Il 10 Aprile 1994 Antonella Di Veroli viene uccisa in casa a via Domenico Oliva a Talenti. Verrà ritrovata chiusa nel suo armadio due giorni dopo dai parenti che la cercavano disperatamente da due giorni. Un caso assunto alle cronache di tutti i giornali per la personalità della vittima e il mistero della sua morte, per la quale fu incriminato un fotografo, ex amante della vittima, che dopo un iter processuale lunghissimo fu assolto.
Il libro, scritto da Mauro Valentini, 48enne pometino che ha iniziato a scrivere proprio sulle pagine de Il Corriere della Città, affronta su diversi piani la vicenda, raccontandone la trama e i retroscena e l’iter giudiziario che ne corrispose. Ma, soprattutto, ha al suo interno il contributo di professionisti forensi che hanno prodotto un profilo psicologico e grafologico della vittima, attraverso la quale conosceremo meglio chi era Antonella e poi, con un esperto di Profiling investigativo, si tenterà di delineare un identikit del possibile assassino che rimane a tutt’oggi sconosciuto.
Con Mauro non solo ci avviciniamo alla vicenda, ma cerchiamo anche di capire come mai un appassionato di cinema abbia deciso di scrivere un libro, quello di esordio, su un tema drammaticamente reale come un omicidio. Partiamo dal titolo: perché 40 passi?
“Durante i primi giorni della mia inchiesta, durata 4 mesi, ho percorso spesso quel tratto che la Signora Di Veroli attraversò per l’ultima volta, dal garage al suo portone di Via Domenico Oliva. Un tratto che ha fatto anche il suo assassino, l’accusato principale di questa vicenda, i familiari e gli amici che la cercavano: quel tratto è lungo 40 passi. Il titolo nasce così”.
Perché hai scelto raccontare proprio questa storia quasi dimenticata?
“Ecco appunto, perché questa donna è stata dimenticata dai media, non ha avuto giustizia, una donna sola uccisa in casa forse per amore o per qualcosa che assomiglia all’amore. Chi lo leggerà troverà spunti di riflessione riguardo alla violenza sulle donne, ma anche a come la giustizia e i mass media possono irrompere nelle vite degli altri, mettendo in un tritatutto le famiglie della vittima e dell’accusato, scandagliando con occhio impietoso ogni segreto e violando ogni intimità”.
La prefazione è scritta da Marco Marra e nel libro ci sono anche contributi di esperti del crimine che arricchiscono l’inchiesta e delineano un quadro psicologico di Antonella Di Veroli e del suo misterioso assassino. Chi sono questi professionisti che ti hanno aiutato?
“Marco Marra è uno straordinario autore, il suo “Stelle Nere” su Rai3 costituisce una novità assoluta nei programmi televisivi di inchiesta, ha un approccio – se mi consenti – umanistico dell’evento criminoso, il suo è un contributo ricchissimo proprio nella riflessione degli aspetti di cui parlavo poc’anzi, dell’invasione dei media e del morboso interesse del pubblico. Una prefazione da non perdere. Tra i professionisti a cui ho chiesto aiuto per dipanare questo mistero c’è la Psicoterapeuta Virginia Ciaravolo che ha compilato una “autopsia psicologica” della vittima che regalerà molte sorprese, mentre la Grafologa Sara Cordella ha analizzato gli scritti originali della vittima ricostruendone gli aspetti emotivi ed emozionali. Al Dottor Simone Montaldo invece ho chiesto di scrivere un profiling dell’assassino. Insomma, credo di aver scritto non solo una storia ma di aver fatto anche un esperimento, quello di raccontare non solo un fatto di sangue ma cercare di offrire spunti e strumenti per comprendere come si può arrivare a tanto, cosa può scatenare quel buio accecante della mente che esplode in un omicidio”.
Questo fu “il caso della donna nell’armadio”; ci sono moltissimi riferimenti letterari nel libro, ma perché tanti accostamenti ai grandi scrittori giallisti?
“Perché il delitto in ambito familiare che avviene tra le mura amiche di casa ha da secoli scatenato la fantasia dei grandi del genere. Nel libro si trovano assonanze tra la verità cruda della cronaca e la fantasia di scrittori come Edgar Allan Poe, Simenon e molti altri. Un percorso giudiziario, criminale ma anche letterario”.
Per finire: secondo te, chi ha ucciso Antonella Di Veroli?
“Non lo so con certezza, e non volevo cercare l’assassino, ogni lettore si farà una sua idea, gli strumenti per comprendere ci sono o almeno io credo di averli messi tutti a disposizione di chi vuole arrischiare un’ipotesi; io volevo solo raccontare la storia di una donna misteriosa ed enigmatica, ricca di pregi e di difetti, come tutti noi, una donna maltrattata dalla vita e mortificata dopo la morte da mille cattiverie sul suo conto. Il libro l’ho scritto e dedicato a lei e simbolicamente a tutte le donne vittime della violenza e dell’amore”.