Una bambina, per la precisione una neonata, venduta per 20 mila euro, spicciolo più, spicciolo meno. È quanto hanno scoperto gli agenti della Polizia di Stato di Latina grazie auna segnalazione arrivata dall’ufficio si Stato Civile, dove alcuni impiegati avevano notato qualcosa di strano.
Le anomalie hanno fatto scattare immediatamente le indagini fino alla loro completa ricostruzione e all’arresto di tre persone, responsabili del traffico di neonata. A finire ai domiciliari sono Francesca Zorzo, 36enne, Iussef Berrazzouk, di 48 anni, e Nicoleta Tanase, 25enne.
La madre naturale della piccola, che ora è ospite in una casa famiglia aveva ceduto una donna italiana residente a Latina la sua creatura per una cifra che si aggira intorno ai 20mila euro. La donna italiana, che comunque ha già un altro figlio minorenne, ha giustificato il suo gesto agli inquirenti come “desiderio di maternità”.
A mettere in contatto le due donne – presumibilmente per soldi – un cittadino marocchino. La 36enne aspirante madre sposata con un uomo in carcere per reati legati alle sostanze stupefacenti, che spesso gode di permessi premio per andare a casa.
La piccola è nata all’ospedale di Nettuno e inizialmente non è stata riconosciuta dalla madre naturale, che ha lasciato la neonata per ben tre giorni in ospedale, salvo poi tornare, insieme al cittadino marocchino per riprenderla, dicendo che voleva farla riconoscere dal padre.
Ma i sanitari hanno trovato la situazione alquanto sospetta e hanno consigliato alla donna di aspettare prima di far riconoscere al marocchino la bambina.
Ma la donna ha invece “donato” la bambina alla 36enne italiana, che da mesi simulava una gravidanza indossando una panciera.
Ma dopo appena tre giorni, l’italiana ha deciso di restituire la bambina: i motivi di questo ulteriore colpo di scena sono ancora poco chiari, ma pare che la donna non fosse contenta del fatto che la bambina sia mulatta.
Le indagini hanno fatto scoprire ai poliziotti che la neonata era a Tor Vergata, mentre la madre naturale si trovava ad Anzio. La donna, vistasi scoperta, ha collaborato con gli inquirenti nella ricostruzione della vicenda, spiegando – a suo dire – che in quel momento la piccola era con il padre naturale, un uomo del Mali richiedente asilo in Italia, che la teneva in un appartamento degradato di Roma, dove vive con altri quattro uomini.