Accuse di prova scritta copiata: il TAR dà ragione al secondo classificato.
Il caso è noto e si trascina ad Ardea da anni: riguarda il dirigente del Comune di Ardea Giovanni Cucuzza che, per il Tar del Lazio, per svolgere la prova scritta in occasione del concorso per dirigenti – che lo ha poi visto vincitore e che gli ha consentito l’assunzione a tempo indeterminato presso l’amministrazione rutula – avrebbe copiato la prova scritta dall’opera “I rapporti Stato-Regioni nel nuovo titolo V alla luce dell’interpretazione della Corte Costituzionale” e dall’opera “Sui livelli essenziali delle prestazioni: la fragilità di una clausola destinata a contemperare autonomia ed eguaglianza”.
La graduatoria che vedeva Cucuzza al primo posto del concorso pubblico, bandito il 2 novembre 2009, non aveva convinto il secondo classificato, Francesco Giovinazzo, che – dopo aver letto l’elaborato di Cucuzza – si era rivolto al Tar del Lazio. Nella richiesta Giovinazzo sosteneva che Cucuzza, nell’elaborato della prova scritta del 7 aprile 2010, avesse appunto copiato dalle due opere giuridiche, visto che venivano riportati interi passi identici a quanto pubblicato sui libri. Il Tar diede ragione al secondo classificato (sentenza poi congelata dal Consiglio di Stato) ma Francesco Giovinazzo, nel frattempo diventato il primo in graduatoria, manifestò la volontà di veder riconosciuta soltanto «l’illegittimità degli atti ai fini risarcitori» e dunque, sintetizzando, rinunciando in pratica al posto di dirigente. Ora peraltro il suo lavoro è altrove, addirittura in Calabria, ma il contenzioso continua il suo iter.
Ad ogni modo questo accadeva, passando attraverso i vari gradi di giudizio tra il 2015 ed il 2016. Ed oggi il Tar aggiunge un nuovo tassello alla vicenda, ovvero il risarcimento da riconoscere proprio al secondo classificato, Francesco Giovinazzo. Quest’ultimo aveva chiesto oltre 500mila euro, i Giudici hanno stabilito una cifra di molto inferiore, intorno ai 50mila euro. Soldi che dovrà sborsare il Comune di Ardea che ha però già annunciato la volontà di ricorrere, anche in questo caso, al Consiglio di Stato.