Il Vittoriano, importantissimo complesso monumentale non solo romano ma nazionale ha una storia relativamente giovane. Situato presso piazza Venezia, a nord del colle del Campidoglio, è stato in embrione già nel 1878. In quell’anno si è deciso di erigere nella capitale del Paese un monumento permanente, dal forte valore simbolico, dedicato a Vittorio Emanuele II di Savoia, il primo Re d’Italia dell’epoca contemporanea. Infatti è sotto il suo governo che si portò a compimento il processo di unificazione risorgimentale. Viene spesso denominato anche il Padre della Patria.
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Come si presentava la zona in precedenza
L’Altare della Patria venne inaugurato all’interno di una serie di eventi collegati all’Esposizione Nazionale, in occasione delle celebrazioni del 50mo anniversario dell’Unità d’Italia. Una parte del monumento, che oggi accoglie le spoglie del Milite Ignoto (una storia puramente simbolica, ndr) era precedentemente un’Ara della Dea Roma. Poi l’opera fu completata nel 1935, con la realizzazione del Museo Centrale del Risorgimento, che però fu inaugurato e aperto al pubblico solo nel 1970. Con l’avvento del fascismo, come sappiamo, l’Altare della Patria diventò un vero e proprio palcoscenico per Benito Mussolini. Caduto il regime, il Vittoriano tornò a svolgere la sua precedente funzione. Ritrovò il link con Vittorio Emanuele II di Savoia, rappresentando un tempio laico metaforicamente dedicato all’Italia libera e Unita.
La Dea Roma
Come dicevamo sopra lo spazio dell’Altare della Patria era precedentemente e in parte occupato dall’Ara della Dea Roma. Roma è una figura della religione politeista romana che, a partire già dal IV secolo a.C., fu la divinità che incarnava nel mito la città stessa. Più in generale lo Stato Romano nel complesso. Peraltro sull’origine del termine Roma ci sono ancora in campo una pluralità di ipotesi. Tra queste la sua derivazione dal greco antico ρώμη, da pronunciare ‘Rome’, il cui significato si riassume con ‘forza’. Un’altra ipotesi è la sua derivazione dall’etrusco ‘Rumon’, parola con cui gli etruschi denominavano il fiume Tevere. Secondo la tradizione Roma era una delle prigioniere di guerra troiane, sequestrate presso la nave di Ulisse. Una tempesta lo costrinse a fare tappa sulle coste laziali. A quel punto Roma, con le altre prigioniere, si ribellarono e decisero di incendiare le navi. Ulisse fu così costretto a stanziarsi nella regione, precisamente presso il colle Palatino. Quindi ‘Roma’, nel mito, in onore della prigioniera che aveva costretto Ulisse e i suoi uomini a non partire più, creando una nuova civiltà.
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Il tempio di Giunone Moneta
Sempre nei pressi dell’area, verso la Basilica di Santa Maria in Aracoeli, sorgeva proprio sull’Arx Capitolina, il Tempio di Giunone Moneta. Qui venne edificata peraltro la prima zecca di Roma Antica. Fu il dittatore Lucio Furio Camillo, dopo la vittoria contro gli Aurunci nel 345 a.C. che volle il tempio. E lo volle sul luogo dove sorgeva la casa di Marco Manlio Capitolino. L’attribuzione a Giunone della denominazione ‘Moneta’, ovvero ‘ammonitrice’ (dal latino ‘monere’, ndr), risale al tempio dell’assedio dei Galli di Brenno. Era il 396 a.C. quando le oche sacre alla dea con il loro starnazzare, involontariamente avvertirono l’ex console Marco Manlio che era addormentato. Così diede l’allarme e successivamente gli venne attribuito l’epiteto di Capitolino. Circa cento anni dopo, in prossimità del Tempio, venne edificata la Zecca, che venne appunto messa sotto la protezione della Dea Moneta. Fu il linguaggio del popolo a trasmettere l’appellativo della Dea prima alla zecca e poi a ciò che presso la zecca si produceva; la moneta. Fu tutto distrutto durante il grande incendio di Roma di Nerone. Quindi sotto Domiziano la zecca fu spostata al Celio, dove rimase fino al III secolo. C’è da sapere, come mera curiosità, che nel Tempio era conservato l’autentico esemplare del Piede Romano, a cui si ricorreva come unità di misura codificata. Per questo il Piede Romano è anche noto come Pes Monetalis.