Questa mattina Gabriele Caiazzo ha portato la sua mano robotica “Handy Hand” agli alunni dell’Istituto Gramsci di Aprilia.
Il giovanissimo inventore apriliano ed ex alunno della Gramsci, ha tenuto tutti a bocca aperta nel presentare la propria invenzione e il silenzio della scolaresca era assoluto ma eloquente.
Invitato dalla dirigente scolastica professoressa Maria Nostro con lo scopo di rappresentare uno stimolo per i futuri uomini della città, Gabriele si è prestato ad alcune dimostrazioni pratiche di cosa è in grado di fare la sua mano.
Con l’idea di venir utilizzata sia per scopi sociali, ovvero per persone con difficoltà motoria degli arti superiori, sia per scopi di “protezione”, ossia in contesti pericolosi per l’uomo, la Handy hand è stata realizzata nei lanoratori dell’Istituto tecnico Rosselli di Aprilia, con una stampante tridimensionale: apparecchio in grado di realizzare qualsiasi modello tridimensionalmente un processo di produzione additiva, ovvero partendo da un oggetto disegnato tramite software e replicandolo nel mondo reale con l’ausilio di appositi materiali. La procedura prevede solitamente il posizionamento di uno strato sopra l’altro, procedendo per sezioni trasversali.
L’importanza della presenza di Gabriele nella scuola oggi con la sua mano è stata spiegata dalla professoressa Nostro “…per noi Gabriele è un grande esempio che i ragazzi presenti devono seguire, pensando che di possibilità ve ne sono se ci si impegna e si lavora con sacrificio“. Così come ha fatto Caiazzo per realizzare un progetto che addirittura è stato presentato all’Expò di Milano, dove il giovane apriliano rappresentava l’unica presenza italiana, insieme ad altri 5 giovani inventori stranieri.
Grandi soddisfazioni e riconoscimenti ha ricevuto, oggi, l’universitario anche dalle parole dell’assessore alla cultura Barbaliscia “per noi quanto fatto da questo ragazzo è un grande orgoglio”.
E l’orgoglio era anche degli insegnanti che fino a sei anni fa avevano istruito e contribuito alla formazione del loro scolaro, manifestato con non poche lacrime di commozione.
Marina Cozzo