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Ardea: «Oltre un anno per iscrivermi alla TARI», l’odissea di un cittadino per pagare le tasse (ma c’è il “lieto” fine)

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In tanti ricorderanno la famosa frase pronunciata dal Sindaco di Ardea Mario Savarese in merito alla piaga (purtroppo cronica) dell’evasione sotto la Rocca. L’argomento era quello delle buche – altro problema atavico del territorio – e il primo cittadino aveva individuato proprio nel mancato pagamento dei tributi una delle motivazioni alla base del problema: «Pagate le tasse, così il Comune vi lastrica le strade di alabastro».

Parole forti per esprimere un concetto tanto semplice quanto ampiamente condivisibile: se tutti pagassero il dovuto l’Ente riuscirebbe a risolvere molte questioni, comprese quelle legate al dissesto stradale. Ma se è vero dunque che chi evade debba essere “riportato sulla retta via” è altrettanto vero che, per contro, i cittadini onesti e soprattutto volenterosi dovrebbero essere agevolati e non ostacolati dal Comune: questo è in effetti ciò che è accaduto, purtroppo, nello specifico ad un lettore e che peraltro, da quanto abbiamo appreso, non sarebbe nemmeno l’unico ad avere incontrato le difficoltà che leggerete di seguito.

Da Il Corriere della Città – edizione cartacea dicembre 2020

L’odissea di un cittadino…per riuscire a pagare le tasse ad Ardea

La storia che vi stiamo per raccontare è paradossale. Un contribuente che, trasferitosi ad Ardea lo scorso anno, ad oggi ancora non è riuscito ad iscriversi al ruolo TARI. O meglio, questa era la situazione fino a pochi giorni fa: nelle scorse ore è arrivata infatti una buona notizia tuttavia con la vicenda che, grazie al nostro interessamento, ha avuto, passateci il termine, un “lieto” fine. 

Ma andiamo con ordine. Tutto inizia il 28 novembre 2019 quando il cittadino presenta di persona in Comune, dopo essersi trasferito ad Ardea, la domanda per l’iscrizione alla Tari. Il documento, in nostro possesso, riceve il timbro del dipendente dell’Ufficio Tributi malgrado oggi si scopra che in quel testo c’erano degli errori di compilazione. Passa il tempo e al cittadino non arrivano i modelli F24 per pagare la Tari. Controlla nell’area personale sul sito del Comune e niente, effettivamente la sua iscrizione non c’è.

Siamo a settembre di quest’anno. A questo punto cerca di mettersi in contatto, invano, con gli Uffici sia telefonicamente che attraverso le mail. Un mese dopo, ad inizio ottobre, arriva finalmente una risposta dall’Ufficio Tributi che riportiamo testualmente: «Da istruttoria della richiesta di iscrizione alla Tari risulta la sua domanda priva di alcuni dati importanti […] peraltro è necessario completarla in ogni sua parte».

«Dal 28 novembre 2019 che ho fatto domanda come mai mi viene detto questo solo il 6 ottobre 2020, cioè quasi un anno dopo?», ci racconta esasperato il nostro lettore. 

Senza contare che, aggiungiamo noi, si tratta di una risposta non solo fuori tempo massimo, ma peraltro nemmeno “spontanea” in quanto recapitata solo in replica ad un sollecito inoltrato dal contribuente. E se non avesse scritto nulla? Ma andiamo avanti.

Le domande del cittadino infatti proseguono: «E in più mi chiedo: perché l’operatore ha mandato avanti la mia pratica se non era stata compilata correttamente?». Su questo rispondiamo noi: l’Ufficio Protocollo non effettua verifiche sulla documentazione ricevuta ma si occupa solo di indirizzarla verso l’Ufficio preposto, in questo caso quello dei Tributi (anche se sul documento appariva comunque il timbro dell’Ufficio Tributi ad onor del vero…).

