“La città è come una pagina bianca su cui poi ogni generazione scriverà il suo messaggio e che, caricandosi continuamente di questo lievito umano, acquista valore e significato”: Paolo Portoghesi, architetto.
Correva l’anno 1937, nel giorno 29 ottobre si celebrava in Piazza Roma l’inaugurazione della fondazione di Aprilia.
Il Sagrato della Chiesa di San Michele Arcangelo era gremito di gente festosa, l’attuale piazza della fontana era tutto uno svolazzare di mani orgogliose e felici.
Migliaia erano gli uomini, le donne e bambini assiepati ad assistere a quel momento solenne per quello che era solo una distesa malarica di terra e acqua, zanzare e canneti.
Per la realizzazione di quella città di fondazione era stata chiamata tanta gente venuta perlopiù dal Veneto, dall’Emilia Romagna e dal Friuli, per strapparlo dalle fauci insaziabili e stregate della palude pontina. Provenivano dalla povertà più buia e giunsero pieni di speranze e desiderio di riscatto dalla miseria con valigie semivuote, pochi mobili e vesti lacere, ma erano ricchi di energia e di forza di volontà da offrire nel territorio apriliano, in un ideale vitale: il futuro.
E la soddisfazione di quella gente era immensa sopratutto sapendo che nei millenni gli uomini tentarono di rendere doma la Palude dell’Agro Pontino, ma invano. Solo con l’Opera di Bonifica Integrale, messa in atto sotto il governo di Mussolini, si raggiunse l’obiettivo in maniera definitiva, ma con l’impiego di mezzi e braccia incredibili. A cura della O.N.C. (Opera Nazionale Combattenti) i lavori di bonifica iniziarono, per la parte idraulica, nel 1926, ma solo tra la fine del 1931 e quella del 1934: l’impresa assunse dimensioni considerevoli per le costruzioni idrauliche, edilizie, stradali, taglio dei boschi, fabbricazione del carbone, lavori industriali e decine di migliaia di operai vennero impiegati, assegnando loro casa, terreni, animali domestici.
Era il 25 aprile 1936 il giorno in cui Mussolini, con il simbolico rito del solco romano, fondò Aprilia ,che inaugurò il 29 ottobre 1937. Aprilia è, dal punto di vista cronologico, il “quarto comune dell’Agro redento”, realizzato dopo Littoria, Sabaudia e Pontinia e prima di Pomezia.
Il concorso nazionale per il piano regolatore di Aprilia fu bandito dall’O.N.C. nel 1935. La città doveva trovarsi, in base alle indicazioni espresse direttamente da Mussolini, in un’area paludosa di tagliata da via Nettunense e la progettata via Mediana (asse di collegamento tra Littoria, la bassa Valle del Tevere e l’Aurelia): all’incrocio di queste due strade sarebbe sorto il centro urbano. Secondo l’allegato al bando di concorso, si prevedevano per Aprilia 12.000 abitanti, di cui 3.000 residenti nel centro urbano e 9.000 nei poderi del suo territorio. Il bando dava inoltre indicazioni sulle caratteristiche costruttive ed architettoniche degli edifici, che avrebbero dovuto ispirarsi “a somma semplicità (…) rifuggendo dall’impiego di parti decorative non sobrie”. La Commissione esaminatrice delle proposte per il bando di costruzione dichiarò vincitore il progetto gli architetti C. Petrucci e M. Tufaroli e degli ingegneri F. Paolini e R. Silenzi.
Il nucleo urbano, organizzato secondo due assi di ortogonali convergenti in piazza Roma, ed era caratterizzato dalle emergenze della Torre civica e di quella Campanaria, intorno alla quale si attestavano gli edifici più importanti come la Casa Comunale, la Caserma dei RR.CC., la Casa del Fascio, la Chiesa, la trattoria con la locanda e il cinematografo.
L’asse nord-sud (via dei Lauri, via degli Aranci), pensato come strada che congiunge via Nettunense con via Mediana (attuale SR 148 Pontina), era sfalsato a baionetta sulla piazza avendo come sfondo, per chi accedeva alla piazza, la Torre civica e il Campanile.
Oggi il centro urbano si presenta in modo notevolmente diverso per motivazioni politiche, non certo architettoniche: infatti, negli anni ’70 venne abbattuta la Casa del Fascio e il Municipio ricostruito senza mantenere l’impronta architettonica di stile “razionale”; inoltre si realizzarono parziali modifiche di tutti gli altri edifici, ristrutturati nel dopoguerra e e nel 1999 si ricostruì Campanile della Chiesa di S. Michele Arcangelo (1999).
Aprilia ebbe la sventura di trovarsi come campo di battaglia e venne coinvolta direttamente dagli eventi bellici della seconda guerra mondiale. La città era denominata dagli alleati “The Factory” (la fabbrica) per il suo chiuso nucleo centrale edificato in mattoni rossi, che dall’alto dei ricognitori aerei doveva sembrare, appunto, una fabbrica. In seguito allo sbarco alleato ad Anzio e Nettuno (gennaio 1944), Aprilia venne bombardata e il centro urbano fu quasi completamente raso al suolo. Terminata la guerra, cominciarono i lavori di ricostruzione della città che era ridotta ad un cumulo di macerie.
Un grande contributo alla rinascita della città fu sicuramente dato dagli uomini che, a rischio della propria vita, operarono la bonifica dei campi minati nell’Agro Pontino.
Aprilia venne ricostruita mantenendo il carattere di comune essenzialmente agricolo: all’inizio degli anni ’50 era poco più che un villaggio situato in una zona, la pianura pontina, considerata tra le più depresse in tutta Italia e, proprio per tale motivo, venne inclusa, con la Provincia di Latina, nelle aree protette della Cassa per il Mezzogiorno.
Questo contributo statale, insieme ad una serie di fattori come la vocazione industriale, la vicinanza del mercato di Roma, diedero il via ad un processo di industrializzazione che è alla base del complesso e veloce sviluppo della città.
La prima fase di questo si è avuta negli anni ’50: tra il 1951 e 1960 entrarono in funzione ben 28 complessi industriali (di cui 10 di origine locale), tra cui Simmenthal, Enotria, Zenit, Caseificio Vallelata, i Laboratori Wyeth, la Gellini, etc. Dal 1961al 1970 si ha il maggior incremento in termini di nuovi insediamenti industriali e di ampliamento delle aziende preesistenti ed entrarono in funzione altri 56 stabilimenti di rilevanza notevole dal punto di vista occupazionale: la Recordati, la Vianini, la Doro (poi Elah, General Food, Maggiora), la Buitoni, la Abbott, la Bordoni Miva (poi AVIR), la Yale, la Ingred, la Massei Ferguson, l’Angelini. Poi, negli anni ’80, l’apertura di 38 nuovi stabilimenti, di piccola dimensione e produzione diretta al mercato interno, accrebbe il ruolo egemone del comune di Aprilia all’interno della Provincia di Latina, sia per il maggior numero di industrie, sia per la maggiore stabilità di quelle preesistenti.
Negli anni ’90 si è percepito gradualmente il passaggio da un’economia industriale ad una post-industriale che sta portando ad un crescente sviluppo del settore terziario.
Marina Cozzo