L’Alzheimer è una delle malattie senili che più preoccupano, non solo i familiari ma anche gli operatori nel campo.
Per conprendere bene di cosa si stia parlando abbiamo intervistato il Dottor Giovanni Piantadosi, presidente di Alzheimer Aprilia Onlus
– Presidente, Cos’è l’Alzheimer? “La malattia di Alzheimer è una sindrome a decorso cronico e progressivo che colpisce circa il 5% della popolazione al di sopra dei 65 anni. Rappresenta la causa più comune di demenza nella popolazione anziana dei paesi occidentali. Il rischio di contrarre la malattia aumenta con l’età: si stima che circa il 20% della popolazione ultra ottantacinquenne ne sia affetta. Questa malattia, prende il nome dal neurologo tedesco Alois Alzheimer (1864-1915) che nel 1907 ne descrisse per primo le caratteristiche e comprendendo che essa evolve attraverso un processo degenerativo che distrugge lentamente e progressivamente le cellule del cervello e provoca un deterioramento irreversibile di tutte le funzioni cognitive superiori, come la memoria, il ragionamento e il linguaggio, fino a compromettere l’autonomia funzionale e la capacità di compiere le normali attività quotidiane. L’inizio è generalmente insidioso e graduale e il decorso lento, con una durata media di 8-10 anni dalla comparsa dei sintomi. La malattia di Alzheimer non è né infettiva né contagiosa.”
– Come si manifesta la malattia? “Le fasi della malattia sono: a. Il soggetto inizia con una Demenza lieve (durata media 2-4 anni): è caratterizzata da disturbi di memoria, come dimenticare i nomi e i numeri di telefono. Difficoltà ad orientarsi nello spazio e nel tempo, per esempio può avere problemi a ritrovare la strada di casa. Il linguaggio comincia ad essere compromesso. L’umore diviene più depresso con manifestazioni di aggressive e ansiose. b. detta demenza lieve poi diviene Demenza moderata (durata media 2-10 anni): è la fase temporalmente più duratura in genere, ed è caratterizzata da un aggravamento dei sintomi presentati nella fase precedente. c. Il malato passa alla Demenza grave (durata media 3 anni, durata anche del tempo di vita che resta): è la fase terminale della malattia durante la quale la persona malata è completamente dipendente e richiede assistenza continua e totale per mantenersi in vita. E’ caratterizzata da una perdita totale della capacità di parlare e capire, può però essere mantenuta fino a questa fase la capacità di esprimere emozioni attraverso il viso. Il soggetto diviene totalmente incapace di riconoscere i propri famigliari, di compiere gli atti quotidiani della vita come vestirsi, mangiare, lavarsi, riconoscere i propri oggetti personali e la propria casa.”
– Quali, invece, sono i segni clinici? “I segni clinici, a differenza dei sintomi che sono riferiti dal familiare o dal paziente, riguardano tutti quegli elementi che vengono rilevati dal medico mediante la visita clinica. Abbiamo 10 campanelli di allarme:
1. Vuoti di memoria che compromettono la funzionalità di ogni giorno; 2. Difficoltà a pianificare le cose o a risolvere i problemi; 3. Problemi nello svolgere attività quotidiane a casa, sul lavoro o nel tempo libero; 4. Confusione spazio-temporale; 5. Difficoltà visive e nel riconoscimento delle relazioni spaziali tra le cose; 6. Problemi a scrivere o a dire le parole; 7. Problemi con l’ordine; 8. Diminuita capacità di giudizio; 9. Ritiro dalla vita sociale; 10. Cambiamenti nel tono dell’umore e nella personalità.
– Come avviene la diagnosi? “Spesso viene impiegato un esame chiamato Mini- Mental State Examination (MMSE), che consiste nel sottoporre il malato a domande del tipo: “Che giorno è? Come si chiama questo?” (mostrando un oggetto). Un’altra parte del test consiste nel far eseguire una serie di operazioni in base ad istruzioni semplici. Tuttavia, può essere opportuno effettuare una serie di esami di laboratorio (per es. esame del sangue e urine) per escludere l’esistenza di altre malattie che potrebbero spiegare la demenza, o di malattie che potrebbero aggravare un pre-esistente malattia di Alzheimer. Gli esami strumentali sono: risonanza magnetica, TAC, SPECT (tomografia computerizzata ad emissione di fotone singolo), PET (tomografia a emissione di positroni). Ma questo è limitato ai centri di ricerca.”
