Ammirando le rovine dell’antica Roma, osservando con attenzione strade, dimore storiche rinvenute grazie agli scavi archeologici, ma anche semplicemente ponti e acquedotti, viene da chiedersi: come mai il cemento romano è più resistente del nostro? Abbiamo finalmente scoperto la reale motivazione. Ce la spiegano gli esperti.
Antica Roma e Nuovo Mondo: quando il passato eccelle sul presente
È capitato a tutti almeno una volta nella vita di andare a Roma e osservare il Colosseo, calpestare le strade percorse dagli antichi romani e toccare con mano strutture in cemento che dopo secoli sono intatte, e porsi questa domanda: come è possibile?
Anche gli acquedotti costruiti dai romani migliaia di anni fa sembrano perfetti. Tutto merito del cemento utilizzato per realizzare opere murarie e stradali. Niente di paragonabile rispetto a quello che viene invece impiegato oggi per le costruzioni moderne. A ben vedere, sembra proprio che il mondo moderno stia regredendo anziché progredire.
Rimaniamo tutti sbalorditi nell’apprendere dai telegiornali di crolli fatali che riguardano strade, autostrade e ponti. Ricordate il crollo del ponte Morandi di Genova nel 2018? Ci chiediamo come sia possibile che in un mondo in cui tecnologia, cultura e studio hanno fatto passi da gigante, in cui sovrabbondano architetti, tecnici, costruttori e ingegneri, succedano cose del genere.
Episodi come quello menzionato, ci portano a riflettere. Perché il cemento degli antichi romani era così resistente e quello moderno invece no? Come era fatto? Ecco la risposta.
Perché il cemento romano è più resistente del nostro
Vedendo quello che succede ogni giorno in Italia e nel mondo, crolli di case, palazzi, strade e ponti, viene da domandarsi come è possibile che il Colosseo sia ancora in piedi, come è possibile che vecchie domus continuino ad avere pareti intatte mentre le case moderne crollino alla prima scossa di terremoto.
Come mai, il cemento romano è più resistente del nostro? Gli esperti finalmente rispondono a questa domanda. Alcuni ricercatori della Harvard University, storici e tecnici francesi e italiani hanno una spiegazione che potrebbe dipanare ogni dubbio. Fino a un decennio fa, si credeva che il cemento romano contenesse la cenere vulcanica grazie alla quale si realizzava il calcestruzzo.
Ma non è tutto. I romani utilizzavano anche i cosiddetti “clasti di calce”, minerali – come il carbonato di silicio – che fungevano da collante. E secondo alcuni studi, sono proprio questi ultimi che hanno consentito a strutture come chiese, case, strade e anfiteatri di sopravvivere per secoli, sfidando il tempo e gli eventi naturali come eruzioni e terremoti.
Per quale ragione? Perché i clasti di calce avrebbero secondo gli esperti, una caratteristica importante, quella della auto-riparazione: i minerali come calcio e carbonato di silicio permettevano al cemento di rigenerarsi quando si verificavano sollecitazioni strutturali.
Altra tecnica utilizzata dagli antichi romani: miscelare gli ingredienti ad alte temperature per consentire l’attivazione di processi chimici che permettevano di ottenere così un cemento indistruttibile. Ora che si dispone di tutte queste nozioni ed informazioni, non resta che adottare la tecnica degli antichi romani anche per le costruzioni moderne.