Erano gli inizi degli anni novanta, quando in Italia si parlava di Spadolini, Craxi, Andreotti e cominciava ad apparire sotto una nuova veste il magnate Berlusconi.
Già nelle aule di giustizia, partiva l’operazione “mani pulite” dove un agguerrito Antonio Di Pietro scagliava anatemi contro la corruzione politica.
Era un susseguirsi di scoop e le testate giornalistiche fremevano per la notizia più scandalosa.
Era il tempo in cui scrivere per un giornale era ancora elitario, selezionato e il suffragio della rotativa a tutto regime con un tuo pezzo una soddisfazione immensa.
Così, un giorno di quegli anni di “Pulp Fiction, Schindler’s list, e Lezioni di Piano”, una ragazza appena ventenne abbracciata da un golf in lana d’angora bianco (con spalline imbottite) jeans e stivali, suonava al civico 11/b di Piazza Indipendenza: la sede di Roma del Corriere dello Sport.
Un uomo dal piglio vivace seppur stanco la scrutava da sopra la montatura di metallo dei suoi occhiali tondi. Il panciotto scozzese e il farfallino verde gli conferivano erroneamente un’aria sedentaria e laconica e anche un po’ scorbutica. Ma alla vista di quella esile ragazza con la tracolla che custodiva un quaderno con la copertina delle“Holly Hobbies” e una matita profumata acquistati da Vertecchi, non poté resistere ad un amabile sorriso e le chiese “Cosa vuoi?”. Lei, dimentica del suo aspetto fragile, si impettì ancor più per rispondere “Desidero scrivere per questo giornale”. Maria, questo è il suo nome, pensava “Ora questo si mette a ridere” e invece, l’uomo la fece accomodare nel suo ufficio, ingombro di giornali, fotografie, appunti e, con una dolcezza e schiettezza paterne spiegò “Ragazza mia, leggi, leggi e leggi ancora e poi ne riparleremo”.
Maria, sconfortata, colse tuttavia quel consiglio nel migliore dei modi: come sprone e stimolo a prepararsi.
Passò qualche anno e lei, divenuta moglie e mamma, non dimenticò mai quelle parole fino a quando non si sentì realmente pronta a divenire giornalista.
Intanto le bambine crescevano con i racconti scritti da lei, mentre la lettura rimaneva da sempre il suo passatempo preferito.
Così, con immensi sacrifici e pur lavorando altrove, riuscì a collaborare con il Messaggero, il Tempo e altre testate, anche sportive, fino a quando nel 2009 realizzava un suo piccolo ma ambizioso sogno: fondare una propria testata giornalistica.
Il Corriere della Città è una sua creatura che cura ed accudisce con quello stesso amore con cui ha cresciuto le sue due figlie: Alessia e Arianna.
Maria Corrao deve aver fatto propria l’espressione dell’Alfieri “Volli fortissimamente volli…” e al suo “…esimo” compleanno, con tenacia elegante e garbata, ha raggiunto tutti i suoi obbiettivi: famiglia, giornale, tanti amici.
A gennaio di quest’anno, peraltro, Maria Corrao pubblicava il suo primo libro “E volo da te” che, nel giro di un mese era nella top-list della casa editrice Eretica: un romanzo che parla di amore che nasce attraverso una chat.
A proposito di chat: ora la redazione del corriere ha un bel gruppo di collaboratori, che si ritrovano in chat collettiva quotidianamente fino a sera tardi per scambiarsi notizie, per sapere chi possa scrivere su un certo argomento o, semplicemente per dire: “Tanti auguri Direttore!”.
Marina Cozzo