  e a Tagliacozzo. Da qui attraversa i Piani Palentini, per costeggiare Scurcola Marsicana, che fu teatro della battaglia in cui si confrontarono Angioini e Corradino di Svevia.

Via Valeria, prosecuzione di via Tiburtina, è stata realizzata in diversi tratti e in vari momenti storici

La verità su via Valeria è che si tratta sicuramente del proseguimento della Tiburtina, ma venne realizzata in più tratti e in vari momenti. Da Tivoli a Cerfennia, per passare ai piedi del Monte Imeo, per proseguire fino ai Monti dell’Aterno, e raggiungere il Mare Adriatico, per un’estensione di circa 30 chilometri. È la strada che costeggia l’Aniene, in particolare dopo Tivoli, risalendo il corso del fiume, arriva fino ad Aternum, nella città di Pescara.

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