L’INVIATO DE “IL CORRIERE DELLA CITTÀ” ALLA MOSTRA DEL CINEMA DI ROMA\n
\nSi inizia con l’attesissimo film di Claudio Cupellini, “Una Vita Tranquilla” proiettato nella sala Santa Cecilia, impreziosita dalla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, accolto nella sala gremita con un applauso e con l’entusiasmo che solitamente si riserva alle rockstar.\n\nIl film narra la storia di un ristoratore del sud Italia che si è trasferito in Germania ed ha cambiato identità per sfuggire ad un passato criminale che dopo quindici anni tornerà a chiedergli il conto.\n\nE Toni Servillo è lo straordinario interprete di questo thriller a metà tra Gomorra e Le Conseguenze dell’amore, in cui la cura dei dialoghi e delle omissioni nei sentimenti brucia sulla pelle dello spettatore, correndo sulle strade ordinate e i convertitori di immondizia della civilissima Wiesbaden insieme al truce andirivieni della criminalità Campana.\n\nAlla fine, contiamo in sala 12 minuti di applausi, un vero plebiscito per un Servillo commosso dall’abbraccio del Presidente e che si candida al Marco Aurelio come miglior attore, anche se tutto il cast ci è sembrato all’altezza. Una nota di elogio la riserviamo a Marco D’Amore, incredibilmente somigliante a Roberto Saviano, che nella parte di Diego riesce a trasporre nei lunghi primi piani tutto il dolore e lo smarrimento dei ragazzi Campani allevati a pane e Camorra.\n\nE mentre chi vi scrive era abbagliato dal buio della sala, fuori il red Carpet era attraversato dal genio del Rock Americano, Bruce Springsteen, a Roma per l’anteprima europea di The Promise, Diretto da Thom Zimny, collaboratore di Springsteen da dieci anni e che ha ripercorso in questo Docu-Film la nascita di un album epocale per la musica: “Darkness on the Edge of Town” , proiettato nella sala Sinopoli.\n\nGran finale per “The Social Network”, il film atteso dai giovanissimi, che infatti hanno gremito la sala Santa Cecilia ancora teatro del Festival per questo film, che racconta la nascita di Facebook dalla sua fondazione alla causa di 600 milioni di dollari indetta contro uno dei suoi creatori, Mark Zuckerberg. Diretto senza infamia né lode da David Fincher ed interpretato da Jesse Eisenberg e Justin Timberlake, il film sembra interessare una platea formata perlopiù da studenti che apprezzano e commentano tra loro, in un brusio leggero di voci attente, le immagini di una università americana, quella di Harvard, in cui la creatività e la genialità sono requisiti di merito e non di demerito come da noi.\n\nAd ogni inizio di proiezione lo spot dal titolo “Tutti a casa”, il manifesto artistico contro il Governo e la Finanziaria di Tremonti, che taglia i fondi alla Cultura e agli spettacoli, togliendo di fatto la possibilità di fare Teatro, Cinema e Musica ai giovani talenti, primo passo verso un impoverimento culturale a cui gli autori e gli spettatori non si vogliono rassegnare.\n
MAURO VALENTINI
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