Nella regione della Tuscia sorge un meraviglioso castello circondato da un bosco che sembra fatato. È uno dei luoghi più incantevoli d’Italia.
Situato nella squisita regione della Tuscia, precisamente in provincia di Viterbo, si trova un incantevole borgo impreziosito dalla presenza di un castello uscito da una fiaba.
Questo paese porta il nome di Torre Alfina e fa parte di Acquapendente, un altro gioiello di questa regione che viene spesso definita la “Gerusalemme d’Europa”.
Torre Alfina è una piccola frazione del comune di Acquapendente in provincia di Viterbo. Si trova alla periferia settentrionale dell’altopiano dell’Alfina, una regione situata all’estremo nord del Lazio, ad un’altitudine di 620 metri sul livello del mare.
Nel 2007 Torre Alfina è entrata a far parte della prestigiosa associazione denominata Club dei Borghi più belli d’Italia.
La storia del meraviglioso castello di Torre Alfina
La storia di questo luogo è strettamente intrecciata con la storia del suo Castello. Il Castello fu edificato durante il Medioevo, e venne edificato attorno ad una torre di avvistamento longobarda.
Si ritiene che il nome “Torre” nel sostantivo derivi da questa particolare caratteristica del Castello.
Le vere origini di questo sito sono state in gran parte trascurate, ma la sua posizione strategica a salvaguardia delle cruciali vie di comunicazione, che storicamente attraversavano quest’area, ne suggerisce la funzione difensiva all’interno di un più ampio sistema presidiato da Orvieto.
Una cronaca del XVI secolo attribuisce la fondazione della prima torre, detta “del Cassero”, all’VIII secolo, anche se le prime testimonianze documentate risalgono al 1200.
È in questo periodo che la storia del castello e del borgo si intreccia con quella della famiglia Monaldeschi della Cervara.
Trasformata in residenza da Sforza Monaldeschi della Cervara
Fu Sforza Monaldeschi della Cervara (+ 1584), insigne figura militare, a prendere l’iniziativa di trasformare l’antica struttura fortificata in un’elegante residenza di campagna, secondo il modello rinascimentale.
Gli artigiani impiegati per questo progetto erano gli stessi che avevano precedentemente lavorato alla costruzione del Duomo di Orvieto e del palazzo Monaldeschi in città.
Ippolito Scalza si occupò della scultura e dell’architettura, mentre Cesare Nebbia e la sua bottega si occuparono della decorazione pittorica.
La famiglia Monaldeschi mantenne la proprietà della proprietà fino alla metà del XVII secolo, quando fu ereditata dalla famiglia Bourbon del Monte.
Nel 1880 Guido Bourbon del Monte vendette l’edificio a Edoardo Cahen, banchiere di Anversa. Cahen si assunse l’incarico di restaurare completamente la struttura e affidò il progetto a Giuseppe Partini, architetto senese.
Seguendo la tendenza popolare dell’epoca, il Partini trasformò l’edificio in un imponente edificio in stile neogotico, utilizzando la pietra grigia di Bagnoregio per celare le originarie caratteristiche medievali e rinascimentali.
Ancora oggi la facciata del cortile interno e un’ala al primo piano testimoniano la dimora cinquecentesca della famiglia Monaldeschi, con un camino monumentale in pietra e un ciclo decorativo che ne celebra la casata.
La realizzazione del progetto fu curata da Teofilo Rodolfo, figlio di Edoardo Cahen. Nel 1906 incaricò il valente artista romano Pietro Ridolfi di realizzare la decorazione pittorica e nel 1915 l’abile ebanista senese Tito Corsini di realizzare i pregevoli pannelli delle porte.
Rodolfo si divertì a risiedere nella rinnovata ed elegante residenza fino all’entrata in vigore delle leggi razziali, che lo costrinsero infine a lasciare definitivamente l’Italia.
Torre Alfina posizionata alla base del castello
Il castello subì vari passaggi di proprietà negli anni successivi, ripercorrendone la sua intricata storia.
Alla base del castello si trova Torre Alfina, che da semplice torre di avvistamento si è evoluta nel tempo in un suggestivo borgo.
Riconosciuta come una delle città più pittoresche d’Italia dal 2007, i suoi vicoli tortuosi e le abitazioni in pietra trasportano i visitatori in un’epoca passata.
Adagiata sull’altopiano dell’Alfina ad un’altitudine di 602 metri sul livello del mare, Torre Alfina funge da caratteristico punto d’incontro dove convergono le regioni Umbria, Lazio e Toscana.
Il borgo di Torre Alfina e il suo castello sono circondati dal Bosco del Sasseto, una variegata foresta di alberi secolari di latifoglie.
Questa foresta prende il nome da una singolare formazione geologica costituita da blocchi di roccia lavica che si sono accumulati alla base della rupe su cui sorge il castello.
Soprannominato “Foresta delle fiabe” dal National Geographic
Il National Geographic ha soprannominato questa foresta la “Foresta delle fiabe” o la “Foresta di Biancaneve”, poiché un tempo era un bosco fitto e selvaggio.
Il paese si espande all’interno della Riserva Naturale di Monte Rufeno, un’area protetta di circa 2.900 ettari.
All’interno di questa riserva si può anche scoprire un fiore particolare conosciuto come il “Narciso dei Poeti”.
Madre Natura ha creato un luogo mozzafiato, dove sentieri tortuosi conducono attraverso imponenti alberi secolari, circondati da massi e rocce.
Esplorando questo scenario incantevole, ci si può imbattere in scorci notevoli, tra cui le ghiacciaie ben conservate un tempo utilizzate per la conservazione degli alimenti e un affascinante Mausoleo che custodisce i resti di un precedente proprietario del Castello di Torre Alfina.
Vivere una visita in questo incantevole borgo, situato in un regno che esiste tra i confini della realtà e della fantasia, è davvero come entrare nelle pagine di una fiaba.
La straordinaria casa padronale e la foresta circostante, intrisa di un senso di incanto, si aggiungono all’atmosfera eterea, rendendolo un incontro davvero magico.