Torna, dopo due mesi di pausa, l’appuntamento con i racconti di Nicola Genovese, autore dei romanzi “Il figlio del prete e la zammara”, “Il nipote del prete” e “Lipari-La Rinascita”.
Questa volta si tratta di un racconto pieno di passione, ambientato negli anni ’90.
Siamo a Roma, nel quartiere Trastevere nella metà degli anni ‘90.
Qui viveva Nina Villani, che aveva iniziato a rammendare qualsiasi tipo d’indumento subito dopo la guerra.
Il guadagno era poco, ma bastava per sopravvivere. Il marito, un tramviere, era morto lasciando la moglie e la piccola figlia Gina.
Con il passare degli anni Nina era diventata una bravissima sarta. Aveva trascorso una lunga gavetta nel suo laboratorio di casa.
Si era fatta una fama nel quartiere e tanta gente veniva da lei da ogni parte di Roma.
I modelli che realizzava e cuciva erano originali e molto richiesti.
Era stata notata dalla direttrice di una famosa Casa di Mode di Piazza di Spagna, che le aveva affidato alcuni vestiti da cucire.
Eseguiva lavori perfetti e dopo qualche anno era diventata la sua sarta di fiducia: dovette così abbandonare la sua clientela per seguire esclusivamente la Casa di Mode.
Nel suo laboratorio di casa era cresciuta Gina, la figlia, tra forbici, scuci punti, spilli, nastrini, pizzi, merletti e cartamodelli.
Era una bella ragazza, alta, mora, con occhi verdi, capelli neri legati a coda di cavallo.
Aiutava la mamma e spesso indossava i modelli in prova che lei cuciva.
Aveva da poco compiuto sedici anni e aveva un corpo ben proporzionato e slanciato, oltre a lineamenti regolari tipici da indossatrice.
Era questo il suo sogno! La mamma cercava di dissuaderla, poiché vedeva in lei l’erede della sua attività.
Il destino però le aveva riservato una strada diversa.
Gina accompagnava spesso la mamma alle sfilate di moda. Da dietro le quinte, osservava attentamente le modelle.
Ne studiava tutti i passi e i movimenti.
Ritornata a casa, li rifaceva nella sua stanza davanti allo specchio.
Aveva un ragazzo, Nando, che aveva conosciuto
nel mese di luglio a Trastevere durante la “Festa di Noantri”.
La sera stessa l’aveva invitata ad un festino a casa di amici.
Mentre ballavano su una terrazza illuminata dalla luna galeotta trasteverina, i loro sguardi si incrociarono e un lungo bacio diede inizio alla loro storia d’amore.
Nando era un bel ragazzo biondo, occhi celesti, slanciato e con il fisico da atleta.
Avevano poco tempo per vedersi.
Lei era molto impegnata con la mamma che stava ultimando dei modelli per una sfilata di moda.
Lui stava sostenendo gli esami di maturità classica che superò con il massimo dei voti.
Gli piaceva lo studio e s’iscrisse alla facoltà di ingegneria.
Era tempo di vacanze estive e tutta la famiglia di Nando si trasferì a S. Marinella, dove possedevano una casa sul mare.
Gina trascorse con lui gli ultimi quindici giorni di agosto, ospite della sua famiglia.
Furono giorni felici e spensierati.
Durante una notte di luna piena, a mezzanotte, quando la spiaggia era deserta, fecero per la prima volta l’amore, in riva al mare.
Fu un’esperienza sublime che rimase indelebile nei loro ricordi.
Alla fine di agosto Gina ritornò a Roma per aiutare la mamma a preparare i modelli della nuova collezione autunno/inverno.
La direttrice dell’atelier romano aveva notato in Gina una certa classe nel portamento.
La guardava quando la mamma le faceva
indossare dei modelli dietro le quinte per apportare piccole modifiche prima della sfilata.
Inoltre si era accorta che lei osservava attentamente tutti i movimenti delle modelle e prendeva appunti su un piccolo taccuino.
Gli impegni dell’Atelier erano sempre più pressanti e la direttrice la prese accanto a sé per aiutarla. Ben presto Gina si fece apprezzare e diventò una grande esperta di moda.
Inoltre organizzava tutte le sfilate in maniera impeccabile. Era diventata insostituibile.
Nando intanto era andato a Milano per frequentare la facoltà d’ingegneria presso il Politecnico.
Si erano salutati con l’impegno di sentirsi spesso al telefono. Nei primi tempi ogni fine settimana lui tornava a Roma, ma con il passare
del tempo le loro telefonate ed i loro incontri si erano diradati.
A settembre l’Atelier di Piazza di Spagna era stato incaricato di organizzare la famosa sfilata di moda di Trinità dei Monti.
