In occasione della Campagna Nastro Rosa abbiamo deciso di realizzare una serie di incontri con il dott. Fabio Ricci Direttore Clinico della Breast Unit Asl di Latina e Vice Presidente della LILT provinciale e il dott. Carlo De Masi Responsabile Aziendale Breast Unit ASL di Latina e Responsabile Clinico Radiologia Senologica, per “Conoscere il tumore al seno”, il primo tumore nel sesso femminile e per questo chiamato il “big Killer” del terzo millennio.
Dott. Ricci quale sono i numeri del tumore al seno?
Si stima in Italia nel 2019 una incidenza di oltre 52000 casi. Il 10% delle donne avrà nel corso della sua vita un tumore al seno. Negli ultimi 5 anni si è avuto un aumento dell’incidenza del tumore al seno del 15%. L’ incremento si è registrato tra le giovani donne tra i 35 e i 50 anni. Nonostante l’annuale costante crescita dell’incidenza, si registra una lenta ma continua progressiva diminuzione della mortalità. La nostra provincia si attesta nella media nazionale.
Dott. Ricci è’ possibile prevenire il tumore della Mammella?
In parte possiamo prevenire questo tumore . Le strategie preventive si basano su due approcci integrati tra loro, la prevenzione primaria e la prevenzione secondaria. La prevenzione primaria ha l’obiettivo di individuare e rimuovere le cause che contribuiscono allo sviluppo del tumore i cosiddetti fattori di rischio. Quindi corrette abitudini alimentari, salutari stili di vita. La prevenzione secondaria ha come obiettivo la diagnosi il più precoce possibile.
Dott. Ricci quali sono i fattori di rischio per il tumore della mammella?
“Esistono fattori di rischio non modificabili e modificabili. I fattori di rischio non modificabili sono:
Età. La probabilità di ammalare di tumore al seno aumenta con l’età, anche se il 30% dei tumori al seno oggi viene diagnosticato sotto i 50 anni.
Storia riproduttiva della donna. Prolungata esposizione agli ormoni estrogeni e progestinici, quindi un menarca precoce prima degli 11 anni o una menopausa tardiva oltre i 55 anni, nessuna gravidanza o la prima dopo i 35 anni, allattamento al seno.
Familiarità. Presenza in famiglia di più componenti, madre sorella, zia , nonna, figlia, con un vissuto di tumore della mammella o dell’ovaio o un componente maschile con tumore di mammella.
Neoplasie o trattamenti pregressi. Tumore all’altro seno, all’ovaio, lesioni precancerose, precedente radioterapia della parete toracica per linfomi in età giovanile.
Tumori ereditari. In circa l’8% dei casi il tumore mammario si sviluppa in seguito a mutazioni di specifici geni. Negli anni 90 sono state identificate mutazioni su due geni, il gene BRCA1 sul cromosoma 17 e il gene BRCA2 sul cromosoma 13, ereditate con il corredo genetico dai genitori. Le donne che hanno ereditato la mutazione BRCA1 hanno una probabilità di ammalare di tumore di mammella fino all’80% e dell’ovaio del 40%. Quelle con la mutazione BRCA2 hanno il rischio di mammella fino al 60% e dell’ovaio del 20%.
I fattori di rischio modificabili sono:
Obesità. Il rischio di tumore al seno è più alto nelle donne obese o in sovrappeso. Nel tessuto adiposo in eccesso vengono prodotte maggiori quantità di insulina e di estrogeni in grado di stimolare la proliferazione cellulare.
Scarsa attività fisica. Il regolare esercizio fisico, il mantenimento del peso corporeo, equilibra i rapporti ormonali e favorisce l’aumento delle difese immunitarie.
Terapia ormonale sostitutiva (TOS). I farmaci a base di estrogeni e progesterone, assunti dopo la menopausa per alleviarne i disturbi possono lievemente aumentare il rischio di sviluppare un tumore al seno. Il ricorso alla TOS deve essere giustificato e consigliato dal medico. Il rischio è proporzionale alla durata del trattamento.”
Scarso consumo di frutta e verdura. Una dieta ricca di grassi, di zuccheri raffinati e frequente consumo di carni rosse, aumenta il rischio di sviluppare un tumore al seno, al contrario la dieta mediterranea, il consumo di frutta fresca, verdure, olio extravergine di oliva, riducono il rischio.
Alcool. Aumento del rischio proporzionale al quantitativo di alcool assunto
Fumo. Nelle fumatrici sembra aumentare il rischio”.
Dott. De Masi quanto è importante la prevenzione secondaria per una diagnosi precoce, si parla anche molto dello screening, cos’è lo screening?
“La diagnosi precoce è determinante, è la strategia vincente in termini di guaribilità e qualità della vita. Affrontiamo per adesso il discorso screening. Screening è un termine inglese che significa selezione. Un esame in grado di identificare, nella popolazione presunta sana, le persone forse malate. Le pazienti risultate positive al test, la mammografia nel caso di tumore della mammella, vengono sottoposte ad ulteriori esami con finalità diagnostica. Quindi essere positive al test non significa essere affette da tumore, ma che presentano segni meritevoli di approfondimenti per giungere a una diagnosi. Il Servizio Sanitario Nazionale attraverso le Regioni offre gratuitamente a tutte le donne di età compresa tra i 50 e i 69 anni, la possibilità di eseguire una mammografia ogni due anni, attraverso una lettera di invito in cui figura la data, l’orario ed il luogo dell’esame. Nella nostra provincia abbiamo 5 postazioni , per uniformare l’offerta, ad Aprilia, Latina, Priverno, Fondi, Formia. Purtroppo l’adesione nella nostra provincia è intorno al 50% delle donne che ne hanno diritto. Si sta cercando di estendere la fascia alle donne tra i 45-50 e fino a 74 anni. Attualmente nella nostra provincia alle donne che lo richiedono abbiamo esteso il programma a 74 anni. Per le donne nella fascia 45- 50 che dovrebbero eseguire la mammografia a cadenza annuale, la Regione ritiene opportuno giustamente vincolare l’ampliamento dell’offerta al raggiungimento dell’adesione allo screening al 60% delle donne in fascia 50-69 anni.”
Dott. De Masi perché è importante lo screening ?
“Lo Screening cosi come la Breast Unit sono strutture gestite da un pool di specialisti che prendono in carico le pazienti affette dal tumore. Attualmente è fondamentale che tutte le pazienti affette da tumore al seno vengano gestite all’interno di queste strutture nei percorsi organizzati.”
Dott. De Masi quali sono i vantaggi dei percorsi organizzati?
“Esistono vantaggi economici, uno studio della Regione Emilia Romagna ha dimostrato che il costo per lesione rilevata nei percorsi organizzati è del 40% inferiore rispetto all’approccio extra screening e Breast Unit. Inoltre i programmi di screening così come le Breast Unit hanno determinato una riduzione della mortalità per carcinoma mammario, una riduzione degli interventi demolitivi, le lesioni vengono diagnosticate in fase più precoce con conseguente impatto positivo sulla prognosi. Per questi motivi, con la collaborazione indispensabile dei medici di famiglia, ci battiamo affinchè le donne affette da tumore al seno durante tutto l’iter diagnostico terapeutico seguano i percorsi organizzati degli Screening e delle Breast Unit.”