È passato appena un anno dalla scomparsa della cara Inge Manzù, moglie e musa dell’amatissimo artista Giacomo Manzù, ed eccoci tristemente alle prese con la questione inerente il futuro delle spoglie dell’artista. Già, perché a quanto si apprende Ardea e la sua comunità starebbero per perdere i resti del suo più illustre ed autorevole cittadino, scomparso ventotto anni fa, nel 1991, e li sepolto secondo le sue volontà. Il famigerato trasferimento auspicato dai famigliari sarebbe infatti imminente, come dichiarato pochi giorni or sono dal primo cittadino di Ardea, Mario Savarese.
La questione non è nuova alla cronaca. Quindici anni fa infatti il paventato trasferimento delle spoglie di Manzù a Bergamo, caldeggiato sempre dai suoi famigliari, si concluse in un mare di proteste. Il trasferimento infatti sarebbe qualcosa di profondamente grave per Ardea che perderebbe il suo più
illustre ed autorevole cittadino, la tomba di quello che appare essere il vero e proprio capostipite moderno della comunità rutula – non è un caso infatti se il Comune di Ardea venne costituito nel 1970, ad un solo anno, nel 1969, dall’apertura della celebre Raccolta Manzù di Ardea, poi donata allo Stato Italiano dallo stesso artista e dove lo stesso ebbe il privilegio di essere sepolto – ricordiamolo, concesso dalle autorità in base ad una speciale deroga.
A differenza di quindici anni fa, stavolta la questione apparirebbe più complessa: i famigliari avrebbero esibito un testamento con le volontà dell’artista di essere sepolto presso la sua abitazione (formalmente nel comune di Aprilia).
“La domanda appare evidente. Qualcuno pensa che gli abitanti di Ardea, e noi con loro, abbiamo l’anello al naso?” dichiara Giacomo Castro, Presidente di Associazione Latium Vetus, “dopo tanti anni ci troviamo di nuovo alle prese con queste grottesche vicende. Se Manzù avesse realmente desiderato essere sepolto presso la sua abitazione perché lo si dice solo ora? Perché nel frattempo, in questi anni, è stata addirittura paventata la possibilità di trasferire la salma dell’artista nella città di Bergamo (andando quindi contro a quello che oggi viene presentato come il suo testamento)?
Chi ama Manzù lo lascia dov’è. Chi ama Manzù lo lascia tra la sua gente ad Ardea, come lui aveva chiesto in vita. Chi ama Manzù lo lascia accanto alle sue stupende opere conservate nella Raccolta di Ardea. Il maestro e Ardea infatti sono inseparabili, non solo artisticamente ma anche umanamente. E chi non lo ha capito non ama né Manzù né Ardea. Voglio andare oltre, non ci risulta assolutamente che lui avesse mai chiesto di essere cremato, come ora vorrebbe la famiglia, ed anche un trasferimento delle ceneri dell’artista nel giardino privato di Aprilia, se da un lato aumenterebbe il valore fondiario di quella proprietà privata, esporrebbe le spoglie a rischi di conservazione, quali furti, ovvero ulteriori ripensamenti dei famigliari.
È uno scenario inaccettabile per Ardea e chiediamo apertamente al Comune di Ardea e al Polo Museale del Lazio, che gestisce la Raccolta Manzù, di impedire tutto questo. Il 25 maggio 2019 si celebreranno “i festeggiamenti” per il cinquantenario dell’apertura della Raccolta Manzù. Ma a nostro avviso, contrariamente alle parole del Sindaco Mario Savarese, quell’appuntamento non sarà un appuntamento né di festa né di gioia, ma un appuntamento profondamente triste perché con ogni probabilità quella sarà l’ultima occasione per i cittadini di Ardea di ammirare li le spoglie del loro più illustre cittadino. Invitiamo tutti i cittadini di Ardea a presenziare alle celebrazioni di Sabato 25 maggio 2019 presso la
Raccolta Manzù di Ardea per esprimere pacificamente il proprio dissenso per questa grave possibilità che impoverirà e danneggerà per sempre l’intera comunità di Ardea”.