Il 17 novembre scorso, ad ogni modo, arriva un’altra risposta da parte dell’Ente, Ufficio Protocollo, stavolta a una PEC inviata il 24 settembre che non sembra tener conto però della recente comunicazione avvenuta tra le parti. Un segnale, c’è da dire, anche se speriamo ovviamente che si tratti di un caso “sfortunato”, che sembrerebbe rivelare una certa disorganizzazione degli uffici soprattutto nel gestire la documentazione dei cittadini, con comunicazioni oltre che in ritardo pure ridondanti. E con i diversi Uffici che sembrerebbero non essere al corrente l’uno del lavoro dell’altro.

Racconta infatti il cittadino: «Altri due mesi per dirmi nuovamente che non risulto iscritto – e fin qui lo avevo capito – e richiedono ancora una volta la domanda di iscrizione che però io avevo già mandato sempre all’Ufficio Protocollo dopo la risposta ricevuta di ottobre. Inoltre mi richiedono il relativo contratto di compravendita che però in teoria già avevano in quanto allegato alla mia prima richiesta di un anno fa».

Insomma, un vero e proprio labirinto burocratico dal quale il nostro lettore sperava di uscire al più presto evitando – beffa delle beffe – pure l’accertamento per il mancato versamento della Tari.

Risponde l’Assessore Alessandro Possidoni

Sul caso abbiamo interpellato l’Assessore Possidoni – che ringraziamo per la disponibilità – il quale, benché non si occupi direttamente di Tributi, sta portando avanti, con tutti gli “oneri” che tale passaggio porta con sé, il processo di riorganizzazione degli Uffici Comunali.

Assessore perché si verificano queste situazioni?

«Il problema è noto: la carenza di personale. Nello specifico all’Ufficio Tributi ci sono solamente tre persone che si devono occupare di tutto, facendo sia front office che back-office. E’ evidente che il carico di lavoro, così come è ora, sia difficilmente gestibile in questo modo: è un problema che stiamo cercando di risolvere nell’immediato sfruttando degli spostamenti interni, e nel lungo periodo anche attraverso i concorsi che però purtroppo ora sono fermi causa Covid. Casi simili a quello da lei presentato non sono nuovi ed è prioritario da parte nostra risolvere il problema. La mia idea è quella di creare, per la TARI, un sistema informatizzato “guidato” che consenta di registrarsi in autonomia da parte dell’utente, e in grado al contempo di segnalare nell’immediato eventuali errori di compilazione, cosa che si è verificata anche con il caso in oggetto in effetti. In questo modo il dipendente si ritroverebbe a lavorare una pratica già verificata in anticipo, e i tempi sarebbero molto più snelli, senza contare che si ridurrebbe il numero degli utenti agli sportelli».

Da cosa dipendono queste anomalie nella comunicazione cittadino-Comune: assistiamo a risposte ridondanti, talvolta a pratiche già risolte, e spesso in notevole ritardo?

«Questa è un altro aspetto su cui voglio intervenire. Credo dipenda dal fatto che non esista un “protocollo” univoco da parte dei vari uffici in merito alle risposte da dare all’utente. A volte può succedere che il Protocollo passi una pratica all’Ufficio e che quest’ultimo decida poi di rispondere direttamente al cittadino senza che l’istanza ripercorra il percorso inverso; altre volte entrambi rispondono al cittadino ma in tempi diversi. La risposta penso sia, ripeto, nella standardizzazione delle procedure che devono essere uguali per tutti gli Uffici».

Caso risolto grazie al Corriere della Città

E arriviamo alla buona notizia (soltanto accennata nella versione cartacea in quanto giunta dopo la chiusura del numero). Il cittadino, dopo essere stato nuovamente contattato dal Comune e sistemato la questione relativa ai documenti, ha infatti ricevuto i modelli F24 per regolarizzare la propria posizione in merito alla Tari. «La dipendente è stata molto disponibile e siamo riusciti finalmente a sistemare la pratica. Certo, l’unico problema è che adesso mi sono arrivati tutti insieme anche gli arretrati da pagare ma l’importante era venire a capo della situazione, e così è stato», ha commentato infine il nostro lettore. 

 

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