Il basket è unione! Quando la pallacanestro è anche veicolo di integrazione, si potrebbe benissimo pensare che lo sport è per eccellenza la forma più aggregante per mostrare come gli stereotipi possono essere superati senza problemi, specialmente su un campo di pallacanestro. La Virtus Basket Aprilia è portatrice di queste immutati valori umani e attraverso lo straordinario lavoro di Claudio Curzola insieme all’Associazione Basket Sawa (Camerun) ed il Corsorzio Artigiani, si sono professati di utilizzare la pallacanestro come mezzo di comunicazione ed integrazione tra Italia ed Africa.
“L’obiettivo – ci illustra Claudio – è quello di partire da bambini compresi in una fascia di età tra 7-13 anni e non fermarsi soltanto alla mera pallacanestro ma affrontare un discorso più ampio che comprende anche il rapporto tra scuola e lavoro. E questo è possibile grazie alla cooperazione del Corsorzio Artigiani, che ci permette di approfondire e valorizzare le qualità di ogni ragazzo, sia sportive, sia culturali che professionali.” La presidentessa dell’Associazione Basket Sawa Jemba Frieda Lisette punta sul superamento di tutte le disuguaglianze attraverso lo sport ed il lavoro; formare i giovani e donare loro la speranza di trovare il proprio posto nel mondo. Ogni ragazzo/a è libero di decidere se rimanere in patria ed impiegare quanto imparato oppure migrare in Italia o altrove.
Il sostegno costante della Virtus Basket Aprilia consiste nel far recapitare ai bambini materiale tecnico (completini di allenamento e palloni); mentre l’Associazione si occupa di formare e stipendiare gli istruttori, e una parte dei fondi per pagare l’affitto della scuola. “Noi non vogliamo assolutamente mercanteggiare”, ci spiega Claudio. “Intendiamo invece dare un futuro a questi ragazzi offrendo loro addirittura la possibilità di scegliere. Dobbiamo combattere le diversità andando per le strade con le nostre conoscenze e con i palloni sotto braccio.” Inoltre grazie all’impegno della signora Lisette, è arrivata in Camerun la prima allenatrice europea, vale a dire la nonna del famoso tennista Yannick Noah, ossia il padre di Joakim Noah, il fortissimo centro dei Chicago Bulls. Quando la pallacanestro è veicolo di integrazione, sarebbe interessante e proficuo partire da questa riflessione e dal coraggio di donne e uomini che hanno lottato e continuano a farlo per questo obiettivo, raccontarlo alle generazioni cestistiche future che stanno per iniziare la personale avventura sportiva. Dulcis in fundo anche la Federazione Italiana Pallacanestro ha molto apprezzato l’iniziativa.