– Quali sono le cause? “Il 99% dei casi è “sporadico”, ossia si manifesta in persone che non hanno una chiara familiarità. Solo l’1% dei casi di malattia di Alzheimer è causata da un gene alterato che ne determina la trasmissione da una generazione all’altra. Ad oggi sono note alterazioni di tre diversi geni che possono portate alla malattia di Alzheimer. La causa sia dei casi sporadici che di quelli familiari pare risiedere in un’alterazione del metabolismo di una proteina, detta APP (proteina precursore di beta amiloide) che per ragioni ancora ignote a un certo momento della vita inizia ad essere metabolizzata in modo alterato, portando alla formazione di una sostanza neurotossica (appunto la beta amiloide) che si accumula nel cervello portando a morte neuronale progressiva. Il fattore di rischio più rilevante è l’età, come dimostrato da numerosi studi.
– Come si cura? “Ci sono interventi farmacologici che agiscono su due neurotrasmettitori: l’acetilcolina e il glutammato. I neurotrasmettitori sono quelle sostanze chimiche che il cervello utilizza per trasmettere le informazioni da un’area all’altra . Non esiste la possibilità di predire a un determinato individuo che un giorno o l’altro svilupperà la malattia. E’ possibile sottoporsi a un test per determinare la presenza del gene ApoE4, ma questo test non ci dice se ci ammaleremo o meno; segnala semplicemente un rischio teorico maggiore. Perciò, sottoporsi a questo test può comportare il rischio di un inutile allarme o di una falsa sicurezza. Poi ci sono gli Interventi Assistenziali: le persone affette da demenza necessitano di aiuto e assistenza da parte del caregiver (di chi si prende cura di loro) in modo progressivamente più intenso. I familiari devono quindi pianificare le modalità assistenziali più adeguate secondo le diverse fasi della malattia, senza dimenticare che anche il malato più grave, ha diritto ad una vita dignitosa. La frequentazione di appositi centri semiresidenziali, risulta altamente interessante. Questo strumento, è efficace per la gestione della persona affetta dalla malattia di Alzheimer, offrendo un valido supporto alla famiglia, contenendo i costi assistenziali a lungo termine e posticipando, se non evitando il ricorso al collocamento in RSA.”
Riportiamo di seguito statistiche di casi di demenza nel mondo 2010 e 2013 + proiezioni 2030 e 2050
Regione GBD |
Popolazione over-60 2010 (milioni) |
Prevalenza grezza stimata 2010 (%) |
Casi stimati di demenza (milioni) |
|||||
2010 |
2013 |
2030 |
2050 |
|||||
Asia |
406,55 |
3,9 |
15,94 |
21,87 |
39,79 |
71,84 |
||
Europa |
160,18 |
6,2 |
9,95 |
10,93 |
14,80 |
20,75 |
||
Americhe |
120,74 |
6,5 |
7,82 |
8,77 |
15,08 |
30,51 |
||
Africa |
71,07 |
2,6 |
1,86 |
2,78 |
5,24 |
12,35 |
||
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Mondo |
758,54 |
4,7 |
35,56 |
44,35 |
75,62 |
135,46 |
||
Circa 25 milioni di individui nel mondo, in Italia si stimano circa 600.000 ammalati, di cui 70.000 nel Lazio.
Prevalenza demenza in Italia nel 2013 per gamma di età – solo casi diagnosticati (il CNR stima che il 40% delle persone con demenza non abbiano avuto la diagnosi)
Gruppo |
Casi di demenza diagnosticati |
||
Uomini |
Donne |
Totale |
|
30 – 59 |
21.529 |
11.830 |
33.359 |
60 – 64 |
3.615 |
17.220 |
20.834 |
65 – 69 |
28.402 |
24.503 |
52.905 |
70 – 74 |
43.916 |
61.878 |
105.794 |
75 – 79 |
78.872 |
113.943 |
192.815 |
80 – 84 |
107.893 |
195.928 |
303.822 |
85 – 89 |
84.671 |
236.950 |
321.621 |
90 – 94 |
38.741 |
153.097 |
191.838 |
95+ |
7.337 |
41.991 |
49.328 |
Totale |
414.975 |
857.341 |
1.272.317 |
L’Aprilia Alzheimer Onlus tanto fa nel nostro territorio sopratutto per sostenere le famiglie con parenti affetti da questa malattia.
Da pochi giorni è stato eletto il nuovo direttivo dell’associazione: Giovanni Piantadosi (Presidente), Monica Laurenzi (Vice-Presidente), Emanuela Tartaglia (Assistente Sociale), Ilaria Tagliavia (Psicologa), Francesca Russo (Segretario), Fabio Cuppone (Psicologo) e Luigia Caliendo (Tesoriere).
Per approfondimenti: www.alzheimeraprilia.org