Era un impegno importante e delicato.
Gina e la sua mamma avevano preparato dei capi stupendi.
Prima dell’inizio della sfilata una modella era inciampata sulla scalinata e si era slogata una caviglia. Non era in grado di camminare!
La Direttrice era disperata. Si rivolse a Gina e le chiese se si sentiva di sostituirla.
Avevano la stessa taglia. Gina non si tirò indietro e sfilò per la prima volta nella prestigiosa cornice di Piazza di Spagna.
Fu un vero successo! Sembrava che avesse fatto la modella da sempre.
Sia la mamma che la Direttrice furono felicissime del suo successo.
Era nata una nuova stella della passerella.
Tra il pubblico c’era ad assistere il titolare di un importante Atelier Parigino.
Si avvicinò a Gina per congratularsi.
Nell’occasione le chiese se era disponibile a sfilare nel mese di ottobre a Parigi.
Lei si consultò con la mamma e con la direttrice.
Le diedero il consenso e lei accettò l’invito.
Dopo quindici giorni era già a Parigi.
Il titolare dell’atelier le aveva fatto riservare una stanza in un prestigioso albergo.
Non le sembrava vero!
Stava vivendo un sogno da anni sognato!
Si sottopose a diverse prove di modelli, fino a quando il direttore scelse quelli più adatti al suo fisico. Fu un vero trionfo!
Tutte le riviste di moda parlarono di lei come la grande rivelazione dell’anno.
L’Atelier le offrì un contratto favoloso e Gina accettò volentieri.
Ritornò a Roma per prendere le sue cose.
Lasciò i suoi saluti a Nando tramite la mamma e dopo aver salutato la Direttrice dell’Atelier si trasferì a Parigi.
Girò tutto il mondo con il suo titolare, che dopo qualche tempo diventò il suo compagno.
Cambiò anche il nome in uno dal suono francese: Jeanette Villan.
Nando seguiva la carriera fatta da Gina attraverso le riviste di moda.
Era ritornato a Roma, dove lavorava in uno studio di ingegneria elettronica. Era sempre
tanto innamorato del suo primo amore e nonostante il tempo trascorso non riusciva a dimenticarla.
Erano trascorsi più di dieci anni da quando lei si era trasferita a Parigi.
Un giorno Nando apprese dai giornali che in Italia era stata organizzata una singolare sfilata di moda itinerante su treno.
Partecipavano le più importanti case di moda europee. Le tappe erano previste nelle stazioni ferroviarie di Milano, Firenze, Roma e Napoli.
Gina era la “vedette” del gruppo di modelle parigine scelte per l’evento italiano.
Nando fu preso da una irrefrenabile felicità.
Giunse finalmente il giorno tanto atteso.
La Stazione Termini era tutta imbandierata per l’eccezionale evento.
Arrivò il “Treno della Moda” con tutte le modelle affacciate ai finestrini.
Nando scorse da lontano Gina e si avvicinò a quello dove lei era affacciata.
Allungò le mani per stringere quelle sue.
Lei scese dalla vettura, si abbracciarono e si baciarono come se il tempo non fosse mai
trascorso. Era sola. Il suo compagno era rimasto a Parigi per impegni di lavoro.
Dopo un’ora dall’arrivo, iniziò la sfilata lungo il marciapiede del binario n° 1, coperto da una guida rossa.
Giunse anche Nina, la vecchia mamma di Gina, insieme alla Direttrice dell’Atelier Romano.
Terminata la sfilata andarono tutti a cena in un noto ristorante di Trastevere.
Ricordarono i tempi passati provando una grande nostalgia.
Dopo cena, Nando accompagnò Gina in un noto albergo di Via Veneto, dove l’organizzazione le
aveva prenotato una stanza.
Lei l’invitò a salire per brindare al loro incontro.
Prese dal frigobar una bottiglia di champagne e iniziarono a bere.
Ricordarono il giorno in cui avevano fatto l’amore in mare. Lei iniziò a spogliarsi lentamente e invitò Nando a fare la doccia insieme. S’insaponarono a vicenda e iniziarono a fare l’amore. Era stupenda, con un corpo statuario, pieno di tanta sensualità. Trascorsero tutta la notte insieme, ad amarsi appassionatamente, come mai era successo ad entrambi.
La mattina dopo, Nando l’accompagnò alla Stazione dove lei ripartì alla volta di Napoli.
Nel salutarsi, Gina gli disse: “Porta con te il ricordo di questa notte. Non cercarmi più…le nostre strade sono divise, ma non il nostro amore. Addio, Nando!”
Nicola Genovese
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