C’è un luogo nell’area metropolitana tra Roma e Latina, i Colli Albani ed il mare, dove è in corso un “progetto urbanistico di smarthousing e smartliving”: questo luogo oggi di chiama Santa Palomba (anticamente Albunea).
A ricordarcelo comitati e associazioni che hanno dato mandato ai legali per inoltrare richiesta di accesso agli atti riguardo il “Programma integrato n. 3 Santa Palomba facente parte del Comune di Roma al confine con i Comuni di Pomezia, Ardea, Albano e Ariccia, piano di lottizzazione società Co.Ge.San. S.p.a.”.
“Nella primavera del 2018 – si legge nella nota scritta a firma di “ECOMUSEO LAZIO VIRGILIANO” – il progetto fu presentato ufficialmente dal sindaco di Roma, Virginia Raggi, come un “nuovo modo di abitare” che ruota intorno al cosiddetto welfare di comunità, ovvero un sistema di servizi all’abitare, coworking, spazi comuni e relazioni umane in grado di generare, appunto, una vera e propria comunità locale”(sic) Per sostenere questa “impresa sociale”, a carattere immobiliare, intervenne un colosso della finanza italiana: la Cassa Depositi e Prestiti (CDP). Il direttore Marco Sangiorgio motivò l’intervento della CDP, che raccoglie il risparmio postale degli Italiani, con il fatto che l’iniziativa prevedeva addirittura il “trasferimento di una periferia come Santa Palomba al centro della città”. Il progetto di Santa Palomba fu anche l’occasione, il 14 maggio 2018, per l’inaugurazione della mostra itinerante europea “New Urban Body” a Roma nella sede del palazzo degli esami (di proprietà della CDP a Trastevere) con una sezione dedicata alla “CITTÀ DINAMICA” con al centro la periferia di Santa Palomba da intendere come un “Nuovo Organismo Urbano di rigenerazione sociale” Quattro giorni prima del grande evento, sempre a Roma ma all’EUR, si erano dati appuntamento, davanti al notaio Pietro Mazza, i tre protagonisti di questo piano urbanistico ideato dieci anni prima quando il sindaco era Walter Veltroni (e continuato poi con Alemanno e Marino): ROMA CAPITALE (in persona dell’architetto Esposito Cinzia appena nominata da Virginia Raggi), DEA CAPITAL REAL ESTATE Sgr – S.p.A. come società di gestione del fondo immobiliare Roma Santa Palomba (in persona del dottor Bruno Mirko) ed infine l’artefice di tutto questo grande affare, cioè CO.GE.SAN. Costruzioni Generali Santarelli S.p.A (in persona della dottoressa Patrizia Maria Drago).
Le due donne e l’uomo firmarono una convenzione urbanistica che prevede sostanzialmente la costruzione di circa mille appartamenti, per 4000 abitanti, nella zona industriale di Santa Palomba al confine di quattro comuni (Albano, Ariccia, Ardea, Pomezia) con annessi e connessi (qualche opera di urbanizzazione, un depuratore che scaricherà le fogne in un fosso affluente del fiume Incastro che sfocia nel mare di Ardea ed un po’ di verde destinato a parco pubblico locale come “mitigazione ambientale” a risarcimento di un altro pezzo bellissimo di Agro romano con visuale sui colli albani che sta per essere devastato e consumato dalla speculazione edilizia)”.
“Un anno dopo la firma della convenzione urbanistica – prosegue la nota – nel mese di marzo di quest’anno, il progetto “Smartcity di Santa Palomba” è stato portato come un fiore all’occhiello di Roma Capitale a Cannes, in Francia, per la trentesima edizione del MIPIM la più importante fiera europea degli investimenti immobiliari. In questa vetrina internazionale l’assessore all’urbanistica del comune di Roma ha continuato a magnificare quello che, nel 2014, il movimento cinque stelle (quando era all’opposizione) aveva definito un “piano scellerato di speculazione, ghettizzazione e distruzione dell’agro romano per riempire le tasche di chi ha i terreni e per escludere dalla vita civile i poveri Cristi che vi andranno ad abitare”.
I cittadini dell’area metropolitana a sud di Roma, dai colli albani al mare, si sono mobilitati per fare luce sul Caso di Santa Palomba con la richiesta di un accesso agli atti rivolta a tutti gli enti che sono coinvolti a vario titolo in questa storia”.