Si è tenuta ieri pomeriggio una lezione di legalità da parte di Ferdinando Imposimato.
Accolto dalle autorità istituzionali della città di Aprilia, da giovani e docenti, nei locali della scuola Toscanini, l’illustre magistrato campano ha messo a disposizione di quel pubblico così eterogeneo, la propria esperienza di uomo civile e di uomo di legge.
Prendendo spunto dalla domanda di un tredicenne, Imposimato ha parlato della propria infanzia e dell’adolescenza, molto difficili nella sua natia Maddaloni, del dopoguerra.
All’epoca, in quella che sarebbe divenuta la famigerata Terra dei Fuochi, era facile sbandarsi, perdendo di vista gli obbiettivi di formazione personale.
Ma egli riversò nello studio ogni sua energia e smania adolescenziale, tirandosi fuori da quella critica compagine sociale: a 17 anni si diplomava al liceo classico, a 21 si laureava in giurisprudenza. Da qui la carriera di grande magistrato dei tempi dei sequestri di persona, dell’attentato a papa Giovanni Paolo II.
Tutto questo lo ebbe grazie al suo ripudio di qualsiasi forma di illegalità. In quello che era un ambiente deviante per la droga, per la camorra e dell’anarchia, Imposimato non perse mai di vista il significato della frase di Cicerone, che ieri ripetè: “siamo tutti servi della legge per essere uomini liberi”.
Marina Cozzo