“Paese che vai dialetto che trovi”, potremo dire parafrasando una nota espressione. Assimilabile ad una vera e propria lingua, la nostra Penisola è ricca di dialetti e di espressioni gergali che – in modo più o meno consapevole – fanno parte del sentire comune, dell’immaginario collettivo, contribuendo la costruzione di un’identità che passa anche per la lingua. Roma da questo punto di vista offre un terreno decisamente fertile, foriero di curiose scoperte. Tanti i modi di dire romani e noi oggi vogliamo rispolverarne uno che sicuramente – almeno una volta nella vita – avrete sentito. Vi siete mai chiesti qual è il significato dell’espressione “Nun fa na piega” e perché si usa?
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La ricchezza e il valore del dialetto in Italia
La lingua italiana è davvero ricca e complessa. Se ad esse si aggiunge poi la cospicua presenza di dialetti – che fanno capolino qua e là in varie parti dello stivale – il quadro più dirsi completo. Tanti gli intellettuali che hanno dedicato buona propria vita allo studio della lingua nel suo farsi, non mancando di riversare la propria attenzione sul dialetto che costituisce una fetta assolutamente non trascurabile, ma anzi preziosa ed imprescindibile, del patrimonio linguistico italiano. Pasolini, De Mauro, arrivando anche alla sapiente commistione tra italiano e dialetto effettuata da Camilleri, – che per i suoi romanzi è diventato un vero e proprio “caso letterario ” – solo per voler citare alcune personalità che hanno saputo integrare alla perfezione l’uso del dialetto nelle loro opere. Tornando però allo specifico caso dal quale siamo partiti, numerose le espressioni ed i modi di dire che caratterizzano la “romanità verace”. Tra di esse il frequente: “Nun fa na piega” non può certamente mancare! Ma cosa significa?
Il significato dell’espressione dialettale “Nun fa na piega”
L’espressione dialettale “Nun fa una piega” è entrata abitualmente nel linguaggio comune e viene usata per indicare un concetto sprovvisto di errori, liscio, lineare, senza necessità di apportarvi correzioni di alcun tipo. In italiano, l’espressione viene tradotta con: Non fare una piega, non fare una grinza. Ma non solo. Oltre a poter essere applicato ad un concetto, tale espressione può essere utilizzata anche per riferirsi ad una persona, nel caso in cui si voglia indicare qualcuno che non mostra apertamente le proprie emozioni, restando dunque impassibile di fronte a qualsiasi situazione gli si ponga davanti.
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Altre espressioni e modi in dialetto
Come dicevamo, davvero ampio il novero di espressioni che caratterizza il dialetto romano, contribuendolo a rendere vario ed unico. Ad esempio, un altro detto è: “Pagare alla romana”. Espressione dalle antiche origini, sconosciuta ai più ma che spesso viene utilizzata al fine di agevolare i conteggi durante pranzi o cene con molti commensali. Infatti, pagare alla romana al bar, al ristorante o in qualsiasi altro esercizio, significa dividere il conto in parti uguali, a prescindere da cosa si è consumato. Modalità usata soprattutto nelle lunghe tavolate, dove i vari conteggi risulterebbero difficoltosi.
“Stamo a fa er giro de Peppe”
Nella nostra rassegna linguistica all’interno dei modi di dire e delle espressioni dialettali romane, non poteva certa mancare la voce: “Fare il giro di Peppe”. Ma chi era questo sfortunato Peppe che era costretto a fare inutili giri ed ancora, qual è il significato di questo simpatico modo di dire? L’espressione fa riferimento a tutte quelle situazioni nelle quali per raggiungere l’obiettivo si effettua un’operazione superficiale, nonché molto lunga, che dilaziona i tempi, per l’appunto. Tuttavia per comprendere a pieno il significato dell’espressione, è bene fare un piccolo passo nella storia. Il “Peppe” in questione altri non è che Giuseppe Garibaldi e la rotonda è quella del Pantheon che, per l’appunto, si trova in Piazza della Rotonda.
Il significato e le origini
Ora, il 9 gennaio del 1978 Vittorio Emanuele II morì e le sue reliquie sono tutt’oggi conservate all’interno del Pantheon. Il giorno delle esequie, il corteo funebre fece un paio di giri per fare in modo che anche il popolo potesse salutarne la salma. Ignaro di cosa stesse succedendo ed anche lui presente ai funerali, Garibaldi fece il giro della piazza dietro al corteo, quando avrebbe invece potuto aspettare di fronte all’entrata. Circostanza che non passò inosservata al popolo, dando vita al longevo e simpatico detto.