La Fontana del Prigione di Roma, nome curioso, è collocata in via Goffredo Mameli, alle pendici del Gianicolo e presso il Rione Trastevere. Come abbiamo accennato più volte rispetto alle fontane che pullulano presso la Capitale, l’antica Fontana del Prigione fu realizzata tra il 1587 e il 1590, a decorazione del giardino di Villa Montalto Peretti. La Villa era una importante residenza situata presso il Colle Esquilino e progettata da Domenico Fontana su incarico di Papa Sisto V. Peraltro Papa Sisto V al secolo era proprio Felice Peretti. Oggi Villa Montalto Peretti non esiste più; al suo posto erano stati infatti costruiti diversi quartieri residenziali e la prima Stazione Termini.
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Le vicende storiche legate alla Fontana del Prigione
Dunque, erano gli anni in cui si voleva almeno una fontana ad ornare le piazze romane. Per quanto riguarda le Ville, oggi storiche, era ovviamente già uso apporre fontane ad ornamento. Nel 1587 era stato appena terminato il ripristino dell’antico Acquedotto Alessandrino, denominato allora Acqua Felice, per quanto ancora oggi ci si riferisce così ad esso. I lavori, dunque, vennero terminati sotto Papa Sisto V. Come precedentemente espletato per l’Aqua Virgo, vennero posti in essere ulteriori lavorazioni rispetto ad una ramificazione sotterranea secondaria dei condotti, in modo da approvvigionare si acqua le zone dei Colli Viminale e Quirinale. Ciò perché allora erano davvero scarsamente serviti; da questa esigenza partono i progetti per la costruzione anche di un certo numero di fontane. Come dicevamo sopra, oltre alle fontane pubbliche, vennero progettate anche quelle per le residenze private. Felice Peretti commissiona a Domenico Fontana la costruzione della Fontana in oggetto. Villa Peretti, poi, sul finire del XIX secolo venne distrutta per far porto ai quartieri residenziali e alla prima stazione Termini. La Fontana del Prigione, quindi, venne smontata per essere ricomposta come fondale della nuova via Genova. Le peripezie dell’opera scultorea, però, non finiscono qua. Infatti nel 1923 la Fontana del Prigione fu nuovamente smontata per poi essere ricomposta e collocata presso via Goffredo Mameli.
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Descrizione e derivazione del suo nome. Il prigioniero tra Apollo e Venere
L’aspetto, comunque, è precisamente come quello originario. Una grande nicchia, delimitata da due lesene. Le lesene sono elementi architettonici costituiti da un fusto a pianta rettangolare con capitelli e base. Queste sorreggono il frontone decorato con ghirlande e teste di leone, che sono peraltro anche il simbolo araldico di Papa Sisto V. Alla base delle lesene sono presenti delle vasche, due, che raccolgono l’acqua dai relativi sbocchi. Centralmente una testa leonina espelle acqua a ventaglio in una vasca ad altezza strada e circondata da sei colonnine. Tutta la struttura è delimitata da due pilastri laterali in travertino. Questi sono poi altamente decorati. Il nome ‘Prigione‘ dell’opera deriva quasi certamente da un grandioso e pregevole gruppo statuario che comprendeva una mezza figura in marmo, più grande del naturale, raffigurante appunto un prigioniero. Va considerato, a questo proposito, che il gruppo scultoreo originale comprendeva, appunto, nell’ordine Apollo, prigioniero e Venere. Il prigioniero era rappresentato con le mani legate. Non tutti gli elementi della fontana, però, sono originari; molti di essi sono stati rifatti, come le grandi volute laterali, le decorazioni interne a stucco e, probabilmente, la vasca di raccolta dell’acqua. Gli elementi in travertino che costituiscono il frontespizio della nicchia ed i pilastri laterali sono invece sicuramente autentici. Nel 2005 il Comune di Roma ha curato un intervento di restauro nel corso del quale si è provveduto a dotare la fontana di una certa area di rispetto, anche al fine di metterla al sicuro dai vandali.