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Prova a rimuovere il manifesto di Acca Larentia, branco di ragazzi ferma la donna e l’aggredisce

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Picchiata in pieno giorno a Bracciano dal branco mentre tentava di staccare un manifesto della strage di Acca Larentia affisso abusivamente su una palina dell’autobus: vittima una donna di 39 anni, presa a calci e pugni da cinque ragazzi legati ai gruppi dell’estrema destra.

Il pestaggio dopo aver tentato di rimuovere il manifesto

È la seconda aggressione di stampo fascista dopo il pugno in faccia sferrato il 9 febbraio a Ostia a un attivista dell’Anpi da una persona legata a Casapound durante un dibattito in Municipio sulle foibe. Pochi giorni dopo, a Bracciano, a colpire è un branco di 5 ragazzi fra i 25 e i 30 anni. Il fatto è successo mercoledì 15, in pieno giorno. A raccontarlo a Repubblica è la vittima, una commerciante di Bracciano, che chiede l’anonimato perché è stata minacciata e adesso vive con il timore di ritorsioni. 

Su Repubblica, la vittima dice: “Stavo camminando davanti la fermata dell’autobus nella zona commerciale della località di Rinascente, a meno di due chilometri dal centro di Bracciano. Alzo gli occhi e sulla palina del bus vedo un manifesto commemorativo della strage di Acca Larenzia con una croce celtica disegnata sopra. In più era chiaramente abusivo. Ho agito d’istinto, sono salita sulla panchina della fermata e ho iniziato a staccare il manifesto ma dopo neanche un minuto è arrivato un ragazzo che mi ha dato una manata intimandomi di stare ferma. Io mi sono rifiutata e gli ho risposto che se non gli stava bene poteva chiamare i carabinieri. E lui ha alzato la voce e ha cominciato a minacciarmi e aggredirmi”.

Il racconto della vittima

È l’una e un quarto, ma nessuno interviene: né i passanti né i clienti di un bar che si trova nei pressi della fermata del bus. La situazione degenera. “Il ragazzo ha avvertito gli altri e dopo pochi secondi sono arrivati altri quattro, tutti sotto i 30 anni. Tra di loro c’era anche una ragazza. Io ero ancora in piedi sulla panchina ma subito mi hanno preso di peso e scaraventato a terra e mi hanno riempito la faccia di calci e pugni. Più provavo a rialzarmi e più mi ributtavano giù a terra, non avevo modo di reagire. Uno di loro mi ha preso il cellulare ma un altro ha urlato che stavano arrivando i carabinieri e dovevano scappare. Se ne sono andati tirandomi in faccia il cellulare”.

La 39enne è in un lago di sangue, teme di avere il naso rotto e va al pronto soccorso: il referto i medici scrivono dieci giorni di prognosi, ma almeno il naso è salvo. Dopo il pronto soccorso la donna va a sporgere denuncia in caserma dei carabinieri, che hanno già avviato le indagini. Il fatto ha scosso Bracciano e associazioni come Anpi che nelle prossime ore si riuniranno in assemblea per decidere una linea comune da adottare per dire stop alle aggressioni di stampo fascista che si stanno ripetendo nell’area metropolitana di Roma.

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