Hanno detto più volte, a gran voce, di non essere stati loro a uccidere Willy Monteiro, il ragazzo che nella notte tra il 5 e il 6 settembre del 2020 è stato massacrato di botte, fino a quando il suo cuore non ha smesso di battere, nella zona della movida di Colleferro. Si sono detti innocenti e lo hanno fatto fino alla fine, ma le le loro dichiarazioni non hanno convinto, tra testimonianze, racconti di chi era lì e di chi ha assistito alla scena. Il cerchio si è chiuso. E, quindi, per i fratelli Bianchi, Marco e Gabriele, è scattato l’ergastolo: ora sono in carcere, dovranno scontare la pena. Ma resta il ‘giallo’ della telefonata, quella che Gabriele avrebbe fatto prima del pestaggio all’amico Omar Shabani.
La ricostruzione dei fatti
Gabriele e Marco non erano lì, in quella zona, quando è iniziato il “pestaggio”. Erano in compagnia di alcune ragazze, vicino al cimitero di Colleferro. Sono arrivati dopo e in aula hanno sempre detto di essere convinti che qualcuno stesse picchiando un loro amico. E di non averci pensato due volte: loro dovevano difenderlo. Ma lì, in quel parapiglia, non c’era nessuno. Né Omar Shabani né Michele Cerquozzi. Ma c’era Willy, che stava solo cercando di fare da ‘paciere’ e che, invece, è stato colpito, massacrato di botte. E ucciso.
Gabriele e Marco hanno sempre detto di non sapere cosa stesse accadendo in quei giardini. Loro erano in compagnia delle ragazze, lontani dai locali e in aula hanno spiegato di aver ricevuto diverse telefonate dagli amici Omar e Michele, che erano rimasti a Colleferro. Proprio lì dove poco prima Francesco Belleggia e Mario Pincarelli (altri due ragazzi in carcere) avevano avuto un litigio con altri giovani del posto.
“Quando siamo arrivati e abbiamo visto quella folla pensavamo che stessero aggredendo i nostri amici” – ha detto più volte Gabriele. Eppure, qualcosa non torna perché stando ai tabulati, prima del pestaggio, proprio lui avrebbe sentito al telefono l’amico Omar. Non sapeva nulla? È arrivato lì solo perché convinto di dover ‘difendere’ i suoi amici?
La telefonata tra Gabriele e l’amico Omar
Shabani e Gabriele si sono sentiti al telefono alle 3.22. Un minuto dopo i Bianchi erano lì, in quel giardino dove Willy è stato ucciso. Secondo gli inquirenti, è poco credibile che i fratelli non sapessero che in realtà nessuno dei loro amici era in pericolo. Tra l’altro, Gabriele in aula ha negato di aver effettuato quella chiamata. Ma i tabulati parlano chiaro. E, quando gli sono stati mostrati il ragazzo, ora in carcere con l’accusa di aver ucciso Willy, ha detto di non ricordare. Ma non ricorda neppure l’amico Omar e questo agli inquirenti non convince. Secondo loro Marco e Gabriele erano a conoscenza di tutto, sapevano che nella discussione non erano coinvolti i loro amici. E sapevano bene che non c’era nessuno da difendere. Perché nessuno ‘dei loro’ era in pericolo.
Fratelli Bianchi, nuova condanna: 4 anni e mezzo anche per spaccio ed estorsione