“L’incontro del 7 novembre 2018 presso il Ministero dello Sviluppo Economico non ha portato rilevanti passi avanti nel confronto con Unicoop Tirreno, né riguardo i punti vendita del sud del Lazio né più complessivamente sullo stato di riorganizzazione dell’impresa”. Lo afferma Alessio Di Labio, segretario della Filcams Cgil nazionale.
Riguardo gli otto punti vendita – riferisce il sindacalista – l’impresa ha dichiarato che sarebbe possibile recuperare il percorso di cessione, eventualità che la Filcams Cgil esclude categoricamente.
Di contro la proposta alternativa della cooperativa resta quella di chiusura dei quattro punti vendita di Pomezia Cavour, Velletri, Frosinone e Aprilia. Chiusura alla quale si aggiungerebbe – novità emersa nell’incontro – un ridimensionamento di altri tre punti vendita con ulteriori esuberi. “Maggiori dettagli non ci sono stati dati – afferma Di Labio – nonostante abbiamo esplicitamente richiesto quanti sarebbero i lavoratori in eccesso che a questo punto si aggiungerebbero ai 95 esuberi derivanti dalle chiusure”.
Unicoop Tirreno fa inoltre intendere che sarebbe disponibile a riaprire un piano di incentivi all’esodo e conferma l’applicazione dell’accordo del 2017 dichiarando la disponibilità alla ricollocazione nei punti vendita della rete. “Questi strumenti – spiega ancora il segretario Filcams – sono sicuramente da tenere in considerazione su base esclusivamente volontaria, ma facendo una simulazione dello stato della rete vendita è evidente che per la quantità di esuberi molte lavoratrici e lavoratori dovrebbero accettare trasferimenti a decine o addirittura centinaia di chilometri di distanza. Al contempo, essendoci già stato un piano di incentivazione è evidente che non è immaginabile una quantità di uscite tali da risolvere l’esubero. Questo significa che i due strumenti, per quanto validi, non rappresentano una soluzione”, osserva Di Labio.
La dichiarazione di applicazione dell’accordo di Maggio 2017 potrebbe far riconsiderare anche l’applicazione di ammortizzatori sociali, ma immaginare di sovraccaricare l’organico dei restanti punti vendita limitrofi per poi applicare un contratto di solidarietà, oltre ad essere una soluzione a tempo determinato, potrebbe peggiorare ulteriormente l’andamento dei punti vendita.
Insomma, per la Filcams resta “assolutamente vaga se non addirittura inespressa la posizione della cooperativa a riguardo della riorganizzazione complessiva dell’impresa”. Il sindacato ritiene che “una soluzione condivisa per le criticità del sud del Lazio non possa che prevedere un serio impegno a garantire la presenza della cooperativa in quei territori e che quindi si riducano sensibilmente gli esuberi. Per quanto riguarda la contrattazione integrativa la Filcams Cgil continua ad escludere che possa essere ricontrattato l’integrativo entro il 30 novembre in una situazione che palesa ancora molte incertezze. Visti i risultati scarsi dell’incontro la Filcams si pone anche l’obiettivo di prorogare i termini del 30 novembre, considerati eccessivamente stringenti.
A termine dell’incontro è stato deciso, su proposta del ministero, di programmare un nuovo confronto a delegazioni ristrette per approfondire e analizzare i dati economici degli otto punti vendita. La Filcams CGIL individuerà con Fisascat e Uiltucs la data di incontro.